Capitolo trenta

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Shinsou's pov

Avrei scommesso qualunque cosa che quella sera non l'avrei passata in modo tranquillo. Com'era altamente prevedibile, Kaminari mi mandò un messaggio verso le undici di sera dicendo in breve che stava intrattenendo i ragazzi della B mentre Monoma, ancora sotto effetto della droga, era rimasto da solo in camera sua.
"Ti prego, va a controllare che non faccia qualche cagata" diceva l'ultimo messaggio. "E sta attento, sembra che tu gli piaccia"

Sbuffai e mi alzai, svegliando il povero Chi che stava dormendo. Gli feci velocemente due carezze dietro alle orecchie come gli piaceva tanto; lui sbadigliò, si rotolò tra le lenzuola e si riaddormentò nel bel mezzo del letto. Lo lasciai fare, infilandomi invece le scarpe. Dato che ero certo che mi sarebbe arrivato il messaggio non mi ero neanche messo il pigiama, pronto ad uscire in caso di necessità.

Presi le bende di Aizawa e facendo ben attenzione a non farmi vedere da nessuno e mantenendomi nell'ombra, uscii dal mio dormitorio e corsi fino a quello della 1ªB. Seguendo le indicazioni che mi aveva fornito Denki riuscii, sempre grazie all'ausilio delle bende, a salire fino alla stanza di Monoma senza troppe difficoltà. Probabilmente non è molto virile da parte mia e Kirishima sverrebbe al solo pensarci, ma possiamo paragonare le bende ai capelli di Rapunzel. Funzionano allo stesso modo e sono estremamente utili. Perché non sono passato dalla porta? Beh, avrei potuto, ma avevo molte più chance di essere visto. E poi, entrare dalla finestra era una di quelle cose che tutti vogliamo fare almeno una volta nella vita.

Trovai Monoma sdraiato sul letto, intento a fissare il soffitto e a parlare da solo. Si voltò a guardarmi mentre entravo dalla finestra con sguardo curioso.
–Ehi Shinsou-kun! Che bello averti qua!– disse allegro, indicandomi.
–Sembri Spider-man, che figata!– aggiunse.
Spalancai gli occhi, sorpreso da quella sua uscita. –Emh... okay? Ciao, Monoma. Piacere di conoscerti.
–Piacere mio!– esclamò il ragazzo, raggiante. –Sai, sono settimane che vorrei parlarti, ma non sono mai stato capace di trovare il coraggio di iniziare una conversazione!
–Beh, oggi non mi sembri particolarmente timido– gli feci notare, mettendo i piedi effettivamente dentro la sua stanza.
Poggiò il mento su una mano, pensieroso. –Hai ragione... cazzo, questa roba è proprio potente!
–Ah sì?
Annuì tutto felice. –Mh-mh!

Si alzò, con un sorriso così felice rilassato e che su di lui sembrò stonare. –Prego, siediti.
–Ti senti bene?– chiesi, abbandonando tutte le bende sulla scrivania. Feci due passi e mi sedetti sul letto.
Lui prese posto accanto a me, a meno di qualche centimetro di distanza. Era vicino, troppo vicino, e l'avvertimento di Kaminari, che fino a quel momento avevo ignorato, risuonò nella mia testa.
–Ora che sei qui, sto una meraviglia!– esclamò, distraendomi. Mi poggiò con delicatezza un braccio sulla spalla, e mi rivolse un altro sorriso, avvicinandosi pericolosamente alla mia faccia.
–Che cazzo fai?!– scattai, spostando il braccio e facendolo indietreggiare.
–Volevo solo darti un bacio– disse, con un ghigno. –Così, per salutare.
–Non è così che si saluta la gente, Monoma.
–Vorrà dire che faremo finta di essere europei– disse, guardandomi con occhi sognanti. –D'altronde, per metà io sono francese.
–I francesi si danno baci sulle guance, idiota– osservai. –E tu di certo non stavi puntando ai miei zigomi.
–Mi ha scoperto– sorrise divertito. –Volevo un bacio serio.
–Era abbastanza ovvio, razza di mangiabaguette. 

–Quindi, ne posso avere uno?– chiese, petulante come un bambino. –Va bene anche a stampo, piccolo piccolo, ti giuro.
–No.
–Uff– fece il finto imbronciato, ma dopo poco lasciò perdere. –Posso offrirti qualcosa? Una canna?
–Nah, grazie– declinai l'invito. –Come se avessi accettato.
–Un po' di ecstasy?
–No, davvero– dissi. –Non mi drogo. Fumo solo una canna ogni tanto per il puro gusto di fregarle a Kaminari.
–Nemmeno qualcosa da bere?– propose.
Le mie orecchie, inevitabilmente, si tesero per ascoltare meglio. –Cos'hai?
–Tutto– rispose. –Vodka a tutti i gusti, Martini, vino, sake...
–Gin?– chiesi, non riuscendo a resistere alla tentazione.
–Ovvio– mi rivolse un sorriso, tirando fuori una bottiglia nascosta dietro il letto. –Vuoi fatto un cocktail o te lo bevi liscio?
–Va bene liscio.

The Void Behind Your Eyes‐ShinkamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora