Racconti dal passato -per ora ne sto facendo un botto lmao- #11 (Capitolo 42.5)

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Voce narrante di Monoma

Quando Kaminari mi affidò Eri, il giorno di San Valen- FERMI TUTTI! Sto veramente avendo un capitolo tutto dal mio punto di vista?! Oh mio Dio, ma che onore! Mi sento quasi come se fossi un protagonista! Sapete, ho sempre desiderato di poter-
Ah, un attimo... dalla regia mi stanno informando che non devo rompere la quarta parete così bruscamente... mannaggia.
Scusate allora, ricominciamo da capo.

Quando Kaminari mi affidò Eri-chan, il giorno di San Valentino, lo invitai a restare con noi ancora qualche minuto, prima di andarsi a preparare.
–Ti ringrazio– disse il ragazzo elettrico, sedendosi sulla sedia della mia scrivania. –Kirishima mi ha chiesto aiuto per scegliere l'outfit, e non ci tengo particolarmente a passare le prossime due ore a dare consigli di moda. Farò finta di aver perso tempo da te.
–Come vuoi– dissi, accennando un sorriso e spostandomi per farlo entrare. –Lo sai che in questa stanza sei sempre il benvenuto.

Eri-chan mi chiese dove potesse mettersi a giocare, e io le consigliai di stare nella zona tra la finestra e l'armadio. Era uno spiazzo abbastanza largo, ed era anche l'unico angolo di stanza dove non si sarebbe potuta imbattere in droga, alcol o test di gravidanza. Sì, se non l'avessi già detto, smerciavo anche quelli.

–Grazie per aver sacrificato il tuo San Valentino per noi– disse Kaminari, riconoscente. –Ti dobbiamo un favore.
–Me ne dovete fin troppi, figurati– risposi, liquidando il tutto con un cenno della mano. –E poi, non avevo niente da fare stasera. Sai com'è, volevo chiedere a due persone di uscire ma sono entrambe impegnate.
–Ma guarda te che sfiga– scherzò lui, ma dai suoi occhi trasparì un po' di dispiacere. Era già la seconda volta che avevo l'impressione provasse compassione nei modi confronti, il che bastò a rallegrarmi. Faceva lo stronzo, ma almeno in qualità di amico mi voleva bene. E a me bastava quello.
Alzai le spalle, abituato a ricevere delusioni. –Davvero, non preoccuparti. Mi fa piacere passare del tempo con Eri-chan.
Le rivolsi un sorriso che lei ricambiò con un po' di incertezza.
–Tutto okay?– le chiese Denki. –È da stamattina che mi sembri irrequieta.
La bambina si strofinò le punte delle dita una contro l'altra. –È che ho sentito Shouta-san parlare con All Might.

–Intendi Aizawa?– chiesi.
Lei annui.
–Perchè? Che ha detto di così strano?– chiese Denki, preoccupato.
Eri si morse un labbro, indecisa se rispondere o meno. –Ve lo dico perché so che di voi mi posso fidare– annunciò. –Shouta-san pensa che qui a scuola ci sia una spia dei cattivi.
Io e Denki sobbalzammo per la sorpresa.
–Una spia? Dei villain? Allo U.A.?– fece lui, stupefatto.
–Tesoro, guarda che è impossibile– la rassicurai. –La scuola è troppo protetta per lasciare che ci sia una spia qui.
–Infatti– convenne Denki. –Tranquilla Eri, qui sei al sicuro.
–Sicuri che non c'è?
–Sicuro– le dissi; Kaminari annuì.
–Nessuna spia ti farà del male, Eri– Denki le fece l'occhiolino. –E se anche ci fosse, ci penserò io a proteggerti!
La piccoletta si voltò verso di noi e ci rivolse un sorriso.

–Grazie, ora sono più tranquilla– disse. –Neito, ora giochiamo agli unicorni?
Ridacchiai all'espressione confusa del ragazzo biondo di fronte a me, e dissi a Eri di avvicinarsi per far capire anche lui come funzionasse il gioco. Le presi la manina ed in men che non si dica mi spuntò un piccolo corno in fronte, uguale a quello della bambina.
–Visto, Denki-kun?– dissi, a metà tra imbarazzato ed il divertito. –Ora io ed Eri siamo due unicorni.
–Ma che sei bellino– disse lui a mo'di presa in giro, soffocando una risata. –Mi verrebbe voglia di farti una foto.
–É comunque il miglior complimento che tu mi abbia mai fatto– ribattei, mettendomi in posa con Eri. Kaminari scattò la foto con il suo cellulare, e poi se lo rimise in tasca.

Una ventina di minuti dopo era già in procinto di andarsene, ma poco prima di uscire dalla porta lo afferrai per un polso. Mi ero dimenticato di dargli una cosa. –So che non te ne frega un cazzo, ma ti ho fatto un regalo per San Valentino.
–Serio?!– chiese, stupito.
Annuii, e subito recuperai due pacchetti identici dalla cassettiera dell'armadio. Erano due scatolette bianche con due fiocchetti blu, al cui interno c'erano dei cioccolatini e due biglietti d'auguri. –L'altro è per Hitoshi-kun, ovviamente.

–Io... grazie mille– disse, arrossendo leggermente. Non avevo considerato che ricevere un regalo di San Valentino da qualcuno che non è il tuo ragazzo potrebbe risultare imbarazzante, ma vedere Kaminari con le guanciotte rosse fu probabilmente uno degli spettacoli più belli dell'ultimo periodo. Potrò sembrare un pervertito, ma adoro anche le cose più cute.
–Non che ce ne fosse bisogno, ma... grazie– ripeté.
Mi riscossi e smisi di guardarlo con lo sguardo perso.
–Di niente– gli dissi, per poi salutarlo e richiudere definitivamente la porta.

Nel corso della giornata continuai a riflettere su ciò che la bambina aveva detto. Lì per lì le avevo assicurato che la presenza di una spia allo U.A. era impossibile, ma d'altro canto anche tutta la droga che vendevo non avrebbe dovuto esserci. E se tutta quella roba poteva entrare senza il minimo problema, cosa impediva a delle informazioni di uscire?

The Void Behind Your Eyes‐ShinkamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora