10.

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Mi libero di lui non appena si distrae. La cosa si stava facendo troppo strana e imbarazzante. Quindi corro in bagno, mettendomi carponi a terra. Ogni volta che bevo un po' di più, prometto a me stessa di non ripeterlo. Oggi avevo un buon motivo per bere, però adesso vorrei davvero dire basta. Mi sciacquo denti e faccia, tornando nel corridoio. "Georgia!" ancora lui, che si guarda intorno per cercarmi. "Perché sei scappata?".

"Te l'ho detto, avevo bisogno di vomitare".

"Ti accompagno a casa" ripete, giocando con le chiavi. "Hai la macchina adesso?".

"E' di Alexandra, la prenderò in prestito".

"Dovresti dirglielo. Non la conosci bene. E' molto gelosa e lunatica" annuisce. "Non mi importa, hai bisogno del mio aiuto adesso" sbuffo, portandomi i capelli all'indietro. "Ma io voglio restare. Mi stavo divertendo".

"Magari il prossimo anno. Adesso voglio riportarti a casa tua, al sicuro" aggrotto la fronte, perplessa. "Voglio?" ripeto le sue parole, non credendo alle mie orecchie. "Io e te non siamo più niente ormai. Sei sparito da quasi un mese dopo avermi dato della puttana". 

"Non ero in me quel giorno. Ero sconvolto e..." gli prendo le chiavi dalle mani raggiungendo il parcheggio. "Non avrai intenzione di guidare?" si innervosisce, correndomi dietro. "Ho vomitato quasi tutto e me lo devi" lo vedo esitare per poi salire al lato del passeggero. Sfreccio tra le strade ghiacciate di Sofia, sentendo l'adrenalina scorrermi tra le vene e nelle ossa. Nel frattempo osservo Damian con la coda dell'occhio mentre si tiene stretto la cintura attaccata al petto. Soffoco una risata, arrivando a casa mia dopo le due. "Sei pericolosa" commenta con il respiro affannoso. "Non hai ancora visto nulla" mi preparo a scendere dall'auto, mischiandomi al vento gelido e alla neve. Si avvicina con me alla porta, portandosi le mani nelle tasche dei pantaloni. Gli passo le chiavi, ringraziandolo. "Ti inviterei a salire ma sicuramente vorrai tornare dalla tua ragazza". Scuote la testa. "Non necessariamente". Cammina lentamente verso di me, sporgendosi sul mio viso. "Dobbiamo ancora parlare" ingoio la saliva, sentendo il cuore palpitare come un tamburo.  "Sono le due di notte. Se non sparisci di nuovo, potremmo rivederci..." i suoi abbaglianti occhi color ceruleo mi osservano a lungo, facendomi perdere l'equilibrio sulle ginocchia. "Torna da Alexandra" gli sorrido, sbrigandomi ad aprire la porta ed entrare. Non appena sono dentro casa, tiro un grosso respiro prima di buttarmi sul materasso e crollare. 

𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora