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Emilian aveva da fare. Certo.
Ma cosa mi è saltato in mente? Ho detto al mio ragazzo che avrei passato la serata con un'amica dell'università. Prima bugia propinata dopo un anno di relazione.
Perfetto.
Damian è a Sofia da pochi giorni e mi ha già reso vulnerabile, facendomi tornare la ragazzina con una cotta che ero quando stavo con lui.
Pochi secondi nel suo nuovo appartamento e rischiavo di sciogliermi in quel vestito rosso nuovo comprato apposta per l'occasione.
L'ho visto sorridermi, venendomi incontro con la sua camminata inconfondibile. Jeans stretti e maglioncino nero che risalta i bicipiti.

Mi ha salutato ed io ho dimenticato quello che mi ha fatto, come mi sono sentita non appena mi ha lasciato e tutto ciò che di brutto mi ha fatto passare

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Mi ha salutato ed io ho dimenticato quello che mi ha fatto, come mi sono sentita non appena mi ha lasciato e tutto ciò che di brutto mi ha fatto passare. Anastasia mi abbraccia stretta dicendomi che le sono mancata. Resto accanto a lei per quasi tutta la serata, soprattutto perché non risponderei di me stessa in presenza di altri.
Tim parla con me, mi chiede come me la passo.
Gli racconto dell'esame, a mio parere andato malissimo perché avevo la testa altrove. Ho risposto a tutte le domande però e dovrò aspettare due settimane per i risultati.
"Hai visto la casa?" mi chiede Anya prendendomi la mano. "Vieni con me, ti faccio da Cicerone". Annuisco, ma veniamo interrotti.
"Gliela faccio vedere io" Damian prende il suo posto, risoluto e bello come non mai.
Guardo Anastasia con occhi che richiedono assistenza, occhi che urlano: "ti prego, non lasciarmi sola con lui". Non vengo ascoltata.
Mi offre un calice di vino bianco e le nostre dita si sfiorano.
"Chardonnay. È ancora il tuo preferito, vero?" mi limito ad annuire, sorpresa da quello che è riuscito a ricordare di me, di noi.
Lo seguo mentre mi indica le varie stanze. Soggiorno, corridoio, bagno, stanza da letto di Anastasia, armadio a muro e infine la stanza di Damian. Molto spaziosa, letto ad una piazza e mezzo e foto incorniciate sul comodino. In una di queste, riconosco una fatta a Vladivostok, il giorno prima che mi lasciasse.
"Oh, quella.." mugugna lui, vedendomi avvicinarmi alla foto. La prendo tra le mani, cacciando via le lacrime. "..ho pensato di tenerla perché è molto bella, poi avevo poche foto di noi due..". Non rispondo. Sono troppo incazzata per poterlo fare senza risultare arrogante.
"Sei stranamente silenziosa".
"Sei stranamente perspicace" rispondo, senza guardarlo in faccia.
"Ok, lo so che è finita male tra di noi...".
"Per colpa di chi?!" domando in maniera retorica, facendolo irritare.
"Va bene, non fare la bambina. Se sei così tanto arrabbiata con me, perché sei venuta stasera?". Lascio la foto sul comodino per voltarmi a guardarlo. Spero di non avere gli occhi lucidi, perché mi sorbisco il suo sguardo di commiserazione.

"Sei un idiota

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"Sei un idiota. Me ne vado" Mi avvicino alla porta ma lui mi blocca, afferrandomi il polso.
"No, aspetta. Scusami. So di aver fatto lo stronzo l'anno scorso. Ti ho invitata per fare ammenda, ma mi risulta difficile farlo se indossi quel vestito.." aggrotto la fronte.
"Come?".
"Forse ho bevuto troppo.." si porta la mano nei capelli. "...no, per niente. Sono sobrio e sto cercando di farti capire quanto mi dispiace di averti lasciata e quanto mi sei mancata nell'ultimo anno in cui sono stato via".
Evito di guardarlo negli occhi, potrei cadere in tentazione. Cosa che non posso permettere adesso.
"Il rosso ti dona" annuisco, guardandomi il vestito. "Perché hai scelto proprio Emilian?" domanda all'improvviso, lasciandomi il polso.
"Mi è stato vicino in un momento difficile..".
"E sa toccarti e comprenderti come facevo io?".
No, per niente. Penso, ma evito di dirlo ad alta voce. Devo chiamare Emilian e dirgli di raggiungermi. Mi sento una traditrice.
"Mi dispiace Damian, ma devo chiamarlo. Gli ho mentito per venire qui e non avrei dovuto..." Lo lascio solo nella sua stanza e vado in cerca di una stanza vuota per fare una chiamata.

La vedo andare via, restando inerme in piedi davanti al mio letto. Mi siedo di peso, le mani giunte tra le ginocchia e lo sguardo basso.
La porta si apre di qualche centimetro e la guardo, colmo di speranza,trovando Anastasia appoggiata al cardine della porta.
"Com'è andata?".
"Peggio di quanto immaginassi"

"Così male?" tiro su con il naso

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"Così male?" tiro su con il naso. Non posso frignare, sono un uomo. Non passerò la mia vita a piagnucolare, mi devo far forza e insistere. Mia sorella si siede accanto a me, cingendomi a sé con il braccio.
"Vieni qui, fratellone" sorrido, accarezzandole la gamba. "Non si è mai vista una ragazza consolare un omone di trentatré anni".
"Doveri di una sorella" commento, scoppiando in una risata. "Tu l'hai fatto per me ed io lo sto facendo per te".
"Grazie Any" uso spontaneamente quel nomignolo per farla irritare, ma non ci riesco poiché sembra davvero dispiaciuta per me.
Quando alzo gli occhi, Georgia è di nuovo davanti alla mia porta. Spero invano non abbia visto la scena penosa di qualche minuto prima.
Anastasia si accorge di lei.
"Devo tornare dagli ospiti. Tanto tu sei in buona compagnia" dichiara, passando vicino a Georgia per darle un buffetto sul braccio.
Si viene a sedere accanto a me, mostrandomi il cellulare.
"Ho chiamato Emilian" resto in silenzio, osservando i lineamenti del suo viso, il naso all'insù e i grandi occhi che mi hanno fatto innamorare tempo fa.
"L'ho lasciato" ammette, voltandosi verso di me.
"Perché?" non risponde ma, al contrario, mi fissa la parte bassa del viso allungando le dita per sfiorarmi la barba.

"Perché?" non risponde ma, al contrario, mi fissa la parte bassa del viso allungando le dita per sfiorarmi la barba

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"Adoro questo nuovo taglio" sussurra, accarezzandomi il mento.
"Grazie, me la sono fatta crescere.." siamo a pochi centimetri di distanza quando una voce si frappone tra di noi.
"Dam, c'è una canzone per te al karaoke" la voce di Tim proviene dal corridoio, la porta della stanza chiusa. Potrei benissimo non ascoltarlo e continuare a stare con Georgia, ma lei si allontana dal mio viso, balzando in piedi.
"Andiamo, c'è una canzone che ci aspetta".

𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora