9.

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Il tempo trascorre inesorabile, fino alla fine dell'anno. È il 31 dicembre e i miei colleghi hanno organizzato una festa nella baita del presidente della compagnia. Katarina mi accompagnerà, dopo aver deciso di scaricare il suo Sergej.
"Non era quello giusto con cui iniziare l'anno nuovo". Ne ha tutte le ragioni. D'altro canto, anche a me non è durata molto con Tim. Abbiamo passato insieme due bellissime settimane, vedendoci quasi ogni sera. Ad un certo punto ho voluto dire basta. Non volevo continuare ad illuderlo, dopo aver compreso che i pensieri andavano sempre verso Damian, di cui ho perso i contatti da quella volta a casa mia. È sparito, si è volatilizzato e non posso far altro che domandarmi dove sia. Sotto qualche ponte? In un vicolo buio? Con questo freddo? Temo per lui e per la sua incolumità. Da quando è andato via, gli incubi si sono dissolti e sono potuta tornare alla mia vecchia vita. La mia solita vita noiosa e senza avventure. Stasera voglio divertirmi, bere e non pensare più a nulla. Katarina la pensa allo stesso modo, quindi passa da me verso le nove e ci prepariamo insieme per poi andare alla baita. Quasi l'intera serata la passo vicino al camino, infreddolita e annoiata. Il cameriere passa da me ogni dieci minuti offrendomi calici di vino bianco o champagne. Questa notte posso bere finché mi va, poiché domani non si lavora. Verso le undici, perdo di vista la mia collega restando sola a contemplare il cielo stellato oltre le portefinestre a vetri nel soggiorno. Mi si avvicina il presidente, Ivan Borisov, un uomo brizzolato e di bell'aspetto che ha creato una compagnia dalle fondamenta a soli venticinque anni. "Signorina Beck, come mai è tutta sola?" domanda, con uno spiccato accento bulgaro.

"La signorina Ardelean mi ha abbandonata" rispondo ironicamente accettando da lui un calice di vino bianco. "Credo di aver bevuto abbastanza oggi. Questo è l'ultimo bicchiere. Lei mi è testimone". Ivan sogghigna per poi annuire e brindare insieme a me ad un glorioso anno nuovo. In quel preciso momento, dietro di lui, scorgo un uomo di spalle con camicia bianca e jeans scuro. Riconosco i capelli ed ho un sussulto al cuore. "Mi scusi.." mugugno al presidente andando verso la cucina. L'uomo si volta e i nostri sguardi si incrociano. Avanzo verso di lui e una donna si mette tra di noi. "Georgia, ti cercavo..".
È Alexandra, l'assistente del capo nonché la 'sgualdrina' della compagnia. Le mostro un sorriso forzato, continuando a guardare l'uomo. "Ti posso presentare il mio ragazzo?" in quel momento lo indica e sento l'improvvisa voglia di prenderla a calci. "Lui è Stefan. Stefan, lei è Georgia. Una mia collega". Mi porge la mano, facendo finta di non conoscermi. Forse ho davvero bevuto troppo. Lui non può essere qui e la testa mi scoppia. Alexandra si scusa, allontanandosi e lasciandoci soli. "Piccolo il mondo, eh?" domanda, pacato e cordiale, come se non fosse successo nulla. "Damian, che ci fai qui? E, Stefan?". Lui annuisce. "Si, ho dovuto assumere una nuova identità perciò ti supplico, non farmi saltare la copertura".

"Non ne ho l'intenzione" rispondo, mantenendo la calma e stringendo i pugni. "Stai insieme ad Alexandra adesso?" annuisce. "Da due settimane".
"E come...?" delle persone mi passano accanto, quindi taccio per paura di essere ascoltata. "E il tuo uomo dov'è?" chiede, facendomi ricordare la sua reazione dopo avermi scoperto a letto con Tim. "Abbiamo rotto, da due settimane". Lo sguardo di Damian cambia, il suo sorriso si trasforma in una smorfia di dissenso e dispiacere. "Dici davvero?" mi limito ad annuire mentre i miei occhi ricadono sulla sua camicia, che avvolge alla perfezione pettorali e bicipiti. Scuoto la testa. Ho bisogno di un paio di tazze di caffè per smaltire la sbornia e così evitare di fare pensieri impuri. Vado via, lasciando Damian senza riscontri. Cerco Katarina in lungo e in largo, ma sembra essersi dissolta nel nulla. Quindi la chiamo al cellulare, udendo della musica in sottofondo. "Kat, dove sei?".
"Di sopra, insieme al Dj. Raggiungimi". Quindi la raggiungo al terzo piano, guardando Damian per l'ultima volta dalla tromba delle scale.
Kat è seduta sul divano insieme ad un'altra ragazza e due uomini, mai visti prima d'ora. Lei mi viene incontro, presentandomeli.
"Loro sono Emilian, David e Adelina" restiamo a parlare con loro per molto, finché non mancano pochi minuti alla mezzanotte. Perciò torniamo di sotto, dove il signor Borisov ci attende con lenticchie e spumante. Accanto alla finestra, Alexandra stringe a sé Damian mentre i suoi occhi si posano su di me e mi scrutano. Sento una voragine alla bocca dello stomaco e la gola secca. Il fatto è che mi manca, averlo in giro per casa e poterci parlare appena rincasavo dal lavoro.

Da una parte però, sono contenta che sia tornato alla vita normale, anche se questo comporta dover usare una falsa identità. "5..4..3.." urlano tutti all'unisono, tranne me e Damian, evidentemente a disagio e assorti nei nostri pensieri. "2..1..". Il tappo dello spumante esplode sul soffitto, echeggiando un 'Pop' tra le quattro mura della baita. Il cameriere passa tra di noi, versando lo spumante nei calici. Io e Kat brindiamo insieme ai nostri nuovi amici, alzando i bicchieri in aria. Emilian resta attaccato a me per il resto della serata. Poi Katarina mi prende da parte, dicendomi che ho catturato la sua attenzione e che mi vorrebbe conoscere. "Sai che non l'avevo intuito?" domando con un accenno di ironia. Emilian mi si avvicina ancora, chiedendomi se posso parlargli. Lo seguo in un angolo, ascoltando con attenzione cos'ha da dirmi. In effetti non è male. Si presenta nel suo metro e settantacinque. Biondo, occhi azzurri, da poco trentenne e prossimo a diventare l'assistente manager del capo. Potrei farci un pensiero. "Bene, sono un po' nervoso..". Sorrido, accarezzandogli il braccio. "Non preoccuparti, non ho mai mangiato nessuno". Lui soffoca una risata, bevendo lo spumante tutto d'un sorso. "Credo che Katarina ti abbia già accennato qualcosa, però ci tenevo a dirti...".
"Georgia!" Damian ci interrompe, sbucando come un'ombra alla mia sinistra. "Ti posso parlare?".
"Non vedi che sono già impegnata in una conversazione?" gli domando, con fare arrogante e di rammarico. Lui serra gli occhi, fissandomi intensamente e con sentimento. "Non fa niente, parliamo dopo.." mugugna Emilian andando via. Non faccio in tempo a bloccarlo. Damian se la ride, dichiarando: "Allora non è così stupido come sembra". Gli do un pugno sul braccio, digrignando i denti. "Mi dici che problema hai? Hai qualche disturbo della personalità?".
"Ti piacciono i tipi come quello allora".
"Che tipi intendi?"
"Affascinanti e stupidi" alzo gli occhi al cielo. "No, altrimenti mi piaceresti anche tu" sbotto, dando fiato alla bocca. Lui strabuzza gli occhi. "Quindi mi trovi affascinante?".
".. E stupido, principalmente" . Si gratta il mento. Ha ancora la barba ispida, incolta. Non se l'ha più tagliata. I capelli, invece, sono cresciuti e li ha spuntati un po'. C'è la mano di un esperto sopra la mia magagna. "Penso che dovremmo parlare" si fa serio, guardandosi intorno. "Non lo stiamo già facendo?" scuote la testa. "Intendo altrove".
"Non ho intenzione di andare da nessuna parte. La festa è qui... Oh, guarda. Katarina mi cerca".
"Dovrà aspettare" mi afferra il braccio, strattonandomi. Mi divincolo dalla sua presa, ma ogni tentativo sembra vano. Mi porta al piano di sopra, aprendo tutte le porte. "Mi dici che stai cercando?".
"Una stanza vuota".
"Vuota?" ripeto, sentendomi mancare. Mi gira la testa ed ho bisogno di tornare a casa.

"Mi lasci?". Lui non sembra ascoltare. Finalmente trova una stanza vuota e mi ci butta dentro con violenza. Mi guardo il polso, notando il segno della sua mano. "Mi lascerai il livido".
"Scusa, ma solo così mi ascolterai".
"Per favore, andiamo via. Non ho la mente lucida e credo di star per vomitare".
"Non dovresti bere così tanto".
"E tu dovresti farti di più i cazzi tuoi" sgrana gli occhi, portandosi una mano nei capelli.
"Si, hai bevuto troppo. Ti riporto a casa".
"Hai anche una macchina adesso? Mi dici dove diavolo eri finito nell'ultimo mese?".
"Non è il momento, né il posto adatto in cui parlare".

𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora