Non appena sono davanti all'appartamento di Georgia, trovo un ragazzo biondo sulle scale che mi osserva. Con la coda dell'occhio mi guarda, per poi dire: "Tu eri alla festa di capodanno dell'anno scorso. Ștefan, giusto? Eri il ragazzo di Alexandra".
Emilian.
"Che ci fai qui?".
"Sono venuto a trovare la mia ragazza".
"Non è più la tua ragazza" gli dico, rendendolo esitante.
In quel momento, la porta di Georgia si apre davanti a noi. Ci guarda entrambi, col fiato sospeso.
"Chi è questo qui?" chiede Emilian, nervoso. Mi indica con il pollice della mano sinistra.
"Entrate". La seguiamo dentro mentre osservo il ragazzo da dietro. Ma come può esserle piaciuto un tipo simile?
Io e lui restiamo inermi, in piedi davanti a lei, a domandarci che cosa ne sarà di noi in futuro."Bene.. Emilian, lui è l'ex di cui ti parlavo". Gli occhi di lui mi scrutano dalla testa ai piedi.
"Questo stronzo?".
"Ehi, vacci piano con le parole, amico".
"l'hai fatto venire tu qui oggi?". Georgia mi guarda, scuotendo la testa.
"Ma aspettavo una sua visita. Volevo ridarti l'anello..." in quel momento forzo un sorriso ma mi rendo subito serio, ascoltando ciò che gli dice.
"Non posso sposarti. Non avrei nemmeno dovuto illuderti per tutto questo tempo...".
"Mi stai dicendo che sei ancora innamorata di questo qui, dopo tutto quello che ti ha fatto passare?" i suoi occhi mi guardano ancora, mentre singhiozza.
"Mi dispiace, Emilian" lui afferra la scatola con l'anello dalla sua mano per poi andare via a passo pesante. Mi affretto ad abbracciarla, vedendola giù di morale."Dovevo farlo, stavo rimandando da troppo tempo" la sento singhiozzare sulla mia camicia mentre mi cinge a sé.
"Lo so, non è colpa tua. Lo capirà..." in pochi secondi, lui riappare alla porta venendo verso di me.
Mi tira un gancio destro che mi fa ribaltare sul divano.
"Emilian!" urla Georgia, portandosi le mani davanti alla bocca. "Che diavolo stai facendo?".
"Lo spaccone. È così che ti piacciono gli uomini, no? Sono stato troppo gentile, forse? Volevi che ti trattassi male a mia volta?".
"No, che dici!?" mi asciugo il labbro inferiore che sanguina, portandomi una mano alla testa. Georgia si sporge su di me, guardandomi attentamente. "Stai bene?" domanda preoccupata. Mi limito ad annuire. Il ragazzo sa tirare di destro. Capisco immediatamente che ha boxato in passato, quindi mi alzo portandomi i pugni chiusi davanti alla faccia.
"Vuoi combattere? Combattiamo" lui mi guarda, perplesso.
"No, nessuno combatterà oggi..." Georgia si mette tra di noi, fermandoci.
"Emilian, ho fatto la mia scelta. Vai via" scuote la testa raggiungendo la porta.
"Spero che questa volta tu te ne vada davvero" gli urlo contro, cercando di restare in equilibrio. Mugugna qualcosa prima di andarsene.
Georgia mi fa sedere sul divano, medicandomi il labbro con ovatta e alcool.
"Non deve finire sempre in uno scontro, lo sai?" finalmente sorride, guardandomi negli occhi.
"Finisce sempre in uno scontro..." scherzo "..e comunque, stavolta non sono stato io il primo ad incominciare".
"Su questo non posso darti torto" finisce di passarmi l'alcool sulla ferita, lasciando tutto sul tavolo.
"Stai bene?" mi chiede, passando il suo dito indice sulla mia guancia. "Sto bene, non è la prima volta per me".
"Ah, sì?" annuisco, afferrandola velocemente per i fianchi per farla sedere a cavalcioni su di me.
"Aspetta, non mi hai detto com'è andato l'esame...".
"Hai davanti l'agente Damian Dobovan, auto di pattuglia numero 617" senza rispondermi, mi prende il viso tra le mani baciandomi ripetutamente.
"Ti amo, lo sapevo".
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𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionGeorgia Beck desidera diventare una psicologa. Trasferitasi a Sofia per lavoro, trascorre la maggior parte del suo tempo in ufficio, con l'obiettivo di veder realizzato il suo sogno. Una sera, sulla strada per tornare a casa, un uomo la aggredisce...