Un mese dopo la nascita di Sebastian, veniamo richiamati dal dottore che ci incontra nel suo ufficio di prima mattina. "Mi dispiace di avervi richiamati così presto". Georgia mi guarda di sbieco, mentre le stringo la mano. "Non importa. Ha delle novità?". "Sì. Vostro figlio è pronto a tornare a casa con voi". La mia ragazza sorride, emozionata. "Ma ho degli avvertimenti da darvi. I nati prematuri sono soggetti a complicanze a lungo termine, perciò vi converrà fare dei controlli repentini. Ho fatto un esame obiettivo su Sebastian, che mi è servito a delineare la sintomatologia e a decidere quale sarà il percorso diagnostico. Il suo peso è arrivato a 3,6 kg, perciò è molto buono. Per quanto riguarda i vari tipi di problemi respiratori, sanguigni e neurologici, abbiamo riscontrato un soffio al cuore, che non è grave. Il monitoraggio della respirazione, della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna dovranno essere continui. Dopo un mese, Sebastian ha raggiunto i requisiti per poter essere dimesso. Abbiamo notato che riesce a nutrirsi autonomamente, sia dal seno che in modo artificiale. Dico bene?". Il dottore si rivolge soprattutto a Georgia, quindi lei si sporge sulla scrivania.
"Sì, è esatto". Prendo la parola, guardando il dottore. "Quindi nostro figlio potrebbe avere bisogno di altrettante cure, anche se tornerà a casa con noi?". Lui annuisce, mostrandoci dei fogli. "Io vi seguirò passo passo, se necessario. Vi lascio il mio numero e il mio indirizzo di casa. Ho molto a cuore la vostra situazione. Conoscevo il detective Jeffrey...". Faccio di sì con la testa. È trascorso un mese, ma la cosa non sarà mai del tutto superata. Salutiamo il dottore con una stretta di mano, seguendo l'infermiera. Ci porge Sebastian, mettendolo tra le mie braccia. "È un bambino meraviglioso. Prendetevene cura". I miei occhi incrociano i suoi. Piccolissimi, profondi e azzurri. Nelle ultime settimane ho potuto mettermi alla ricerca di una casa. Il monolocale di Georgia era già troppo piccolo per noi due. Adesso c'è un nuovo arrivato. Perciò ho comprato una casa di due piani, in periferia e mi sono preso un anno sabbatico dal lavoro. Ora devo occuparmi della mia famiglia. Georgia tiene Sebastian in grembo, intanto che imbocco il vialetto per parcheggiare davanti al garage. Le apro lo sportello e, tutti e tre, raggiungiamo la porta. Non appena la apro, veniamo invasi da dei palloncini azzurri che si innalzano verso il soffitto. Anastasia, Chris e Jennifer sbucano da dietro la porta.
"Ragazzi?" sgrano gli occhi, leggendo la scritta sullo striscione in soggiorno, che dice Benvenuto a casa, piccolo Sebastian. Mia sorella viene verso di me. "Oh, posso prendere in braccio il mio bellissimo nipote?". Georgia glielo porge, ed entrambi la guardiamo commuoversi. "Wow, somiglia in tutto e per tutto a sua zia..." commenta, prendendo la sua mano tra le dita "...vero, amore mio?". "Certo" rispondo con ironia, salutando il mio collega. "Vostro figlio è uno spettacolo. Congratulazioni, amico" dichiara, dandomi una pacca sulla spalla. Mi limito a fargli un cenno con il capo, mentre Jennifer si avvicina a Georgia. "Come va la vita da neogenitori?". "Beh, penso che lo scopriremo presto. Grazie per la sorpresa!". Chris mi sorride. "Era il minimo. Vi meritate tutta la pace e l'amore di questo modo, d'ora in avanti..." prende tempo, sistemandosi il colletto della camicia. ...ho sentito che ti sei preso un anno sabatico". "Esatto". Il mio partner annuisce. "Hai fatto la cosa più giusta. Lo avrei fatto anche io. Però, senti... mi hanno messo al comando adesso. Prenderò il posto di Tim". Sgrano gli occhi, sorpreso e scettico. "Dici sul serio?". "Ero secondo in graduatoria dopo di lui. Sono quello che lavora al dipartimento da più tempo. Credono che sarò all'altezza, ma...". Lo vedo preoccupato, perciò cerco di essergli di conforto.
"Andrai alla grande. Tim non avrebbe voluto diversamente". "Non so..." lo vedo scuotere la testa e voltarsi di spalle. "Ai piani alti, non hanno perso tempo a rimpiazzare un detective del calibro di Tim. Io non mi sento pronto ad un ruolo simile...". I suoi occhi azzurri luccicano, riempiendosi di lacrime. "Sarai perfetto. Te lo garantisco. Lui sarà fiero di te. Non ci ha lasciato a mani vuote..." volgo lo sguardo verso Anastasia, osservandola giocherellare con il piccolo. Si è ripresa dall'incidente del mese scorso, però ha deciso di andare da uno psicanalista. Le ho detto che comunque, se avesse avuto bisogno di parlare, ci sarei stato io, in ogni momento.
"No, non riesco ad aprirmi completamente con un conoscente. Preferisco un estraneo". Le ho dato retta e sembra che ho fatto bene. Per la prima volta la vedo sorridere. È sollevata, contenta. Indossa ancora l'anello di Tim e credo non se lo toglierà mai.
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𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionGeorgia Beck desidera diventare una psicologa. Trasferitasi a Sofia per lavoro, trascorre la maggior parte del suo tempo in ufficio, con l'obiettivo di veder realizzato il suo sogno. Una sera, sulla strada per tornare a casa, un uomo la aggredisce...