Durante la notte, il sonno arretrato mi ruba ogni possibilità di sognare. Tuttavia, sento due mani stringermi forte il collo, premendo sulla trachea. In un primo momento penso che sia tutto frutto della mia immaginazione, ma poi apro gli occhi trovando un omone brizzolato proteso sul mio corpo stanco e febbricitante. "Lasciami" brontolo con voce soffocata, chiudendo gli occhi in due fessure. Mi sento scivolare via, mi manca il respiro. Ad un tratto le enormi mani si staccano da me lasciandomi dolorante. Damian è steso su di lui, facendogli la stessa cosa che stava facendo a me poco fa. Gli tiene le mani strette sul collo, ginocchia sul pavimento. "Lasciaci in pace, una volta per tutte". La stanza è buia e ad un tratto la porta si apre, facendo entrare la luce abbagliante del corridoio. Due infermieri accorrono in suo aiuto, prendendo Damian per le braccia. "Dovete internare quest'uomo. È instabile". Ivan sogghigna come un maniaco, infermo mentalmente. Lo hanno operato per la ferita all'addome, ma lui è uno di quelli che meriterebbe la morte. Lo spostano nel reparto psichiatrico e il giorno dopo la polizia lo arresta ufficialmente, trasferendolo in maniera temporanea in una prigione di massima sicurezza a Plovdiv.
Per adesso, dovranno bastarci quei centocinquanta chilometri di distanza da lui e dalla sua ossessione. Quando veniamo dimessi, Tim ci fa da autista personale accompagnandoci. "E a te dove ti lascio?" chiede a Damian, evidentemente a disagio. "In realtà.." inizia a dire guardandomi con certi occhi. "Ho una camera libera se vuoi. Di solito la occupa mia sorella ma adesso è all'estero per studiare" risponde Tim cogliendolo di sorpresa. "Allora?" Damian ci sta seriamente pensando. Non può più stare da me. Potrebbe, ma qualsiasi cosa ci sia adesso tra di noi, ha bisogno di svilupparsi da sola, senza nessun intoppo, senza affrettare nulla. Lasceremo tutto al caso. "Devo prendere solo le mie cose".
"Il mio indirizzo ce l'hai" esclama Tim lasciandoci sotto casa mia. "Non sa ancora che ho vissuto da te per tutto questo tempo" dice Damian mentre apro la porta. "Bene. Forse è meglio che non lo sappia. Sarebbe un tantino imbarazzante per Tim sapere che eri nel seminterrato mentre stavamo insieme". La fronte di Damian si corruga, mostrando una vena tra le due sopracciglia folte. Lo aiuto a raggruppare i pochi vestiti che possiede, spazzolino, scarponi, berretto e occhiali da sole. Sulla porta, mi rivolge uno sguardo triste. "È strano lasciarti".
"Ci rivedremo. Pensa a sistemarti e compra un cellulare se puoi".
"Quella sarà la prima cosa che farò. Aspettati un mio messaggio".
" Oh, attenderò con ansia". Damian sorride in un modo così dolce e caloroso, che mi viene spontaneo sporgermi su di lui per baciarlo lievemente all'angolo della bocca. Prima che possa dire o fare qualcosa, lo saluto con la mano chiudendo la porta. Questo forse poteva essere il momento giusto per parlargli o semplicemente per baciarlo come si deve, come desidero fare da più di un mese ormai. Però l'atmosfera non è delle migliori e, la situazione, è appena passata da complicata a leggermente confusa. Non appena sarà favorevole al cento per cento, lo saprò.
Mi sentivo inspiegabilmente troppo felice, persino in quella casa dove mi sarei ritrovato a convivere con un perfetto sconosciuto. L'ex ragazzo della donna che credo di amare. Tim mi mostra la mia nuova stanza. "Non ti ci abituare.." scherza, aprendo l'armadio "..ti aiuterò a trovare un appartamento se vuoi".
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𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionGeorgia Beck desidera diventare una psicologa. Trasferitasi a Sofia per lavoro, trascorre la maggior parte del suo tempo in ufficio, con l'obiettivo di veder realizzato il suo sogno. Una sera, sulla strada per tornare a casa, un uomo la aggredisce...