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Questa domenica non mi sembra diversa dalle altre. Mi alzo con il solito attacco di panico e il corpo madido dalla testa ai piedi.

Mi metto a sedere, osservando il cielo plumbeo fuori alla finestra della mia camera.

Poi rammento il sogno appena terminato. Ero seduta da sola nell'angolo di un bar, scrivendo al mio laptop.

Ad un tratto sento un rumore, simile ad una esplosione. Infine vedo persone correre ed urlare in strada.

"Scappa"mi urla una cameriera.

Afferro il mio pc e vado via. Non so che direzione prendere, perciò seguo la massa di gente davanti a me.

Mentre sto correndo, le persone cominciano a sparire, una dopo l'altra finché non mi ritrovo sola.

Rallento il passo e mi guardo intorno con il fiato sospeso.

Poi un'altra esplosione e d'istinto mi copro il viso con un braccio.Lo riporto lungo il fianco e vedo una figura in lontananza.

"Chi sei?" urlo, ma lui sembra non ascoltarmi.

"Dove sono gli altri?" domando, spaventata.

L'uomo comincia a venirmi incontro. Ad un tratto noto che ha un Kalashnikov nella mano destra. Comincio ad indietreggiare.

"Cosa vuoi fare?" gli domando, con un nodo alla gola.

Non riesco a vederlo chiaramente. Una nuvola di fumo gli copre la faccia,ma posso notare i capelli lunghi fino alla spalla e una divisa nera.

Sembra il solito uomo che mi ritrovo a sognare ogni notte da settimane.

Non è mai una figura distinta.

A volte vedo la sua immagine per intero, altre volte sogno grandi occhi chiari sotto delle sopracciglia folte che mettono soggezione.

Dovrei smettere di guardare CSI.

Decido di alzarmi e di buttarmi sotto la doccia.

L'acqua fredda allevia la mia ansia e cancella il rumore delle esplosioni dalla mia testa.

Infine ricordo che è domenica perciò cerco di rilassarmi più che posso.

Come trascorrerò questa giornata? Mi domando dopo aver bevuto il mio solito caffè post-colazione.

Nell'ultimo periodo trascorso a Sofia, non sono riuscita a farmi degli amici.

Il motivo principale è il seguente: non capisco nulla di quello che dicono.

L'unica ragazza con cui parlo è Katarina, single come me e senza amici.

Decido di chiamarla, non ho altra scelta.

"Pronto Kat?"

"Georgia,sei tu?"

Ecco che mi presento. Mi chiamo Georgia Beck ed ho ventiquattro anni.

L'obiettivo della mia vita? In questo momento non riesco a non pensare ad altro che a diventare una psicologa.

La mente è la mia passione e poterla capire, sarebbe un sogno. Per ora faccio degli stage in un'azienda, non collegabili alla psicologia ma per il momento mi adatto.

Ho dovuto lasciare casa, famiglia e amici per trasferirmi a Sofia. Fino ad ora non me ne sono pentita. "Si, hai da fare nel pomeriggio?"le domando infine.

Katarina accetta di uscire con me e ci incontriamo in centro alle quattro precise.

"Mi hai fatto preoccupare quando mi hai chiamata".

𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora