Mi dimettono dopo una settimana, assicurandosi che prenda le giuste medicine per evitare infezioni alla ferita. Anastasia dovrà rimanere ancora un po' sotto osservazione, fare fisioterapia per la lunga degenza e curare le piaghe da decubito.
Tim è stato richiamato a lavoro, perciò ha preso il primo aereo stamattina. Georgia, al contrario, ha prolungato la vacanza per aiutarmi con le cose di Anastasia. In hotel sono stati molto gentili, rimborsandoci il soggiorno poiché non ne abbiamo usufruito.
Georgia si assicura che mangi, che prenda le medicine e che, soprattutto, non mi metta in mezzo ad altri casini.
"Non accadrà più nulla".
"Bene" ha iniziato a dire "..perché sono già due volte che rischio di perderti".
Mi accompagna alla centrale di polizia per le impronte digitali. Qui, il detective mi richiama da parte, facendomi vedere la pistola avvolta in una busta. "L'abbiamo trovata sulla scena del crimine". Georgia la guarda, riconoscendola immediatamente. Non dice nulla. "Lo so, è la mia".
"Perciò ammette di essere andato a casa del signor Anderson con l'intenzione di ucciderlo".
"Aveva quasi ucciso mia sorella, facendola stare in coma per un anno. No, non avevo intenzione di ucciderlo ma sapevo quanto era pericoloso, quindi mi sono portato la pistola per sicurezza".
"Ma non ci sono solo le sue impronte sopra..." Georgia tira un grosso respiro. "Ci sono anche quelle della sua ragazza".
"Si, beh... La pistola l'ho comprata io, l'anno scorso".
"Non ha il porto d'armi però" lei scuote la testa, evitando il mio sguardo. "L'ho comprata per legittima difesa ed ho compilato un modulo, quindi la posseggo legalmente" il detective annuisce. "Okay, vi prendiamo le impronte e poi potrete andare via" Georgia non mi rivolge la parola fino a quando non torniamo in hotel. "Cos'hai?" le domando mentre si sfila il giaccone. "E me lo chiedi? Hai preso la mia pistola senza permesso. L'avevo nascosta..".
"Scusa, mi serviva un'arma e la tua era la più veloce da trovare".
"Sei andato in missione omicida senza dirmi nulla, senza salutarmi. Avrei potuto non rivederti mai più.." tira su con il naso, singhiozzando. Mi affretto ad abbracciarla, ma lei mi spinge via correndo in bagno e chiudendo la porta dietro di sé. Non la rivedo prima di un'ora. Dopo essersi fatta la doccia, torna in camera affamata.
"Andiamo a pranzo" dichiara, guardandomi dritto negli occhi. "Dovrei lavarmi anche io".
"Aspetto" si butta a strapiombo sulla poltrona, mettendosi a braccia conserte come una bambina. Alzo gli occhi al cielo per poi farmi una doccia.
Mi infilo l'accappatoio e torno in camera a prendere i vestiti, trovando Georgia parlare con il cameriere. Mi guarda per poi lasciargli la mancia. "Servizio in camera. Avevo troppa fame per aspettare" faccio di sì con la testa, aprendo la mia valigia. Indosso jeans e maglione, sedendomi al tavolo per mangiare. Restiamo in silenzio, al che non posso far altro che innervosirmi, cosa non da me.
"Ok, se hai l'intenzione di tenere il muso per tutto il tempo, è meglio che torniamo a Sofia immediatamente".
"No..." inizia a dire, imboccando un pezzo di pane "..non ho intenzione di tenerlo tutto il tempo" fa una pausa "..avresti dovuto chiedermelo".Tiro un grosso respiro. "Lo so, mi dispiace. Non avevo la mente lucida, stavo per perdere mia sorella e..." Georgia mi afferra la mano, sorridendomi.
"Va bene, ti perdono. Ma niente più segreti".Dopo aver pranzato e prima di ritornare in ospedale da Ana, mi guardo allo specchio notando la fasciatura intorno ai fianchi.
Incredibile. Cosa mi è saltato in mente? Ho rischiato la vita ma per fortuna mi hanno dato un'altra possibilità e non la voglio sprecare.
Non abbandonerò più mia sorella, resterò qui finché vorrà.
Torno in camera per parlare dei miei progetti a Georgia, trovandola in piedi vicino al letto con una camicia da notte bordeaux.
"Non eri arrabbiata con me?" mi sorride.
"No, non credo..".
"Ma devo andare da mia sorella..." lei sgrana gli occhi. "Preferisci davvero tua sorella a questo?".
"No, decisamente no.." mi avvicino a lei, buttandole le braccia al collo.Le sfilo la camicia da notte da sopra la testa, lasciandola in slip. Mi spinge verso il letto, gettandomi con la mano sul materasso. Si mette sopra di me, abbassandomi la cerniera dei jeans. Poi mi sfiora delicatamente la fasciatura sul fianco, dichiarando: "Non so che cosa avrei fatto se ti avessi perso". Le metto la mano dietro la nuca, attirandola a me.
"Per fortuna, non dovremo più pensarci".
Scivolo dentro di lei in pochi secondi, accarezzandola in ogni dove.
A fine amplesso, i miei occhi ricadono sulla sveglia. "Sono già le sei". Mi metto a sedere, afferrando i boxer dal pavimento. Intanto che mi infilo i jeans, mi volto verso Georgia che poggia il gomito sul cuscino, gli occhi fissi su di me.
"Non ti prepari?" le domando.
"Dobbiamo proprio? Mi piace così tanto guardarti".
Mi sporgo su di lei baciandola ancora per diversi minuti.Dopo mezz'ora però, la costringo ad alzarsi. Si prepara in tutta fretta, indossando vestito e stivali alti. La osservo mentre si alza i lunghi capelli rossi in una coda di cavallo. Una visione.
Prendiamo la nostra macchina a noleggio, arrivando all'ospedale in cinque minuti. Anastasia mi butta le braccia al collo, dicendomi che mi vuole bene. "In venticinque anni, non me lo hai mai detto" scherzo, guardando Georgia.
"Non avevo mai rischiato di perderti" dichiara mia sorella, prendendo le stampelle."Accompagnatemi giù. Mi aspettano due ore di fisioterapia".
"Sarà una cosa snervante" dice Georgia portandosi la borsa in spalla.
"Beh, potrebbe andare peggio. Il mio fisioterapista è molto bello e, soprattutto, non è uno psicopatico". Georgia soffoca una risata.
"Ne sei certa? Devo controllare con i miei occhi" dichiaro, facendole alzare gli occhi al cielo.
STAI LEGGENDO
𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionGeorgia Beck desidera diventare una psicologa. Trasferitasi a Sofia per lavoro, trascorre la maggior parte del suo tempo in ufficio, con l'obiettivo di veder realizzato il suo sogno. Una sera, sulla strada per tornare a casa, un uomo la aggredisce...