L'ambulanza ci mette troppo ad arrivare. Ivan è stato portato via dagli agenti, mentre Chris è rimasto con noi, in attesa. "Dovremmo raggiungere l'ingresso. Prendiamolo in braccio e..." inizia a dire Anastasia. Scuoto la testa. "No, muoverlo potrebbe risultargli fatale". "Dam..." mugugna Tim, intanto che il sangue gli zampilla dalla ferita, gli sfiora la guancia e gli fa perdere colorito. Guardo Chris, sentendomi inutile e spaventato. Il sangue scuro dalla bocca non è buon segno. "Dimmi, amico". "Mi dispiace" stringe le palpebre, reprimendo le lacrime. "Scusami tu. Dovevo darti ascolto" gli tengo stretta la mano. Tim si porta le dita di Anastasia alla bocca, forzando un sorriso. "Ti amo. Mi hai reso molto felice negli ultimi mesi..." inizia a tossire, alzando leggermente la nuca dalla moquette "...guarda nel comodino dei calzini. Ci sarà qualcosa che desideravo darti da tempo...". I suoi occhi scuri iniziano lentamente a socchiudersi. "Tim!" lo richiamo, scuotendogli la mano. Lui è immobile. Poso due dita sulla carotide, controllando il battito. Non odo nulla, solo il pianto soffocato di mia sorella. Si sporge su di lui, premendo la testa sul suo petto.
"Non lasciarmi, Tim...". Anche Georgia inizia a piangere, mettendosi la mano davanti alla bocca. La raggiungo, cingendola a me. Non appena arriva l'ambulanza, Anastasia barcolla verso i paramedici, tirando pugni e calci. "Siete arrivati troppo tardi, imbecilli...". La attiro a me, facendole alzare i piedi dal pavimento. "Lasciami" butta un urlo disperato, gettandosi sul marciapiede con il viso tra le mani.
[...]
Ivan mi ha riempito di calci, sia nel mio appartamento che nel magazzino. Ho iniziato a sentirmi debole, bagnata. Stavo perdendo sangue dall'interno cosce. Un dolore lancinante alle ovaie e un improvviso senso di vuoto. L'ambulanza mi porta di volata all'ospedale, richiedendo un parto d'urgenza. Mi avrebbero fatto un cesareo, poiché il bambino stava rischiando di morire a causa delle lesioni all'addome. Sono di poco meno di trenta settimane. Sebastian nascerà prematuro. Mi mettono a gambe divaricate sul lettino. Il dolore per la morte improvvisa di Tim non mi aiuta affatto. Mi sento bloccata. Damian mi stringe la mano, e con l'altra preme sulla mia fronte. "Dai, piccola. Sii forte". "Non ce la faccio" grido tra i denti, percependo un'emicrania fulminante.
L'ostetrica mi fa un'anestesia spinale. Non appena inizia a fare effetto, prende la lama per praticare il taglio. "Aspetti!" le dico, spaventata. Alzo gli occhi verso Damian. "Non sarà un bel vedere, va da tua sorella". "No, ora sei tu che hai bisogno di me" tiro un grosso respiro, rimanendo calma. "Damian va, per favore". Non insiste, quindi sfila le dita dalle mie, baciandomi la fronte. "Sarò qui accanto". Raggiunge la porta, lasciandomi sola con i dottori.
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𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionGeorgia Beck desidera diventare una psicologa. Trasferitasi a Sofia per lavoro, trascorre la maggior parte del suo tempo in ufficio, con l'obiettivo di veder realizzato il suo sogno. Una sera, sulla strada per tornare a casa, un uomo la aggredisce...