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Studiare da casa non è il massimo. Sono circondata da distrazioni e tentazioni. Il cibo spazzatura sembra richiamarmi, ma non posso permettermi di prendere altri chili, oltre quelli necessari per nutrire il bambino. Sono quasi di cinque mesi e la prossima settimana ho l'ecografia, per poter finalmente scoprire il sesso. Damian mi accompagna dal mio ginecologo, stringendomi la mano per tutto il tempo. Sembra così sollevato, felice. È più emozionato di me e questo la dice lunga, ma conferma quello che provo per lui.
"Allora, il momento tanto atteso è arrivato..." inizia a dire il dottore, posandomi la sonda sulla pancia. All'improvviso udiamo il suono di un battito del cuore. "...vediamo un po' se questa volta il bambino ci farà vedere qualcosa". Aspettiamo entrambi con ansia, guardando lo schermo.
"Bene, ci siamo..." il dottore ci tiene sulle spine, ma infine sorride.
"È un maschietto" scoppio in lacrime, mentre Damian posa la sua fronte sulla mia. "Un maschietto sano, che continua a crescere regolarmente. La gravidanza sta procedendo come previsto". Il mio ragazzo si fionda sul dottore, abbracciandolo.
"Grazie" mugugna tra le lacrime.
"Di nulla, ma non è merito mio. È tutto frutto del vostro amore" Damian soffoca una risata, tornando da me.

[...]

Dopo la visita al dottore di Georgia, insisto per poter rimanere con lei a casa. "Non ho bisogno di nulla. Devi andare a lavoro, ed io devo studiare. Ho un esame importante la settimana prossima".
"E poi più niente, vero?" lei annuisce, strofinandosi la mano sulla pancia. "Ok, vado a lavoro. Per qualsiasi cosa, chiamami". Fa di sì con la testa, visibilmente esasperata dalle mie preoccupazioni. Mi infilo la divisa, appendo la fondina alla cintura infilandoci la mia Glock 17.
Saluto velocemente Georgia, baciandola all'angolo della bocca.
"Chiamami, ok?". La vedo alzare gli occhi al cielo. "Te ne vai, per favore?" dice con ironia, facendomi ridere. Sono in centrale in dieci minuti e, intanto che aspetto il mio partner, passo dall'ufficio di Tim, che ormai non vedo più come prima.

 Sono in centrale in dieci minuti e, intanto che aspetto il mio partner, passo dall'ufficio di Tim, che ormai non vedo più come prima

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È dietro la sua scrivania, con lo sguardo fisso nel vuoto, gli occhi immobili. Busso alla porta, facendolo sussultare. "Ehi, collega. Va tutto bene?". Non risponde, ma mi invita a chiudere la porta.
"Cos'è successo?".
"Forse è meglio che ti siedi" lo faccio, sentendomi improvvisamente turbato.
"Ho una brutta notizia, amico. Pessima notizia" non sta scherzando. Posso constatarlo dal suo sguardo preoccupato.
"Ho delle novità su Breznev..." Non sentivo quel nome da più di un anno, ormai. Speravo fosse una faccenda bella che chiusa, ma a quanto pare il passato non ti lascia mai in pace.
"Mi hanno chiamato dal carcere di massima sicurezza di Plovdiv, dov'era rinchiuso da un anno... Hanno avuto dei problemi di sovraffollamento, quindi lo hanno fatto uscire, mettendolo in libertà vigilata. Questo una settimana fa. Il suo agente di scorta lo ha perso di vista per pochi minuti ieri mattina e, ora non riesce più a rintracciarlo. È riuscito a sfilare la cavigliera...".

"Tim

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"Tim..." inizio a dire, tirando un grosso respiro "...cosa stai cercando di dirmi?". Temporeggia, ma penso di sapere perfettamente cosa vuole dirmi. "Pensi che si metterà sulle mie tracce?".
"Probabile".
"Probabile?". Balzo in piedi, furibondo. "Non posso permettermi che quel bastardo torni nella mia vita. Io e Georgia aspettiamo un bambino...".
"Mi dispiace, amico. Se può servirti, farò mettere delle guardie alla vostra porta. Farò seguire la tua ragazza per tenerla al sicuro...".
"Sappiamo entrambi che delle guardie del corpo non fermeranno le intenzioni omicide di Breznev". In quel momento, veniamo interrotti da qualcuno che bussa alla porta. È Chris. Scruta le nostre facce.

 Scruta le nostre facce

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"Andiamo?". Mi chiede, ma io non ho le forze per rispondergli o per seguirlo. Guardo Tim, cercando una sua approvazione.
"Torna a casa, Dam. Chiederò al Sergente se posso sostituirti".
"Grazie... " dico, avvicinandomi alla porta.
"Mi dispiace, Chris. Ho una questione privata da dover risolvere". Lui mi dà una pacca sulla spalla, salutandomi. Salgo velocemente le scale per raggiungere l'appartamento di Georgia e sono sollevato di trovarla seduta sul divano, dove l'avevo lasciata. Lei mi osserva.
"Che ci fai qui? Non ti avevo detto di andare a lavoro?".

"Abbiamo un problema

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"Abbiamo un problema..." faccio una pausa, sentendomi insicuro sul doverle dire o meno di Breznev. Nelle sue condizioni, non può permettersi di agitarsi.
"Che tipo di problema?" si alza lentamente, portandosi una mano sul ventre. "Stai bene?".
"Fisicamente, sì" aggrotta la fronte, perplessa.
"Damian, non farmi preoccupare. Che cosa sta succedendo?".
"Breznev" mi limito a dire, osservando la sua reazione. "Che cosa, Breznev?".
"Lo hanno fatto uscire. È libero e il suo agente di scorta ne ha perso le tracce".
"Sta venendo qui?" tira su con il naso.
"No, non lo permetterò. Ti proteggerò e proteggerò nostro figlio a costo della mia stessa vita".

𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora