11.

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La sua sola vista mi ha fatto ricredere su tutto. Perché ero lì con una ragazza che per giunta non mi conosceva affatto? Avevo assunto persino una nuova identità in sua presenza. Un mese fa, dopo essere scappato da casa di Georgia, avevo trovato rifugio a un paio di isolati di distanza da casa sua, in un vecchio immobile abbandonato da anni. Ho dormito per la maggior parte del tempo, coprendomi con quei pochi vestiti che mi ero portato. Prima di poter morire assiderato, ho pensato a delle soluzioni. Non potevo tornare da Georgia, non dopo aver scoperto la sua tresca con il poliziotto che per poco non mi ha arrestato per un omicidio che non ho commesso. Così, mi sono pulito in un bagno pubblico e, con i pochi lei che avevo in tasca mi sono comprato un completo per poter cercare un lavoro. Avrei iniziato una nuova vita. Damian Dobovan si sarebbe dissolto nel nulla per un po', rimanendo un flebile ricordo del passato.
Ho conosciuto Alexandra in un bar. Io non l'avevo guardata neanche per sbaglio, ma mi si è avvicinata chiedendomi se aspettassi qualcuno. Ho scosso la testa e mi si è seduta difronte. Solo allora ho notato le sue piccole mani e i capelli biondi. Era una bella ragazza, ma... Ho sempre avuto sfortuna con le ragazze. E pensare che l'ultima è stata uccisa dal suo ex. Non avevo intenzione di conoscere nessuno. Dovevo prima ricomporre i vari pezzi della mia vecchia vita e trovare il giusto equilibrio che non mi facesse crollare al primo ostacolo. In qualche modo però, il giorno dopo mi sono ritrovato a casa sua, tra le sue lenzuola, pieno di rancore e rabbia repressa. Chi l'avrebbe mai immaginato che fosse una collega di Georgia. Sofia è una grande città, con più di un milione di abitanti. Quante probabilità c'erano? Una su un milione, appunto. Prima di capodanno, avevo già deciso che avrei rotto con Alexandra perché non potevo essere completamente sincero con lei e perché non la volevo illudere in alcun modo. Poi l'ho rivista, in tutto il suo splendore, avvolta da un abito nero di paillettes. Aveva gli occhi tristi, lo sguardo perso nel vuoto. Il cuore mi è arrivato in gola ed ho compreso che mi era mancata. Non mi importava più nemmeno che fosse stata a letto con Tim. Ha iniziato a camminare verso di me, facendomi mancare l'aria. Alexandra mi ha presentato a lei come "il suo ragazzo", dopodiché si è allontanata lasciandoci soli. "Piccolo il mondo, eh?" ho iniziato a dire, rompendo l'imbarazzante silenzio che si era interposto tra di noi. L'ho ascoltata ed osservata per tutto il tempo, poi è andata via per raggiungere la sua amica. Quando l'ho rivista, era in compagnia di due uomini. Ad un certo punto si è allontanata con uno di loro e non ci ho visto più. Quel ragazzo le stava sbavando dietro e Georgia ci stava. Ho evitato Alexandra, andando da lei per interrompere qualsiasi cosa stesse succedendo. Siamo rimasti soli e l'ho portata di sopra per poterci parlare. Era volubile e ubriaca. Ho preferito evitare di parlarle, dato lo stato in cui era. Avrebbe dimenticato le mie parole. Dopo poco, mi ha sfilato dalle mani le chiavi della macchina di Alexandra decidendo di guidare senza il mio consenso. Gliel'ho data vinta per una volta, andando con lei a casa sua.
Sul punto di salutarci, ho sentito  l'improvviso bisogno di intrattenerla ancora per un po', ma lei mi è sembrata nervosa, sfuggevole. L'ho guardata in quegli enormi occhi chiari prima di vederla sparire dietro la porta.
Sono rimasto seduto in macchina per alcuni minuti, fissando il vuoto. Poi sono tornato alla festa. Alexandra mi ha squadrato, chiedendomi dov'ero finito. "Georgia era ubriaca e l'ho accompagnata a casa".
"Non era tuo dovere. Non la conosci nemmeno".
"In realtà già ci conoscevamo. L'ho incontrata il mese scorso per la prima volta". Lei mi prende da parte, afferrandomi il braccio. "Che cosa stai cercando di dirmi? Ci sei stato insieme?" scuoto la testa.
"Mi ha aiutato a superare un periodo buio".
"È così che si dice adesso?" non aggiunge altro, dileguandosi. Alla fine della serata, sono di nuovo solo, in balia dei miei pensieri, senza un passaggio e senza un posto in cui stare. Sento di dover parlare con una persona, per sistemare il grande puzzle che è la mia vita. Forse è l'alcool a pensare per me, ma il mattino dopo mi trovo alla centrale di polizia, chiedendo di parlare con l'agente Jeffrey.

𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora