Dopo essere stato letteralmente cacciato da mia sorella dall'ospedale per aver fatto il fratello maggiore con il suo fisioterapista, Georgia mi consiglia di andare a cena fuori.
Si, mi ci vuole una serata diversa, per non pensare all'ultima settimana, agli ultimi mesi.
Al ristorante, lei parla per entrambi leggendo dal menu, completamente in russo senza traduzioni. Si, dovrò decisamente impararlo. In tarda serata, si incolla a me chiedendomi di andare in discoteca. "Su, non ti ho ancora visto ballare".
"Credimi, meglio che non mi vedi" lei soffoca una risata, trascinandomi. "Non puoi essere così male. Ti prometto che non riderò". Accetto dopo qualche minuto di tentennamento. Non riuscirei a dirle di no neanche volendo.Entriamo nel nightclub alle undici passate, facendoci spazio in mezzo alla folla. Non sono abituato a questo genere di posti, preferisco la tranquillità. Georgia al contrario, sembra a suo agio. Ha indossato un top attillato e pantaloni che lasciano poco spazio all'immaginazione. Passando tra le persone, la tengo stretta a me scrutando gli sguardi dei maschi. Lei lo nota, sorridendo. "Non essere geloso".
"Non sono geloso" mento, ordinando due cocktail al bar. Poi ci sediamo sui divanetti, guardando le persone ballare in pista. Ad un tratto, Georgia mi afferra la mano. "Andiamo!". Sbuffo prima di alzarmi.
"Dobbiamo proprio?" urlo per farmi sentire. La musica è alta e le luci sono fitte, colorate.
Georgia annuisce, raggiungendo il centro della pista. Mi prende le mani, muovendole a ritmo di musica. Devo fare un enorme sforzo per non scappare via.
"Lo sto facendo solo per te" le dico, avvicinandomi al suo orecchio. "Lo so e ti amo per questo" risponde, prendendomi il viso.Muovo i fianchi facendola ridere, poi una giravolta e le prendo la mano, facendola girare su se stessa.
"Hai visto? Sono pessimo".
"Sei adorabile". Rido e, nel medesimo istante, guardo oltre la spalla di Georgia. Un uomo la sta squadrando dalla testa ai piedi. Quindi la prendo per i fianchi stringendola stretta a me. "Che fai?" mi domanda, guardandomi negli occhi. "Nulla, voglio solo abbracciarti". Mi bacia con passione, strofinando le dita sulla mia barba.
"Mi ricordi perché volevo così tanto che la tagliassi?" faccio spallucce.
"Forse perché pungo" scuote la testa. L'uomo dietro di lei si avvicina, sfiorandola. Lei si volta, dicendole qualcosa in russo, poi va via. "Che ha detto?".
"Non so, non sento tanto bene con la musica alta". Spero di non prendere a pugni nessuno stasera, mi sento con l'adrenalina a mille e un fascio di nervi. Sarà un effetto collaterale delle pillole. Dopo un paio di balli, chiedo a Georgia di allontanarci tornando ai tavoli.Guardo spesso l'orologio che ho al polso ma non chiedo a Georgia di andarcene. Si sta divertendo e glielo devo, dopo la settimana che le ho fatto passare.
Immagino quanto sia duro per lei non pensare a quello che ci è successo ultimamente. Mi ama, di questo sono assolutamente certo. Ma solo pensare di metterla ancora in pericolo mi fa uscire di testa, non lo merita. Ed io, non merito di stare con lei.
All'alba, siamo fuori dalla discoteca. Riusciamo a vedere il sole sorgere prima di chiuderci in hotel e sprofondare in un sonno profondo.Ci svegliamo poco prima di mezzogiorno. La mano di Georgia si posa sul mio petto.
"Dam, sono le dodici". È l'unica a chiamarmi così. "Ancora cinque minuti.." brontolo, senza aprire gli occhi.
"Anche dieci, tanto siamo in vacanza" mi risponde, le dita che giocano con i peli sul mio petto. "Se fai così, non riesco a dormire però..".
"Non devi dormire!" salta su di me, prendendomi il viso tra le mani. Apro gli occhi. I suoi riccioli rossi mi sfiorano il viso.
"Sono stanco" mugugno, strofinandomi le palpebre. Georgia sbuffa, scivolando via dal mio corpo.
"Oggi dobbiamo andare da Ana?".
"Non lo so" resto immobile, lo sguardo fisso verso il soffitto. "Ieri mi ha fatto capire che voleva stare sola con il fisioterapista".
"Come darle torto" risponde lei, soffocando una risata. "Come?" sgrano gli occhi "..lo trovi bello anche tu?".
"Non è così male".
"È un pallone gonfiato".
Mi metto a sedere, infilando i pantaloni della tuta."Sempre meglio del suo ex".
"Questo sì, ma nient'altro". Georgia si sfila la maglia del pigiama, restando con la schiena nuda. La osservo attentamente prima che possa mettersi il reggiseno e la t-shirt.
"Sarà difficile averti come fratello maggiore".
"Ho le mie ragioni. Negli ultimi anni ho fatto bene a preoccuparmi e infatti vedi dove siamo finiti? Il suo ex stava per ammazzarmi".
"Per fortuna non ci è riuscito. Ha trovato pane per i suoi denti" annuisco, poi stringo i pugni.
"Sento che c'è qualcosa che non va in me" Georgia è perplessa. Aggrotta la fronte, guardandomi.
"È stata legittima difesa. Non l'avresti mai ucciso...".
"Stavo per uccidere Breznev".
"Perché ci ha rapito. Perché ti ha fatto rischiare la galera per un delitto che non avevi commesso".
"Lo hai detto anche tu. Quando ci siamo conosciuti mi avevi già sognato. Nei tuoi incubi ero un uomo violento con una maschera e un kalashnikov".
Georgia si viene a sedere accanto a me, prendendomi la mano.
"Erano solo sogni. Vedo troppe serie TV. Tu sei la persona più bella e più buona che io abbia mai conosciuto...".
"Lo dici solo perché sono il tuo ragazzo".
"No" lei sorride, stampandomi un bacio all'angolo della bocca "..lo dicevo anche molto prima di questo. Ero sicura della tua innocenza e lo direi persino davanti ad una giuria" scuoto la testa, alzandomi in piedi."Georgia, c'è una cosa che dovrei dirti" lei rimane seduta. Mi ascolta attentamente.
"Ci ho pensato molto e, credimi, è molto difficile per me fare una cosa simile..." il suo sguardo si fa serio.
"Anastasia ha bisogno di me. Non ci sono stato per lei negli ultimi dieci anni e non voglio che le accada niente...". Faccio una pausa, incapace di continuare. Sicuramente sto per fare una cazzata ma è la scelta più giusta.
"Resterò qui".
"Cosa?" annuisco. "Prenderò casa con lei e la aiuterò a sistemare le sue cose".
"Mi stai dicendo che non tornerai a Sofia con me?" annuisco ancora."E per quanto riguarda me? Noi?" tiro su con il naso.
"Non posso convivere con il peso di quello che ho fatto, di quello che potrei fare. Credo che dovremmo prenderci una pausa". Georgia abbassa lo sguardo, confusa. Infine si alza, viene verso di me esitando pochi secondi prima di tirarmi una sberla.
Prende il giaccone e va via, sbattendo la porta. Resto a fissare un punto nel vuoto. Poi mi siedo sul letto, le mani nei capelli e le tempie che pulsano. Sul comodino, una bottiglia di vodka portata via dal nightclub. Me la scolo tutta d'un sorso, maledicendomi.
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𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionGeorgia Beck desidera diventare una psicologa. Trasferitasi a Sofia per lavoro, trascorre la maggior parte del suo tempo in ufficio, con l'obiettivo di veder realizzato il suo sogno. Una sera, sulla strada per tornare a casa, un uomo la aggredisce...