17. Rampicante

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Si svegliò ansante ed elettrizzato.

Strizzò gli occhi un paio di volte per cercare di riprendere contatto con la realtà. Era solo, nel suo letto a Hogwarts come ogni mattina della sua vita. Analogamente agli alloggi degli altri insegnanti, il letto si trovava su una massiccia struttura a soppalco, sorretta da colonne di legno, che tramite una scala a chiocciola dava direttamente allo studio. La sua stanza era quindi un tutt'uno, stretta e con un altissimo soffitto a ogive. Per proteggersi dalla luce dell'unica vetrata, alta almeno quattro metri, il soppalco era dotato di una pesante cortina.

E dalle fessure di quella Severus potè distinguere a fatica il tenue bagliore del mattino.

Sospirò e richiuse gli occhi: vedeva ancora il volto di Lily in preda all'orgasmo. L'aveva sognata ogni notte dal loro ultimo, intenso incontro, e come sempre Severus usò la mano. E fu efficace. Dopotutto era solo lussuria, come diceva a se stesso ogni volta.

Si alzò dal letto, si diede una ripulita, in pochi minuti era operativo nel suo studio.

La vetrata a sesto acuto gli restituì l'immagine di una fitta nebbia sul parco circostante, in cui si distingueva il profilo della foresta proibita, che lui amava particolarmente, con gli alberi dai neri rami contorti che sembrano radicarsi in cielo. Quella vista e il suo umore particolarmente faceto, lo fecero decidere per un the nella sua stanza, e se ne preparò uno forte di foglie dello Yunnan.

Qualche tralcio di vite si era esteso alla vetrata e il professore si ricordò per l'ennesima volta che doveva reciderli. Le foglie erano ormai rossastre e rade, ma dai rami non tagliati la crescita sarebbe esplosa dopo l'inverno.

Inverno, dopo inverno... anche la malattia di Lily si era "propagata" nel tempo, proprio come una pianta infestante. Un tempo di ben 9 anni. Non poteva esserne certo, ma lei stessa aveva parlato di regresso lento e costante. Se così fosse, riflettè, non sarebbe stato sufficiente recidere il ramo, bisognava arrivare alla radice.

Metafore che parlavano di niente! Supposizioni! Come e quanto era disposto a fare per lei? E per quanto tempo? Questo era un problema reale. Il loro ultimo incontro lo aveva portato fin troppo vicino: quell'intimità era l'ultima cosa che desiderava. E a dire il vero sentiva una certa reticenza a tornare a Godric's Hollow...

Ma quel che doveva essere fatto, doveva essere fatto, si disse allacciandosi la redingote sopra la camicia e infilando la solita toga nera. Lui era l'unico che poteva lavorare al caso, dopotutto, perché lei glielo aveva permesso. Tentare e scoprire, questa era la sua missione di scienziato.

Per tutto il resto ci sarebbe stata la dovuta barriera.

Quando molto più tardi quel giorno, dopo una mezza sfuriata in classe a causa dell'ennesima esplosione, si presentò nel camino di Lily, Severus si obbligò al distacco. Era il loro secondo appuntamento di "cura": se lei fosse stata imbarazzata, come presumeva dato quello che era successo la volta prima, avrebbe dovuto metterla a proprio agio con l'atteggiamento professionale del medico.

"Sono in cucina, Sev! Aspettavo giusto te... vieni a vedere!"

Dalla voce sembrava tutto fuorchè imbarazzata.

Sulla porta della cucina ebbe una visione squisita.

Lily era al tavolo centrale, intenta a girare con il mestolo il contenuto di un calderone da 60 once, posto su un fornello incantato, sorretto da un treppiede di ferro.

Tutt'attorno era un mezzo caos: contenitori con erbe, un grande pestello di marmo, uno piccolo di legno, semi, radici, grossi fasci di Rucola Salvifica, alcuni rami di salice ammonticchiati e privati di parti di corteccia. E sopra il famoso forno babbano si trovava una quantità di libri aperti, una distesa che riempiva l'intero bancone.

Lily Of The Night - #harrypotter ffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora