¡Trabaja muchacho!

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Le scale non erano mai sembrate così lunghe ad Oliver. Si sentiva come un bambino in attesa di essere visitato dal dottore: spaventato. Cercò comunque di tranquillizzarsi un minimo: Guillermo gli aveva parlato di una campagna stampa quella mattina, quindi non doveva aver paura. Tutto quello che avrebbe dovuto fare sarebbe stato solo scrivere. O almeno questo era quello che sperava.
Finalmente arrivarono in una specie di sottotetto. Oliver notò che faceva stranamente molto caldo lassù. "Com'è possibile?" pensò stupito, ma la voce di Alfonso interruppe la sua curiosità: "I dieci che sono arrivati stamattina vengano qui davanti a me. Tutti gli altri si mettano al lavoro. Ora." I detenuti ubbidirono all'istante. Fu così che rimasero solo Oliver e altri nove ragazzini davanti al capo ufficiale. Con sua grande sorpresa Oliver si accorse che gli altri ragazzini erano tutti più piccoli di lui: dovevano avere all'incirca quattordici-quindici anni e tremavano come foglie. Oliver non pote' fare a meno di provare un po' di pena per loro.
"Siamo già in ritardo, quindi vi risparmio le manfrine" esordì Alfonso. "Gomez, Garcia, Sosa, Blanco, Lopez e Alvarez, voi vi occuperete della scrittura dei dépliant. Romero vi aiuterà." Un ragazzo si avvicinò a loro: "Seguitemi" ordinò. I sei ragazzini chiamati da Alfonso seguirono Romero docili come agnellini.
"Invece Diaz, Vazquez, Perez e Castro" continuò Alfonso - Oliver sperò che non fosse quello che temeva - " voi dovrete fare le foto che poi allegherete ai dépliant."
A quelle parole Oliver sbianco'. "Non ci credo. Non può essere" pensò. Con tutta la sfortuna che aveva avuto finora poteva andare peggio di così?! A quanto pareva il karma aveva deciso di tirargli un bidone. E che bidone!
"Che c'è Castro? Hai qualche obiezione da fare per caso?" Alfonso riscosse Oliver dai suoi pensieri. "Ecco, io..." balbetto' il ragazzo. Degluti'. "Non... non credo che fare foto sia la mia specialità." Non appena pronunciò queste parole Oliver senti' un peso enorme nel petto, ma lo ricaccio' subito giù nel profondo. Alfonso assottiglio' gli occhi e Oliver si affrettò a proseguire: "Vede, signore, io ho intenzione di studiare diritto, proprio come hanno fatto i miei genitori. La fotografia è solo un'inutile perdita di tempo per un futuro avvocato come me."
Gli occhi di Alfonso erano ormai ridotti a due fessure. Fulmineo si avvicinò ad Oliver e lo sollevò da terra prendendolo per il colletto. Gli altri tre ragazzini sussultarono.
"Vuoi fare la fine di Aguirre?" domandò minaccioso il capo ufficiale. Oliver scosse energicamente la testa. Aveva una paura del diavolo. Alfonso aprì la mano e Oliver cadde a terra con un tonfo. "Non me ne frega un cazzo dei tuoi progetti per il futuro Castro. Per me puoi anche diventare capo di stato. Ma tu il lavoro lo fai, che ti piaccia o no. Sono stato chiaro?" "Sì signore" mormorò Oliver con un filo di voce. "Molto bene" disse Alfonso. "Ponce vi condurrà nelle apposite sale dove dovrete fare le foto." Un ragazzo con delle macchine fotografiche tra le mani si avvicinò al capo ufficiale; Oliver lo riconobbe subito. "Dante!" esclamò stupito e felice allo stesso tempo. Dante gli sorrise ampiamente: "Ciao Oliver." Poi si rivolse agli altri tre ragazzini: "Venite con me" disse loro con voce gentile. I tre, conquistati dalla gentilezza di Dante, lo seguirono immediatamente, facendoglisi intorno come se fosse Gesù di Nazareth. "Vieni Oliver" lo esorto' Dante. Rasserenato da quello sguardo limpido come il cielo primaverile, Oliver seguì il suo nuovo amico giù per le scale.

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