La Esma

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Il sole mattutino illuminò il viso di Oliver, il quale si rintano' sotto le coperte. "C'è troppa luce..." borbotto' ancora assonnato. "Buongiorno signorino Oliver" disse Dominic aprendo le finestre dell'enorme camera da letto del ragazzo. "Dormito bene?" Oliver si tirò su a sedere e si stropiccio' gli occhi. "Sono stato meglio" ammise. "I suoi genitori l'aspettano in cucina per la colazione" disse ancora Dominic. Oliver si alzò dal letto e andò nella sala da pranzo.
I suoi genitori erano già seduti a tavola. " Buongiorno Lolo" lo saluto' sua madre. "Hai dormito bene?" Oliver la guardò; si ricordò delle sue parole e di quelle di suo padre, così le rispose: "Sì, grazie mamma." Oliver si sedette a tavola e addento' un panino tostato. "Ho preparato i tuoi preferiti" disse a quel punto suo padre. Oliver sorrise: "Grazie papà."
Per un po' la famiglia rimase in silenzio. Fu Oliver a romperlo poco dopo: "Stavo pensando... la scuola è già iniziata, come farò a recuperare il programma?" "Non preoccuparti tesoro" rispose sua madre. "Il direttore ci ha già assicurato che non c'è nessun problema: i tuoi compagni ti aiuteranno a rimetterti in pari." "Perfetto." Dopo una breve pausa aggiunse: "A proposito, non mi avete ancora detto dove si trova la scuola." "Stavamo proprio per dirtelo" disse suo padre. "Si trova nel quartiere Nunez, sull'Avenida Libertador." "Ma è praticamente dall'altra parte della città!" esclamò Oliver stupito. Lui e i suoi genitori, infatti, vivevano nel quartiere San Telmo, situato nella zona ovest di Buenos Aires. "Lo so, per questo dobbiamo muoverci se non vogliamo arrivare in ritardo" disse Teodoro.  "Il direttore ci aspetta per le otto. Perciò Oliver finisci di fare colazione e poi vai a vestirti." Oliver ubbidi'. Quando si alzò per andare a vestirsi Teodoro e Lisa si guardarono sorridendo: sì, quell'esperienza avrebbe sicuramente fatto bene ad Oliver.

Alle sette e mezza in punto Oliver e i suoi genitori uscirono di casa. Presero il tram che li avrebbe portati fino al quartiere Nunez e poi da lì avrebbero proseguito a piedi fino alla Escuela Mecanica de la Armada, meglio conosciuta come Esma.
Mentre il tram proseguiva la sua corsa, Oliver non pote' fare a meno di notare quanto fosse cambiata la sua città natale. Da bambino ricordava Buenos Aires come una città vivace e piena di vita. Ora invece i segni della dittatura erano evidenti: i manifesti, le scritte sui muri... Non gli sembrava neppure di essere nella stessa città. Buenos Aires era cambiata così tanto negli ultimi anni...
Finalmente il tram si fermò. Oliver e i suoi genitori scesero e proseguirono a piedi per raggiungere la Esma. Quando arrivarono davanti all'edificio, che si trovava sull'Avenida Libertador al numero 8200, ebbero tutti un attimo di soggezione. L'edificio era grande, con delle colonne di marmo bianco sulla facciata principale. L'edificio era di colore bianco, che, alla luce del sole, sembrava ancora più accecante. Trasmetteva grande autorità e disciplina, i valori primordiali di una scuola militare.
Lisa si riprese per prima e stringendo forte la mano del figlio gli chiese: "Sei pronto Lolo?" Il ragazzo si riscosse; guardò la madre e poi suo padre. Non poteva mostrarsi debole. "Sì mamma, andiamo." E detto questo  Oliver si avvio' verso l'edificio cercando di non piangere: non voleva farsi vedere dai suoi genitori. Questi ultimi lo guardarono e pensarono che il loro figlio era davvero molto coraggioso ad affrontare quella nuova esperienza. Così si avviarono anche loro dietro al figlio.

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