Reunion

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Il corpo dell'uomo era lacerato dal sangue: sembrava che fosse stato fatto a pezzi dai cani tanto era ricoperto di sangue.
Nonostante questo, però, c'era qualcosa di familiare in quell'uomo. Oliver sentiva di averlo già visto. Poi, quando incontrò quegli occhi caldi come il fuoco, di colpo capì. "Zio?!" esclamò incredulo.
Oliver aveva un vago ricordo dello zio. Da piccolo (aveva cinque/sei anni) Vito veniva spesso a trovarlo insieme alla sua fidanzata, di cui Oliver al momento non riusciva a ricordare il nome. Entrambi erano sempre stati molto carini con lui e il piccolo Oliver li adorava. Ma quando i due si sposarono sua madre cacciò di casa la sorella e la escluse dalla sua vita. Inoltre proibi' a entrambi di venire a trovarli.
Vito alzò la testa di scatto. Quando vide Oliver sbatté le palpebre un paio di volte dallo stupore, per poi esclamare con gli occhi lucidi: "Oliver? Sei davvero tu?" Vito si alzò per correre da suo nipote, ma le catene a cui era legato lo trattennero e lo fecero cadere a terra. "Zio! Stai bene?" chiese preoccupato Oliver. "Sì sì, non preoccuparti." Vito cercò comunque di avvicinarsi il più possibile alla porta della cella. "Come sei diventato grande! L'ultima volta che ti ho visto eri solo un bambino, e adesso... oh mamma." Vito aveva gli occhi lucidi dall'emozione, e anche Oliver era emozionato di rivedere suo zio dopo tutto quel tempo. "Anche per me è bello rivederti zio. Ma perché sei qui?"
Vito gli raccontò di come Guillermo l'avesse rapito durante la notte mentre stava dormendo beatamente accanto alla moglie e della punizione che doveva subire perché Rosalia aveva scelto lui al posto di Guillermo quella sera di tanti anni prima. Oliver rimase scioccato da tutte le torture che lo zio aveva dovuto subire. "Adesso Guillermo mi vuole trasferire in Cile" disse Vito tristemente. "In Cile?" ripeté Oliver confuso. "E perché?" "Si è stancato di me, di torturarmi, e quindi mi vuole mandare là." Vito non aveva detto tutta la verità al nipote, non gli aveva detto del piano diabolico che Guillermo aveva in mente per lui, ma l'aveva fatto per non preoccupare Oliver ulteriormente. "Ah be', allora andrai in un posto migliore no?" disse Oliver con un piccolo sorriso, pensando di rincuorare lo zio. "No! È una sentenza di morte!" "In che senso?" chiese Oliver perplesso, anche se stava iniziando a preoccuparsi. "Hai presente quelli che vengono selezionati per andare in Cile o in Patagonia, tutti i mercoledì?" Oliver annuì. "Ecco, quei ragazzi, dopo essere stati caricati sull'aereo, vengono gettati nel fiume, o in alcuni casi nel mare, incoscienti." Oliver rabbrividi' al tragico destino che attendeva quei poveri ragazzi. "Ma... in base a cosa li scelgono?" domandò lentamente. "Scelgono tutti quelli che sono contro la dittatura, o anche solo chi la critica. Puoi criticare qualsiasi cosa, dalla scuola, allo sport, ma per Guillermo sei da eliminare definitivamente. Adesso però devi andartene, sei stato qui anche fin troppo!" "Va bene zio, ciao!" "Ciao Oliver."
Oliver fece per andarsene quando una voce gli gelo' il sangue nelle vene: "Castro."
Gli occhi di Alfonso mandavano fiamme, così grandi che Oliver sentiva il bruciore sulla sua pelle. Degluti'. "Ti avevo chiesto di andare a prendere la carta fotografica, non di fare una passeggiata nei sotterranei." "Ehm... ecco io veramente..." Oliver cercò di trovare una scusa plausibile senza successo. "Taci" sibilo' il capo ufficiale. "Non hai fatto il tuo dovere, e adesso paghi le conseguenze. Seguimi." Oliver non osò più dire "a" e obbedi'.

Molte ore dopo, Oliver rientrò in camera distrutto. "Sono tornato..." gracchio' con un filo di voce. Poi crollò a terra sfinito. Subito Felipe accorse da lui: "Come ti senti?" gli chiese premuroso. "Non mi sento più le gambe e i piedi." "Cosa ti ha fatto Alfonso?" "Lascia perdere guarda, è stato orribile" mormorò Oliver trascinandosi verso il letto e buttandocisi sopra. "Prima mi hanno fatto correre sui chiodi, e poi Alfonso mi ha ustionato le gambe con un lanciafiamme." Oliver rabbrividi' al ricordo del bruciore. Era stato terribile. "L'importante è che tu sia ancora vivo. Non potevo restare senza il mio compagno di stanza." A quelle parole Oliver sorrise debolmente nonostante il dolore lacerante che stava ancora provando. "Comunque, se posso chiederti, dove sei andato stamattina invece di andare a prendere la carta fotografica?" Oliver fece un respiro profondo prima di confessare: "Ho visto il fantasma della Esma e ho scoperto che è mio zio." Felipe sgrano' gli occhi; dopo qualche secondo esplose: "Okay, decisamente non era questo che mi ha aspettavo. Tu cosa?! L'hai fatto davvero? Ma tu sei un genio, Oliver! Non pensavo che avessi tutto questo fegato. Ma io ti adoro!" Oliver diventò paonazzo: "Oddio, dimmi che stai scherzando."  "No no, tu sei davvero geniale! E comunque sapevo che il fantasma della Esma era reale. E poi... come è tuo zio?! Tu devi dirmi tutto subito subitissimo!"
Oliver gli raccontò dell'incontro con lo zio e della verità sui voli della morte. Felipe si batte' una mano sulla fronte: "Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima?" Si alzò di colpo dal letto. "Andiamo!" "Che vuoi fare?" chiese Oliver preoccupato che l'amico potesse combinare qualche disastro. Felipe sorrise come un cucciolo di volpe: "Ho un piano."

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