Madre de Dios

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Proprio in quel momento il suono della campanella squarcio' l'aria. Nello stesso istante la porta della mensa si spalancò ed entrò Alfonso. "La cena è finita! Alzatevi e tornate ai vostri posti! Muovetevi, branco di imbecilli!" abbaio'.
Tutti gli uomini e i ragazzi presenti nella mensa si alzarono e cominciarono a uscire. Mentre si alzava Oliver notò con la coda dell'occhio Dante che prese in braccio Cristobal e lo mise su una sedia a rotelle posta vicino alla parete. Oliver rimase molto sorpreso da questo. Un detenuto disabile alla Esma? "Sei sorpreso non è vero?"
La voce di Felipe lo fece sobbalzare. "Ma... non ho nemmeno aperto bocca!" esclamò Oliver sbalordito. "Come hai fatto a capire che..." "Ho visto nei tuoi occhi la curiosità" rispose con semplicità il ragazzo dagli occhi verdi. "Sei incredibile" commentò Oliver affascinato. "Sei davvero un mago della psicologia." Felipe rise e di nuovo Oliver si ritrovò a pensare a quanto fosse bella la sua risata. E di nuovo scaccio' via quel pensiero inopportuno.
"Cristobal purtroppo ha avuto un incidente, di cui però non vuole mai parlare" iniziò a raccontare Felipe. A quelle parole Oliver si fecesubito attento. "Era già così quando è arrivato qui. Per questo ha costantemente bisogno di qualcuno che lo aiuti a spostarsi e che si occupi di lui. E Dante è la persona più adatta per questo lavoro. È molto paziente." "Lo hai visto nei suoi occhi?" Felipe sorrise e Oliver dovette fare del suo meglio per trattenersi dal pensare qualcos'altro di carino su di lui. "No, l'ho visto nel suo modo di fare. Si vede che è paziente dai suoi gesti e dal suo comportamento" aggiunse guardando l'amico che si stava dirigendo verso l'uscita della mensa.
Oliver capi' che Felipe voleva davvero bene a Dante: si vedeva nei suoi occhi l'affetto sincero che provava per lui. "Allora io torno di sopra" disse Oliver. Felipe lo guardò perplesso: "Ma come? Dobbiamo lavorare ancora per un'ora, non puoi tornare di sopra!" "Guillermo mi ha detto che per oggi non avrei lavorato" gli spiegò Oliver. "Mi ha detto che visto che oggi era il primo giorno non mi faceva lavorare." Felipe alzò le sopracciglia: "Ti ha detto davvero così? Che strano, di solito i nuovi detenuti lavorano fin da subito. Quando sono arrivato io mi hanno fatto lavorare non appena ho messo piede qui. Tu sei stato molto fortunato." "Già. Be' allora ti aspetto su, okay?" "Certo, a dopo!"
Oliver si diresse verso le scale; fece per mettere il piede sopra il primo gradino quando la voce di Alfonso lo fermò: "Castro." Oliver si girò lentamente: "Sì?" "Dove stai andando?" "Ehm... stavo tornando in camera. Guillermo mi ha detto che avrei cominciato a lavorare domani." "Ah sì?" chiese l'ufficiale beffardo. Oliver annuì. "Be' mi dispiace dovertelo dire ma..." Fece un sospiro prima di proseguire: "dato che sei qui dalle otto di stamattina e non hai fatto praticamente un cazzo tutto il giorno, direi che almeno per un'ora potresti metterti a lavorare anche tu. Non credi, Castro?" "Ma questo non ha senso!"
Tutti si voltarono nella direzione della voce. Felipe. "Ancora tu, Aguirre?" sospirò Alfonso. "Hai finito di intrometterti negli affari degli altri?" Felipe si diresse a passo marziale verso Oliver e Alfonso e si mise tra di loro. "Oliver è arrivato stamattina" esordì Felipe arrabbiato rivolto all'ufficiale. "Non ha senso farlo lavorare solo per un'ora se oggi lo avete lasciato stare tutto il giorno! Siete degli stronzi bastardi!" "Felipe..." provò a dirgli Oliver. Non voleva finire nei guai, ma non voleva nemmeno mettere nei guai il suo nuovo amico.
Come se questo non bastasse ci si mise anche Alfonso: "Sì Aguirre, ascolta il tuo... amichetto." Aveva detto però l'ultima parola in tono di scherno. Felipe socchiuse gli occhi e lanciò ad Alfonso un'occhiata di fuoco. "Non provocarmi" sibilo' a denti stretti. La sua voce era bassa e minacciosa. Oliver guardava il suo compagno di stanza a bocca aperta: non pensava che potesse essere capace di una simile rabbia. "Non ti sto provocando" rispose Alfonso senza batter ciglio. "Ti sto solo dicendo che faresti bene a dare retta al tuo amico se non vuoi finire nei guai come tuo solito..." Fece una pausa prima di aggiungere con una nota di disgusto nella voce: "... maricon."
A quelle parole il cuore di Oliver si fermò.

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