Padre Fernando accetta

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Una settimana dopo, alla fine della messa, padre Fernando fece un cenno a Dante perché lo raggiungesse in sagrestia. Aveva qualcosa di importante da dirgli. "Ho riflettuto a lungo prima di prendere questa decisione" esordì padre Fernando facendo un respiro profondo. Degluti' prima di proseguire: "Ho accettato di benedire i desaparecidos perché..." Una lacrima gli scese senza volerlo lungo la guancia. "Mi dispiaceva da morire non poter fare nulla per salvare quei poveri ragazzi da quella fine ignobile!"
A quel punto il padre cappellano scoppiò in lacrime. D'istinto Dante si alzò dalla sedia su cui era seduto e lo abbracciò stretto. "Scusami, io..." singhiozzo' padre Fernando. "Sssh, va tutto bene" lo rassicuro' Dante dando al padre cappellano qualche carezza sulla testa. Padre Fernando era commosso dalla delicatezza del suo Dante. Meritava davvero tutto l'amore del mondo. Quando si staccò gli disse ancora con gli occhi lucidi: "Accetto di aiutarvi nella vostra fuga." A quelle parole Dante fece un sorriso radioso che scaldo' il cuore di padre Fernando. "Sapevo che non ci avresti deluso" disse Dante. "In quanti sarete?" domandò il padre cappellano. "Quattordici, e forse quindici se verrà anche il fantasma della Esma." Padre Fernando si bloccò: "Parli di don Vito?" "Lo conosci?" chiese Dante stupito. "Sì, purtroppo. Sarei molto contento se riuscisse ad andarsene da qui. Pover'uomo, ha sofferto fin troppo."
Nel frattempo, mentre Oliver stava facendo delle foto nell'aula gialla, Alfonso lo chiamò: "Castro!" Oliver sussulto'. "Il direttore ti deve parlare." Oliver degluti', ma seguì Alfonso senza protestare. A un certo punto Alfonso si girò di colpo: "Ah, e porta con te la macchina fotografica. Ne avrai bisogno." Oliver fece per chiedergli perché, ma lo sguardo del capo ufficiale gli fece rimangiare quello che stava per dire.
Quando entrò nell'ufficio del direttore quest'ultimo era seduto alla scrivania. "Buongiorno" lo salutò Oliver un po' intimidito. "Salve Castro. Grazie Alfonso, puoi andare." Alfonso uscì e Guillermo si rivolse ad Oliver: "Ti ho chiamato perché devi fare le foto di una persona." "Po... posso sapere di chi si tratta?" domandò timidamente Oliver. "Meno sai, meglio è per la tua vita" tagliò corto il direttore. Guillermo si alzò e fece segno ad Oliver di seguirlo.
I due scesero fino al seminterrato e si fermarono di fronte ad una cella. Quando Guillermo aprì la porta Oliver non riuscì a credere ai propri occhi: quella era la cella di suo zio Vito! Ma com'era ridotto! Aveva il corpo pieno di sangue: era evidente che era stato torturato da poco e che probabilmente dovevano averlo pestato a sangue. Oliver inorridito a quella vista si impietosi' e, senza neanche accorgersene, gli scappò dalle labbra un "Zio Vito!" sconvolto.
Appena Guillermo senti' quelle due parole capì che doveva sbarazzarsi anche di Oliver, così sibilo': "Voglio che tu faccia delle foto in cui si vedano le condizioni pietose di questo traditore." Oliver tremo'; ormai il suo destino era stato segnato. Ma in quel momento gli venne in mente Felipe, il suo coraggio senza pari, il suo sorriso solare, al fatto che lui lo a...
"Muoviti Castro!"
La voce di Guillermo interruppe bruscamente i suoi pensieri. E da un lato era un bene: stava per dire davvero... quella cosa?
Ma Oliver non poteva permettere altri errori: prese in mano la macchina fotografica e iniziò a fare le foto allo zio.

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