Una storia triste

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Oliver rimase di sasso di fronte a quella reazione così forte. "Com'è possibile che non voglia andarsene? È il sogno di ogni detenuto in questo posto!" Fece per chiedere spiegazioni a Dante, visto che lui ne sapeva di più su Cristobal, ma in quel momento rientrò Mauricio che richiamò la loro attenzione gridando: "Okay, vi siete riposati abbastanza. Smettete di parlare e ricominciate a fare gli esercizi di coordinazione! Veloci!"
Oliver sapeva che doveva assolutamente parlare con Cristobal, così d'impulso chiese all'ufficiale: "Scusi, visto che Godoy fa fatica posso aiutarlo io?" Mauricio acconsentì con un cenno brusco del capo. Oliver si mise a correre verso Cristobal e iniziò ad aiutarlo con le circonduzioni delle braccia. Oliver voleva dirgli qualcosa, ma non sapeva cosa dire per non metterlo a disagio. Per fortuna Cristobal se ne accorse: il suo viso era così evidente che persino un cieco l'avrebbe notato. "Non ti sembra vero che io voglia restare. Non è così?" Oliver aprì la bocca per qualche secondo, poi annuì, arrendendosi all'evidenza.
Cristobal sospirò: la storia che stava per raccontare non era affatto facile, era molto dolorosa, solo Dante lo sapeva, ma era giunto il momento che anche Oliver sapesse cosa c'era dietro il suo comportamento. Così Cristobal iniziò a raccontare.

"Ero uno schermidore molto bravo. Erano in tanti a dirmi che ero destinato a diventare un grande campione... fino al giorno dell'incidente." Oliver a quelle parole si fece attento. "Tre anni fa, io e Roberto, un mio amico, avevamo deciso di sfidarci a duellare sul parapetto del ponte Nicolas Avellaneda." "Cosa?! Dici davvero?" "Che stupidi, eh? Ce l'avevano detto tutti che era troppo pericoloso. Tutti. Ma sai, quando si è giovani, a volte si fanno delle cose sbagliate. Per tanti motivi, ma sopratutto per la sfrontatezza, come nel nostro caso. Volevamo dimostrare che noi non avevamo paura di niente, che potevamo fare qualsiasi cosa." Cristobal si fermò; adesso veniva la parte più difficile da raccontare, quella che avrebbe voluto dimenticare a tutti i costi. Ma doveva farcela. Fece un respiro profondo e proseguì: "Fu uno scontro molto duro... a un certo punto cademmo entrambi. Roberto si schianto' contro il basamento di cemento e morì sul colpo" e qui gli occhi di Cristobal si fecero lucidi, "la mia caduta invece fu attutita dal fatto che la mia cintura si impiglio' a pochi metri dalla base. Sbattei la testa contro il traliccio del ponte prima di perdere i sensi. Quando mi svegliai vidi il viso di Roberto a pochi centimetri dal mio. Aveva gli occhi che sembravano fatti di vetro. Il sangue gli scendeva copiosamente dal naso." Cristobal degluti'. Oliver aveva gli occhi lucidi dall'emozione. "A quella vista pensai "Sono stato io. È stata colpa mia." Svenni di nuovo e quando mi ripresi ero in ospedale. Non riuscivo a muovere le gambe, anche se non avevo lesioni apparenti e potevo riprese a camminare... non ci sono mai riuscito. Da quel giorno non ho mai più camminato."
Oliver gli mise una mano sulla spalla e a quel contatto Cristobal scoppiò in lacrime. Oliver era dispiaciuto per la triste vicenda accaduta al suo amico, ma invece di sentirsi impotente senti' come un fuoco dentro. Senza neanche rendersene conto le parole gli uscirono dalla bocca come un fiume in piena: "Tre anni qui dentro sono una punizione più che sufficiente per te. Non è stata colpa tua. Sei tu che ti sei fatto quest'idea nella testa. Guardati! Sembri un morto vivente! Secondo te Roberto sarebbe felice se ti vedesse in queste condizioni pietose? Devi ricominciare a vivere! Sia per Roberto che per te stesso!"
Cristobal fissò Oliver a bocca aperta: nessuno gli aveva mai parlato in quel modo riguardo l'incidente. Tanti avevano cercato di convincerlo a ritornare a camminare, ma lui aveva sempre pensato che la punizione che aveva ricevuto fosse giusta. L'idea che potesse vivere anche per Roberto non gli aveva nemmeno sfiorato la mente.
Cristobal sorrise a Oliver in un modo che il giovane Castro non aveva mai visto prima di allora. Ma la frase che pronunciò in seguito lo fece sorridere ancora di più: "Vengo con voi."

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