"Solo buone notizie!"

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Dante prese in braccio Cristobal e lo posò delicatamente sul letto. Stava per mettersi sotto le coperte anche lui quando sentirono bussare alla porta. Tre colpi brevi e tre veloci. "Felipe?" chiese Dante sorpreso. Quel modo particolare di bussare, infatti, era un messaggio in codice inventato da Felipe. Significava "ho bisogno di aiuto!" "Che cosa vorrà a quest'ora?" borbotto' Cristobal. Erano ormai le undici di sera e l'unica cosa possibile da fare a quell'ora, almeno alla Esma, era dormire. "Non ne ho idea, ma lo scopriremo presto" disse Dante e aprì la porta. "Felipe, va tutto bene?" domandò preoccupato Dante. Felipe però non era affatto preoccupato, anzi. Era molto eccitato, saltellava da un piede all'altro, tanto che Cristobal gli chiese: "Perché stai saltellando come una cavalletta?" "Gentile come sempre, vero Cris?" fece Felipe ironico. Poi proseguì sempre saltellando: "Chicos, domani mattina troviamoci tutti in palestra nel turno di Mauricio." "E perché proprio durante il suo turno?" chiese Cristobal sulla difensiva. "A lui non piace fare da guardia. Ci lascerà sicuramente da soli." "È per questo che dobbiamo vederci durante il suo turno. Vi devo dire una cosa importante..." "Spero che non sia niente di grave Felipe" disse Dante ancora lievemente preoccupato. "Oh no, anzi... solo buone notizie!" Felipe si mise a ridacchiare, lasciando i suoi amici ancora più confusi. Felipe si stava comportando in modo davvero strano...
In tutto questo Oliver era rimasto in silenzio. Sperava con tutto il cuore che non li scoprissero. All'improvviso senti' dei passi in lontananza. "Felipe, arriva qualcuno! Nascondiamoci!" Lo prese per un braccio e corsero via. "Di qua!" Felipe indicò ad Oliver la porta di un piccolo sgabuzzino. I due si infilarono dentro. "Uh, meno male, di solito è sempre chiuso" sospirò Felipe sollevato. Oliver però era così agitato che respirava rumorosamente. Un po' per la gran corsa, un po' per la paura di venire scoperto. "Sssh... respiri troppo forte" gli sussurrò Felipe. "Così ci scopriranno di sicuro." Allora Oliver gonfio' le guance e trattenne il respiro.
Intanto i passi si avvicinavano sempre di più; quando arrivarono davanti alla porta dello sgabuzzino si fermarono un momento. Il viso di Oliver era rosso come un peperone dallo sforzo: non ce la faceva più, aveva bisogno di aria. Felipe gli mise una mano davanti alla bocca, mentre con l'altra gli fece segno di stare zitto; Oliver cercò di far uscire l'aria il più piano possibile, e fortunatamente ci riuscì.
Poco dopo che Oliver ebbe buttato fuori tutta l'aria i passi si allontanarono. Felipe fece capolino con la testa; quando vide che non c'era più nessuno sussurrò: "Bene, via libera." I due tornarono in camera in punta di piedi per non disturbare gli altri detenuti e poi si misero a letto. Ma nessuno dei due si addormentò subito come avrebbe dovuto: ognuno infatti era perso nei propri pensieri. Felipe pensava a come avrebbero potuto organizzare la fuga: era un piano rischioso, certo, ma era anche l'unico modo per rivedere la sua famiglia e non essere beccato e torturato. "Sto arrivando Paulina, aspettami!"
Oliver pensava al piano di Felipe: era molto rischioso, ma se voleva uscire da lì e rivedere i suoi genitori non aveva scelta. "E se non dovessimo farcela? Che cosa ne sarà di noi?"

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