Quella mattina ero raggiante.
La notte aveva nevicato, era ancora buio, a rivelarlo solo la timida luce dei lampioni.
Non una di quelle nevicate eccessive, solo una spruzzatina di bianco, sufficiente per tingere candidamente l’intera città di Padova.
Potevo scorgere in lontananza tutta Prato della Valle colorata di bianco: la sua isola centrale, il suo canale circolare e tutte le sue 78 statue.
Erano le 6 del mattino, ero ancora scombussolata dal mio ultimo viaggio negli Usa, e restai con lo sguardo fisso fuori dalla finestra, felice come una bambina di 5 anni.
Sembrava un mondo fatato, il manto nevoso non era ancora stato rovinato dalle ruote delle auto e dalle impronte dei passanti.
Sembrava una spolverata di zucchero a velo. Anche la mia auto, parcheggiata sotto casa, ne era completamente ricoperta.Era prevista una splendida giornata di sole, di quelle con un cielo azzurro, senza la presenza di una nuvola, fredda ma tersa.
Dopo 10 giorni, trascorsi a New York a fare da interprete tra una società italiana ed una americana per una collaborazione nella produzione e distribuzione di prodotti per parrucchieri, finalmente, stremati ma felici, si era raggiunto un accordo.
Milionario, dovrei aggiungere e l’intera gestione della trattativa dei prossimi mesi sarebbe stata gestita dalla nostra “ABC Translations”, coadiuvata da un team di avvocati e fiscalisti.
Non era di certo una novità, per un’agenzia di interpreti internazionale come la nostra, portare a casa contratti di quella rilevanza, ma era la prima volta che li portassi a casa io, ultima pedina nella scala gerarchica dell’azienda.
Il mio capo, ricevuto l’ingaggio, ne sarà stato certamente fiero, perché di solito era raro un simile successo per un interprete “junior”, meno che meno se di sesso femminile.
Quel giorno sarebbe toccata a me, quella pacca sulla spalla tanto agognata.
Mi ero impegnata sul lavoro, avevo dato piena disponibilità a viaggiare e mi ero tenuta continuamente aggiornata su tutte le 4 lingue per le quali ero stata assunta.
Me lo meritavo e niente avrebbe potuto rovinare quel giorno, neanche il fatto che fosse venerdì 17, perché in verità, era da sempre il mio numero fortunato.
- Allora signorina Rebecca Damiani, quando l’abbiamo assunta ci siamo presi un grosso rischio, perché troppe volte “giovane” è stato sinonimo di inesperienza e mancanza di umiltà.
Basta che si guardi intorno, per capire che tutti i suoi colleghi siano più grandi di lei.
Ma le feci io stesso il colloquio e rimasi profondamente colpito dalla sua professionalità e dalla perfezione della sua pronuncia.
Ritengo sia stata una collaborazione proficua per entrambi, difficilmente colleghi della sua età portano a casa stipendi come i suoi, ne siamo entrambi consapevoli.
Bene, detto questo, oggi non abbiamo più bisogno del suo ruolo, questa è la lettera di dimissioni dalla nostra società come interprete, la prego di firmarla. -
Confusione, incredulità e panico.
Queste le mie prime sensazioni ad una simile notizia.
Ero pronta a ricevere la pacca sulla spalla, a sentire il mio capo congratularsi con me e invece sopra al tavolo c’erano delle dimissioni.
Le mie dimissioni!!!
Caldo, freddo e di nuovo caldo.
In un attimo mi sono sentita come le mie colleghe più grandi alle prese con le vampate della menopausa.
Non può essere, non adesso, non a me, che ho appena concluso un ottimo contratto.
- Io non capisco, non mi sembra di aver sbagliato nulla…
- Signorina Damiani, si ricorda per cosa sia stata assunta?
- Si, certamente, come interprete junior per il francese, lo spagnolo, l’inglese ed il russo.
- Appunto, ma non ha rispettato il suo ruolo.
- Mi sta dicendo che ho calpestato i piedi a qualcuno? Perché mi creda non me ne sono accorta, di certo non l’ho fatto di proposito, mi deve credere.
- Non ha più importanza adesso, la prego non si dilunghi e firmi la lettera di dimissioni, come vede abbiamo già inserito tutti i suoi dati.
- Potrei avere un bicchiere d’acqua per favore?
- Signorina per cortesia tenga il bicchiere ma veda di non svenirmi qui, che non mi pare il caso.
Anche perché si sta facendo tardi e rischiamo di non fare più in tempo.- Deve licenziare altre persone dopo di me?
- A dire il vero ne devo assumere una.
- Certo che lei non ha un minimo di sensibilità, aspetti almeno che esca dal palazzo!
- Beh, se vuole uscire, esca, ma veda di rientrare velocemente che non ho tempo da perdere.
- Rientrare?
- Scusi il contratto da interprete Senior lo vuole o no?
- Co…cosa?!?!
- Lei è stata promossa signorina, da oggi ha un nuovo ruolo nell’Azienda, quello precedente, con le sue competenze, le stava un po’ stretto, sempre che lei accetti l’assunzione naturalmente.
- Interprete Senior?! Ma è fantastico!
- Signorina Damiani, potrebbe smetterla di abbracciarmi?
- Si, mi scusi, grazie, grazie, dove devo firmare?
- Ecco adesso è ufficiale, mi raccomando mi sono già esposto con lei una volta, non mi faccia rimpiangere della mia scelta.
- Certamente, farò del mio meglio. Il meglio del mio meglio.
- Allora può andare, vada a festeggiare per oggi ha la giornata libera. Si goda il suo week end lungo e mi raccomando, torni fresca e carica lunedì mattina.
- Veramente mancherebbe ancora una cosa.
- E sarebbe?
- Me la potrebbe dare una pacca sulla spalla, come fa con gli altri colleghi?
- Ma che resti tra noi, l’80% della Società è fatta di colleghi maschi e le darebbero tutt’altro tipo di pacca, mi creda! E adesso se ne vada.
- Muta come un pesce, non lo racconterò a nessuno, sarà il nostro segreto.
- Dottoressa Damiani, è ancora qui?
- Vado, vado. Signor Johnson?
- Che cosa vuole adesso?
- Grazie.
- Ok, ok, ho capito, ma adesso fuori!
E sono uscita gongolante.
Era Venerdì 17, il mio giorno fortunato.
Da sempre.
Spazio autrice Kiki
Pepe pepepepe pepe pepepepe 🥳🥳🥳Tutti a festeggiare!!!! 🍾🥂
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Traduzione Fatale
ChickLitRebecca, bellissima trentenne, decisa ed indipendente, dedita alla carriera di interprete professionista, amante della lettura di romanzi rosa, ma totalmente allergica al romanticismo nella sua, di vita. Incapace di cogliere i segnali del destino, p...