CAPITOLO 56 Perdizione

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Andrew

E’ sera e continuo a fissare il soffitto della mia asettica stanza.

E’ l’ultima notte che resterò imprigionato qui, domani, finiti gli allenamenti della riabilitazione, potrò tornarmene finalmente a casa.

Purtroppo per me, su due ruote e non saranno quelle della mia amata Harley Davidson.

Ci avevo creduto, una traiettoria di taglio del proiettile, una lesione parziale, una muscolatura da ex atleta.

Mi sono impegnato, in camera, in palestra, in piscina.

Ma non è servito a niente.

Me ne farò una ragione.

Riprogrammerò la mia vita in funzione di questo.

D’altra parte poteva andarmi peggio, molto peggio, ed avrebbero potuto essere coinvolte anche altre persone. Persone alle quali io voglio molto bene.

Oggi pomeriggio è venuto a trovarmi il mio migliore amico, Gianluca.

Siamo amici dai tempi delle scuole elementari, quando, durante una ricreazione, quelli di quinta se la sono presa con il nostro compagno Matteo, prendendolo in giro davanti a tutta la scuola perché era “ciccione e quattrocchi”.

Noi eravamo ancora in terza, ci siamo guardati e non ci abbiamo pensato due volte.
Ci siamo fiondati addosso ai nemici. Come era prevedibile, le abbiamo prese di santa ragione.
Due contro quattro, mingherlini e senza nessuna capacità di combattere.

Ma ne è nata un’amicizia per la vita, di quelle sincere, mai interessate.

Gianluca mi ha preso in giro per tutto il pomeriggio su come potrà truccare la mia sedia a rotelle!

Freni a disco, ruote ribassate, cerchi in lega: si è divertito un mondo.

Poi mi ha abbracciato e mi ha detto che lui per me ci sarà sempre, a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Anche solo per parlare.
Questa si chiama amicizia.
Ed io ne vado fiero.
 
Sono le 23.30 quando si apre la porta della mia stanza.

Un orario poco consono alle visite, poi la vedo e sorrido.

- Buonasera Sig. Scott.

- Pamela, non dirmi che sei ancora di turno, anche stanotte?

- Ho staccato adesso, a dire il vero, vengo in borghese...

- E non hai di meglio da fare? Sarai stanca di passare il tuo tempo in ospedale...

- In effetti ho programmi per la serata, ma includono anche la tua presenza...

E chiude la porta a chiave.

Fa partire la sua playlist dal telefono.

- Sono lusingato e cosa avresti in mente di preciso?

- Lo scoprirai a breve, non preoccuparti...
A quanto io ricordi ti piacevano le sorprese...
Soprattutto certi tipi di sorprese...
Di quelle che prevedono la presenza di una donna con pochi capi di biancheria addosso, per essere più precisi...

- Pamela ti ricordo che siamo in un ospedale.

- L’ultimo giro di visite è terminato sig. Scott, mi spiace per te ma non verremo interrotti proprio da nessuno...
E sai come si dice, in ospedale si consumano ogni tipo di “inciuci”, quelli tra medici e medici, tra medici ed infermiere, tra medici e pazienti.

- Questo me lo ricordo bene!

- Ma non hai mai provato il brivido di medico e paziente...

- Ma tu rimedierai a questa mia lacuna, giusto?

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