undici

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I giorni passavano, la rabbia verso quella ragazzina irritante svaniva sempre di più, e nonostante questo lui rimaneva notte e giorno attaccato a quella trave di legno della porta della sua stanza da letto, a fare le trazioni.

Era il modo migliore che conosceva per reprimere il dolore, o qualsiasi altro tipo di emozione, perché il sudore e la fatica si portavano via tutto dal suo corpo, e l'unica cosa che restava nonostante tutto era il suo tatuaggio dietro la schiena. Effettivamente, nulla era una certezza nella vita di Derek Hale, eccetto quelle tre spirali nere al centro delle sue spalle.

-Pensi di fare una pausa, o sei intenzionato a restare lì appeso per le prossime sei ore?- domandò retorica una voce maschile alle spalle del mannaro. Era una voce piuttosto accomodante, ma per lui assolutamente irritante, come tra l'altro lo erano tutte le altre voci che si rivolgevano a lui in maniera retorica.

-Lasciami in pace, Peter.- sbuffò Derek, continuando a sforzare i muscoli delle sue braccia, regolarizzando il respiro per diminuire la fatica.

Peter Hale, lo zio di Derek e Cora, nonché padre di Malia, nonostante la mannara facesse ancora difficoltà a riconoscerlo come tale, guardò prima la sua nipote prediletta, per avere un riscontro da parte sua. Gli occhi blu come il mare di quell'uomo sulla trentina si spostarono, appunto, verso la mora seduta sul grande divano nel soggiorno del loft, che pareva armeggiasse con un telefono, che tra l'altro non era nemmeno il suo.

Lo zio cercò lo sguardo di Cora e, quando anche quest'ultima gli pregò di lasciar stare suo fratello maggiore, allora si acquietò. -Come vuoi, nipote.- rispose più alla ragazza che a Derek, prima di stringersi nelle spalle e avviarsi verso l'uscita.

Gli piaceva davvero tanto stuzzicare suo nipote, essenzialmente perché non avevano davvero mai avuto un rapporto che assomigliasse ad una parentela, ed erano sempre andati avanti a scherzi, finte minacce e provocazioni, e sopratutto sarcasmo irritante da parte di Peter, anche se era diverso dal tipo di cui si avvaleva Stiles. Nel tono di voce di Peter Hale c'era sempre una punta forse di superiorità, o forse di narcisismo convinto, e questo poteva essere tollerato da molti, apprezzato da pochi, e odiato solo da Derek.

-Come stai?- gli domandò Cora, ritirando lentamente le gambe dal resto del divano, per permettere a suo fratello di sedersi accanto a lei. Derek beveva avidamente da una borraccia; le spalle nude e colorite avevano una sottile patina di sudore, e questo veniva ulteriormente evidenziato grazie ai raggi del sole che entravano attraverso la vetrata di fronte ai due fratelli.

Il mannaro non rispose, e semplicemente si limitò a scrollare le spalle. Sierra era una Stilinski, e a lui, proprio per quel motivo, non interessava proprio. Questo era ciò che aveva continuato a dirsi nella testa per settimane e settimane, ma la verità era totalmente differente, ed era proprio quello che lo spaventava.

-Come sempre.- rispose alla fine, guardando dritto a sé, e lasciando che il peso delle sue braccia stanche ricadesse sulle sue ginocchia. Era una risposta piuttosto evasiva la sua, perché nessuno, nemmeno sua sorella, aveva la minima idea di come stesse Derek solitamente.

Cora non rispose, ed emise solamente un mugolio di assenso, come se alla fine non le importasse la risposta di suo fratello, perché il suo sguardo era ben più impegnato in altro. Quando si voltò verso di lei, Derek capì che la sorella stava tenendo in mano il suo cellulare, e stava curiosando all'interno.

Aveva un'espressione serena in volto mentre osservava quell'oggetto che apparteneva al fratello, non tanto per il bene in sé, ma per il suo contenuto. Quel mezzo sorriso, assolutamente non da lei, però, venne smascherato da una smorfia quasi di delusione.

𝐏𝐮𝐬𝐡 𝐦𝐞 𝐛𝐚𝐜𝐤 • 𝐃𝐄𝐑𝐄𝐊 𝐇𝐀𝐋𝐄 •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora