ventitré

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"Ehi, Lydia"
"Theo? Sai che sono le cinque di mattina, vero?"
"Si scusa lo so, ma..."
"Theo...Che devi dirmi?"

Pensò che chiamare la sua amica nel cuore nella notte fosse stata la scelta migliore, ma non era facile.

Come poteva dirle ciò che aveva sognato, senza farla preoccupare? Certo, è normale fare un brutto sogno, ma non a Beacon Hills.

Dovevi sempre tenere gli occhi aperti, perché ogni minimo segnale sarebbe potuto essere una pista che ti avrebbe condotto verso il mondo del soprannaturale. Quel mondo che lui, e tutto il branco, conoscevano alla perfezione.

Theo, quindi, sapeva già che quello non fosse solo un sogno; sapeva che si sarebbe presto trasformato in realtà. E non sapeva in che modo, non sapeva quando, ma ne era convinto.

In realtà, il sogno non era molto chiaro: era sdraiato a terra ed intorno a lui era tutto buio. Da una specie di altoparlante, sebbene lui non lo vedesse, sentiva ripetere quelle tre parole che conosceva perfettamente.

Quelle tre parole che lo facevano schifosamente ricordare del suo passato. Quando era ancora schiavo del potere, quando non aveva un branco, e, sopratutto, odiava i suoi attuali migliori amici.

E continuava a ripetersi quella frase che gli venne detta tempo prima: Dolore, vita, potere.

Era il modo, per una chimera, di sottrarre poteri ad altre creature soprannaturali, così da assorbirli. Prima recavi dolore, poi uccidevi. In questo modo, assumevi nuovi poteri. E lui era una chimera: non era una creatura soprannaturale, perché creata in laboratorio. Era un concentrato di tante creature, che lo rendevano ancora più forte.

Ma aveva da tempo abbandonato quei pensieri. Il passato se lo era lasciato alle spalle, così come quelle parole.

"Secondo te, perché nel sogno mi venivano ripetute le stesse cose?" domandò il ragazzo alla rossa.

"Oh mio dio Theo, ma che ne so? Sei una chimera e sei l'unico che conosce questa formula. E poi, sei l'unico che ha avuto il coraggio di applicarla!" rispose sbrigativa Lydia, che era parecchio seccata di essere stata svegliata nel cuore della notte.

"Dai Lydia andiamo, aiutami." la supplicò.

"Non so neanche perché tu abbia chiamato me, T."

"Beh, perché sei una messaggera della morte, una banshee. Magari avrai percepito qualcosa anche tu, no? Che so, una visione, allucinazioni. Che ne so io di come riesci a prevedere il futuro?" fece retorico Theo.

"Qualcosa ci sarebbe, in effetti."

"Lydia, sei seria? Avanti, dimmelo!"

Erano due settimane che sognava la stessa cosa, lei.

Neanche le sue erano indicazioni molto precise: urla di dolore, una figura alta di spalle che sovrastava una ragazza...

Anche lei era al buio e riusciva a distinguere solo questi due elementi. Niente di molto chiaro per trarre delle conclusioni ma, per comunicarlo al branco, era abbastanza.

"Se sogni la stessa cosa da settimane, non ti pareva ovvio doverlo dire a tutti?" domandò Theo quasi ironico, per cercare di non pensare a tutte le preoccupazioni che iniziavano a pervaderlo.

"Non volevo dare preoccupazioni inutili a Derek, soprattutto perché lo vedo così felice con Sierra."

"Oh dio Lydia, alla fine anche tu hai un cuore."

𝐏𝐮𝐬𝐡 𝐦𝐞 𝐛𝐚𝐜𝐤 • 𝐃𝐄𝐑𝐄𝐊 𝐇𝐀𝐋𝐄 •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora