trentuno

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Le parole del professore di biologia le risultavano ovattate, troppo lontane e sicuramente troppo complicate da seguire. Preferiva mordere il tappo della sua solita penna nera, mentre guardava fuori dalla finestra all'interno dell'aula.

Era passata sicuramente qualche settimana da quella notte, dall'ultima volta che Sierra e Derek avevano dormito insieme, abbracciati e vicini come entrambi avevano bisogno di sentirsi. La piccola Stilinski, nonostante avesse parecchi difetti, aveva un'ostinazione tale che le permetteva di rimanere coerente con i suoi pensieri. Non scrisse al suo ragazzo, non lo chiamò e non controllò neanche eventuali notifiche da parte sua. E' sempre stata una ragazza orgogliosa, o perlomeno, una che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.

-Stilinski.- la voce dell'uomo di mezza età seduto alla cattedra fece trasalire entrambi i fratelli, poiché entrambi erano distratti a dire la verità, ma il professor Harrison per quella volta ce l'aveva solo con lei. -Sierra, sei con noi?- aggiunse il professore, correggendosi.

-Certo, mi scusi.- rispose lei ironicamente, roteando gli occhi. L'uomo si scostò una ciocca di capelli pregni di gel dagli occhi e, nonostante fosse seccato dal comportamento della ragazza, era già troppo impegnato a gestire l'esuberanza di una classe intera, che conteneva individui come Isaac Lahey, Malia Hale, Stiles Stilinski e...River Barkley, quindi non ebbe neanche il tempo di mettersi a rimproverare la piccola Stilinski perché c'erano già i due mannari che sghignazzavano tra loro.

-Perfetto.- esalò il professore, munendosi di un ghigno all'apparenza insofferente, ma in realtà vendicativo. -Stilinski, Lahey ed Hale: più tardi un'ora in punizione.- esclamò, voltandosi nervosamente verso la lavagna per scrivere delle formule che, in realtà, nessuno aveva intenzione di copiare.

-Quale dei due?- domandarono in coro Stiles e Sierra, con la stessa espressione indignata. -Entrambi!- urlò Harrison, battendo una mano sulla cattedra. Malia ed Isaac sbuffarono sonoramente ma non dissero nulla, visto che loro due erano piuttosto abituati a quei rimproveri; invece i due fratelli, nonostante nemmeno loro fossero degli studenti modello, avevano molto più da ridire, ma il tono del loro professore non ammetteva repliche.

Sierra sentì sghignazzare dietro le sue spalle, e non ebbe neanche bisogno di voltarsi per capire che fosse River Barkley, quel giorno avvolto in una semplice camicia bianca che gli fasciava i muscoli e dei jeans blu scuro.

-Non ti sono bastate le due ore passate in infermeria?- domandò retorica Sierra, battendo successivamente il cinque a Malia che stava ascoltando la conversazione. -E a te due ore in presidenza?- rispose calmo River, quasi con un sorriso accomodante sul volto.

Era davvero bello con i ricci mori spettinati dalla mano che ci passava continuamente sopra, con quelle labbra semi chiuse, leggermente carnose e rosa, e quel ghigno che lo rendeva desiderato da molte. Era bello, certo, ma Sierra Stilinski riusciva a resistergli benissimo.

-Senti.- sussurrò River, per non beccarsi anche lui un richiamo dal professore, e avvicinandosi con la sedia sempre di più all'orecchio della ragazza. Nel frattempo Isaac schiaffeggiava la spalla di Stiles per invitarlo a prestare attenzione alla scena di quei due, ma tuttavia, avendo visto come Sierra se la fosse cavata nel campo da lacrosse, secondo loro non era necessario intervenire.

-Hai detto al tuo...capo branco, ciò che ti avevo chiesto?- domandò lui, con un tono di voce realmente serio e dannatamente convinto. Perché alla fine River Barkley sarebbe stato per sempre il solito sfigato che non veniva considerato da nessuno, e che era abituato a pregare in ginocchio per farsi ascoltare. Questa caratteristica non l'avrebbe mai abbandonato, e neanche tutti quei muscoli e quel bel sorriso sarebbero stati in grado di nasconderla.

La piccola Stilinski abbassò la testa arresa, sorridendo davvero, e per la prima volta dopo dieci minuti dall'inizio della conversazione ebbe la sfrontatezza di girarsi verso il suo interlocutore. Non le importava di essere nuovamente richiamata dal professore, perché ormai doveva già scontare una punizione.

𝐏𝐮𝐬𝐡 𝐦𝐞 𝐛𝐚𝐜𝐤 • 𝐃𝐄𝐑𝐄𝐊 𝐇𝐀𝐋𝐄 •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora