trentotto

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Si era svegliata ma non ricordava neanche di essersi addormentata

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Si era svegliata ma non ricordava neanche di essersi addormentata. Attorno a lei era tutto buio e, a giudicare dal tremolio che disturbava il suo corpo, capì di essere stata sedata. Parlava a rallentatore, o almeno la sua voce le arrivava alle orecchie in quel modo.

Le faceva male la testa, perché sentiva rimbombare qualsiasi parola, o verso, o rumore che faceva. Ma lentamente la sua vista riuscì a farsi sempre più nitida, e quasi riuscì a capire che si trovasse in un luogo al chiuso, completamente abbandonato; era in ginocchio, e quando capì di avere le sua braccia ferme dietro la schiena realizzò anche di essere braccata non da uno, ma da due uomini

-Lydia.- sibilò la piccola Stilinski quando, voltandosi, vide la sua migliore amica vicino a lei, che tossiva poiché il freddo per niente tipico di quella calda primavera le pizzicava la gola, o forse era solo per il sedativo che Isaac aveva somministrato loro. -Sono qui.- rispose la rossa, per darle conforto.

Sierra riuscì a distinguere perfettamente i contorni delle cose che la circondavano. Distinse i capelli ricci e biondi del suo migliore amico, e quegli occhi blu come il cielo; blu da perdercisi dentro. Quegli occhi che l'avevano fatta ridere, l'avevano consolata e le avevano asciugato le lacrime molte, anzi troppe volte. Quegli occhi che lì, in quell'esatto momento, non appartenevano a lui. Sembrava che la sua anima fosse stata sostituita da una nuova, più cattiva, o comunque diversa. Se ne stava in piedi nell'ombra, come se l'oscurità non avesse risucchiato solo la sua sagoma longilinea, ma proprio la sua anima.

-Io te l'avevo detto che a giocare con il fuoco ci si scotta.- mormorò una voce maschile, che forse per la prima volta dopo tanto le faceva di nuovo paura. Non ci stava capendo niente. Era paralizzata alla vista di River Barkley che sbucava dalla penombra di quel luogo abbandonato, grigio, sporco.

-L'avevo sentito quel giorno, che eri diversa. Che sembri tanto una santarellina, ma alla fine sei un demone.- continuò River, che ora non le appariva più come un liceale che aveva bisogno dei muscoli per sentirsi potente ed invalicabile.

Si avvicinò a lei a passo lento, e poi si accovacciò alla sua altezza. Lydia non venne minimamente considerata, poiché era solo d'intralcio dato che non aveva utilità nel piano di River.

-Peccato, sei stupenda. Dovrò privare il mondo di questo bel faccino.- continuò lui, passandole il dorso della mano sulla guancia. In risposta lei provò a dimenarsi a quel tocco, ma venne fermata nell'immediato dal palmo della mano della chimera che si scagliò violentemente contro il suo zigomo. Le aveva appena tirato uno schiaffo.

-Se prima trovavo eccitante questa tua indisponenza, ora mi fa solo schifo.- sibilò a denti stretti. -Morirai comunque, Stilinski. E' inutile che cerchi di liberarti, mi serve il tuo potere.-

Sierra si guardò attorno: Lydia piangeva, e anche lei aveva perso tutti quei suoi modi di fare altezzosi da ragazza popolare, che in realtà erano solo apparenza; Isaac, invece, aveva indurito la mascella e stretto i pugni, alla vista di quella violenza contro la sua migliore amica. Era ovvio che in lui risiedesse ancora quella parte buona che apparteneva al vero Isaac Lahey.

𝐏𝐮𝐬𝐡 𝐦𝐞 𝐛𝐚𝐜𝐤 • 𝐃𝐄𝐑𝐄𝐊 𝐇𝐀𝐋𝐄 •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora