dodici

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L'irritante vibrazione del suo cellulare, che credeva di aver spento, disturbò il suo sonno.

Sbadigliò e si stropicciò gli occhi, e, ancor prima di vedere il messaggio che le era arrivato, si meravigliò del fatto che qualcuno avesse potuto scriverle alle sei di mattina.

Guardò fuori dalla finestra per un secondo: il cielo non era proprio buio, stava cominciando a spuntare il sole ma, nonostante ciò, l'aria era ancora gelida.

Lesse il messaggio:

Da: Hale
Affacciati fuori.

Sierra non percepì neanche un minimo di redenzione in quelle due parole, perciò decise di tirare fuori il suo lato orgoglioso.

Erano settimane che non si sentivano e non si vedevano. Non voleva ammetterlo, ma le era mancato tanto quel ragazzo, o meglio, le era mancato dargli del sourwolf.

-Hai detto che ti vuoi allenare? Allora scendi, andiamo a correre.- pronunciò duro Derek che era sotto la finestra di camera sua. Era ben lontano dalla porta di casa, e teneva i pugni stretti ed infilati nelle tasche di un pantalone di una tuta abbastanza pesante.

Ormai non gli riusciva più tanto bene la parte dello scontroso. Sierra sapeva quanto lui fosse felice di rivederla, e quindi non si fece abbattere da quell'espressione arrabbiata e menefreghista che teneva il ragazzo.

Tuttavia stette al suo stesso gioco. -Addirittura?- domandò retorica lei, con una punta di sarcasmo nella sua voce.

-Muoviti.- esalò il mannaro, sbuffando sonoramente. In realtà, era felice che Sierra non fosse più tanto arrabbiata.

Mostrava questo lato di sé solo con le persone importanti della sua vita, e si giustificò con sé stesso dicendosi che, visto che Sierra era del branco, fosse automaticamente importante e da proteggere: quando riacquistava la calma dopo un litigio, finiva per addossarsi tutte le colpe, e, l'unica cosa che gli interessava, era ottenere il perdono dell'altra persona. Solo che per gestire tutta la sua situazione, usava i suoi soliti modi spicci.

Finora era l'unica con cui assumeva questo atteggiamento. Richiuse la finestra per andare a prepararsi, ma si appoggiò un secondo al muro per tirare un sospiro di sollievo: ora stava di nuovo bene. Non le piaceva litigare con le persone, chiunque esse fossero, perché anche Sierra, proprio come lui, finiva per addossarsi tutte le colpe, quindi una volta smaltita la rabbia pensava di essere lei l'unica responsabile del loro litigio.

Le arrivò un altro messaggio.

Da: Hale
Ti ricordo che sono un licantropo, riesco a sentire i tuoi battiti accelerati da qui sotto.

Si affacciò di nuovo alla finestra per fare una smorfia al ragazzo, e, finalmente dopo settimane, Sierra potè rivedere quel sorriso. Non veniva fuori tanto facilmente, perciò per un momento si sentì importante.

La piccola Stilinski scese in tuta: bellissima come sempre e perfetta per l'allenamento. Voleva comunque dimostrare a Derek di avere un minimo di resistenza, di fare parte del branco.

-Stilinski.- disse il ragazzo a mo di saluto, alzando le sopracciglia in maniera altezzosa. -Hale.- lo imitò lei.

Iniziarono semplicemente a correre, astenendosi dallo stuzzicarsi, perché capirono che non era ancora il momento. Sierra, nonostante dovesse guardare la strada, si concentrò sull'abbigliamento di Derek: per correre, aveva una maglia termica aderente a maniche corte che gli fasciava perfettamente il fisico allenato, e una tuta dei pantaloni larga.

𝐏𝐮𝐬𝐡 𝐦𝐞 𝐛𝐚𝐜𝐤 • 𝐃𝐄𝐑𝐄𝐊 𝐇𝐀𝐋𝐄 •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora