ventisette

1.6K 66 0
                                    

Sierra Stilinski era, ed è, senza dubbio, una ragazza che amava stare comoda, sopratutto quando si trattava di dormire, che era all'epoca la sua attività preferita. Non ricordava nemmeno un giorno in cui non aveva dormito su un letto o un divano, di chiunque essi fossero. Quella mattina, però, quando il sole arrivò a disturbarle il sonno, si accorse di aver dormito su una sedia di plastica.

Nonostante tenesse ancora gli occhi chiusi, tastò alla cieca con le mani, in cerca di qualcosa che le avrebbe fatto ricordare dove si trovasse, e quando toccò dei ricci, dei capelli morbidi, si ricordò tutto. Aprì gli occhi di scatto e si ritrovò con la testa stesa sulle gambe di Isaac Lahey, il suo migliore amico; mentre lui, a sua volta, era steso su un lettino d'ospedale.

Nonostante dormisse sereno, con quasi un sorriso appagato sulle labbra, non era messo molto bene: degli aghi nelle vene del braccio destro lo aiutavano con l'alimentazione e l'idratazione, mentre sul viso aveva una sorta di mascherina che lo aiutava a respirare.

Melissa McCall, infermiera dell'ospedale, madre di Scott e colei che Sierra considerava una seconda madre, aveva comunicato a tutti loro, la sera prima, che Isaac aveva subito una serie di torture e non solo psicologiche, e lo riconfermavano i segni di resistenza che aveva sui polsi e sulle caviglie.

Il motivo? Beh, nessuno a parte forse Derek sapeva spiegarlo. Sierra era spaventata, e non perché quei cinque uomini che avevano ridotto a quelle condizioni il suo migliore amico la cercassero. Lei era terrorizzata perché, proprio perché avevano fatto il suo nome, pensava che non si sarebbero fermati finché non l'avessero trovata, e chissà allora quante preoccupazioni in più avrebbe dato al suo ragazzo, che ora era impegnato al loft a cercare di calmare i più irrequieti, che avevano paura per Isaac nonostante ormai fosse al sicuro.

Derek appunto, da quando aveva sentito quella voce dietro il muro, quella voce che pareva non avere un proprietario, aveva iniziato a formulare ipotesi sul perché avessero voluto proprio Isaac, se a questo punto colei che volevano realmente era Sierra.

Era andato via dall'ospedale solo dopo essersi accertato delle condizioni piuttosto stabili dell'amico, perché vederlo in quello stato aumentava solo ancora di più i suoi dubbi, nonostante lui li definisse assolutamente infondati. Doveva essere cauto, e non poteva permettersi di giungere a conclusioni affrettate in una situazione così delicata.

-Non ti stufi di farmi sempre da babysitter?- domandò il biondo steso sul lettino alla sua migliore amica, che aveva il mento poggiato sulla sua gamba e rifletteva un pò su tutte le miriadi di avvenimenti del giorno prima.

-E' il mio passatempo preferito.- rispose scherzando la piccola Stilinski, che ora dava il buongiorno al biondo passando una mano nei ricci. -Sul serio, Sierra. Vai a fare colazione...da quanto è che non mangi?- domandò Isaac, che la guardava con preoccupazione.

La ragazza aveva delle profonde occhiaie sul viso; le labbra rosee erano leggermente screpolate, segno che in quei giorni, per l'ansia, le mordeva continuamente, e infatti aveva ancora un pò di sapore ferroso in bocca a causa del sangue.

-Ho bevuto un caffè, ieri sera.- rispose Sierra, come se fosse la cosa più ovvia restare con un semplice caffè da chissà quanto. Isaac, a quel punto, si levò la mascherina dell'ossigeno dal viso, e assunse una finta espressione dura. -Vai immediatamente a prendere qualcosa alle macchinette.- le impose, indicando con l'indice la porta della sua stanza d'ospedale.

-E chi starà con te?- domandò retorica la piccola Stilinski, essendo fermamente convinta di non voler lasciare il suo migliore amico da solo.

Non appena la ragazza finì di pronunciare quella frase, la porta della stanza si spalancò, e da questa entrò una ragazza mora, mingherlina, che entrambi conoscevano molto bene. Motivo per il quale entrambi furono felici di vederla.

𝐏𝐮𝐬𝐡 𝐦𝐞 𝐛𝐚𝐜𝐤 • 𝐃𝐄𝐑𝐄𝐊 𝐇𝐀𝐋𝐄 •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora