Capitolo 39: 𝒖𝒏 𝒎𝒂𝒕𝒓𝒊𝒎𝒐𝒏𝒊𝒐 𝒊𝒏 𝒂𝒓𝒓𝒊𝒗𝒐.

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Arrivati alla moto di Stephen, lasciai che Neels mi aiutasse a salire e, quando partì, non ebbi problemi ad aggrapparmi a lui. Appoggiai la testa sulla sua schiena, godendomi quel piccolo momento di pace.

L'uscita non era stata terribile come le altre. Mi ero persino divertita.

Fermi al semaforo, guardai il telefono, scoprendo che eravamo stati insieme più ore di quelle a cui avevo pensato. Erano passate velocemente, nonostante un inizio lento.

Neels guidò senza fretta, facendomi pensare che volesse prolungare il viaggio. Essendo le strade poco affollate, non poté fare molto per rallentare quel momento.

Il vento sferzò contro il mio volto e io mi nascosi dietro Neels, premendo la faccia contro la sua schiena. In quel modo, mi sembrò quasi che il vento stesse portando via le mie preoccupazioni e, quando scesi dalla moto, la mia testa era leggera.

Alzai lo sguardo sulla natura che circondava la villa. Mi soffermai a osservare la bella giornata che ci era stata concessa. Nessuna nuvola in cielo e un caldo non ancora terribile come quello che sarebbe comparso negli anni successivi. Guardai le mie braccia, promettendomi che la prossima volta sarei uscita solo dopo essermi riempita di crema solare. Avendo ancora qualche ora prima di cena, riflettei su cosa fosse meglio fare ed ebbi la tentazione di restare in giardino. Forse l'ombra di un albero sarebbe bastata.

«Bea?» L'esitazione nella sua voce mi sorprese.

Neels si era fermato a qualche passo da me, il fondoschiena appoggiato alla moto e lo sguardo fisso sul casco che aveva in mano. Pensando che mi stesse chiedendo di passargli il casco, allungai una mano verso di lui. La guardò, ma non lo prese.

«Hai da fare domani sera?»

Mi strinsi nelle spalle, cercando di ricordare i miei impegni. Neels mi guardò in volto, attendendo che rispondessi. «Domani devo uscire con Cameron» dissi. «E onestamente non credo che la sera avrò la forza di fare qualcosa.»

Abbassò lo sguardo. «Ho capito.»

«Perché?»

Si massaggiò il collo, sembrandomi nervoso. Non ero abituata a vedere Neels impacciato. Non mi sembrava possibile.

«Abbiamo ancora dei gettoni...»

Osò lanciarmi un'occhiata, come se volesse analizzare la mia reazione.

«Ah, vero, i gettoni.»

«Giovedì, invece?» Fece un passo in avanti, tenendo il casco solo con una mano.

«Giovedì... Nel pomeriggio sono con Stephen e la sera Jackson mi aveva chiesto di accompagnarlo a fare delle cose.»

Fui tentata di chiedergli di unirsi a noi. In fondo, lui e Jackson erano fratelli. Non lo feci, però, pensando che avrei potuto creare una situazione di imbarazzo.

Neels non rispose e io aggiunsi: «Venerdì esco con la peggior scimmia che esista».

Non feci in tempo a fermarmi.

«Ripetilo, scusa?»

Spalancai la bocca e per qualche secondo non ne uscì alcun suono. «Lucky! Esco con Lucky!» Forzai un sorriso, sperando che bastasse a dissuadere Neels dal pormi altre domande. Non gli avrei confessato del soprannome che usavo per i suoi fratelli.

«Hai appena definito Lucky una scimmia?» La mia figuraccia sembrò divertirlo.

«No...» Evitai il suo sguardo. «Non lo farei mai.»

Neels fece un passo verso di me. Riuscii a vedere il suo sorriso allargarsi.

Indietreggiai. «Comunque... stavo dicendo...»

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