Capitolo 28: 𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂𝒎𝒊 𝒂𝒍 𝒄𝒊𝒏𝒆𝒎𝒂 𝒆 𝒊𝒐 𝒑𝒐𝒓𝒕𝒆𝒓ò 𝒊 𝒑𝒐𝒑𝒄𝒐𝒓𝒏.

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Al terzo piano c'era una sala che da piccola adoravo. Costruita in modo che ricordasse un cinema più piccolo e appartato, non ci entravo da anni. Forse l'ultima volta avevo avuto quattordici anni e ci ero andata con Ginevra e Jackson per il mio compleanno. Avevo smesso di usarla perché era spesso occupata dai fratelli Nobili che la usavano per conquistare i loro amici o per usare l'enorme televisore come schermo della playstation.

La sala, anche conosciuta come il "Cine" (termine coniato da Ginevra quando aveva cinque anni), era un ambiente ampio e alto. Le cinque righe di poltrone rosse permettevano ad almeno venti persone di sedersi lì. Le pareti e la moquette erano nere come lo schermo spento.

Per non disturbare il resto della casa, la stanza era insonorizzata e ogni volta che entravo la mia mente pensava che sarebbe stato un ottimo luogo per commettere un omicidio. Forse la moquette era l'unico problema, perché sarebbe stato difficile pulire il sangue.

Quando entrai nella stanza quel pomeriggio, mi sembrò di tornare bambina. Mi rividi seduta in prima fila vicino a Neels mentre guardavamo "Peter Pan", o seduta accanto a Stephen e Ginevra mentre "La Storia Infinta" stava terminando e noi stavamo cantando la canzone dei titoli di coda.

Con una mano stretta sul petto, avanzai verso la prima fila. Erano ricordi come quelli a farmi mancare la mia infanzia.

Per scegliere cosa guardare, io, Ginevra e Jackson discutemmo per almeno dieci minuti. Alla fine, dato che stavamo usando il mio computer portatile, la scelta ricadde su di me. Avevo bisogno di un film leggero e con un finale felice, quindi optai per una commedia romantica che conoscevo a memoria.

Mi sedetti in prima fila, occupando il posto libero accanto a Jackson. Ginevra, che era andata a spegnere le luci, si sbrigò a sedersi accanto a me. Con un sorriso, strinsi la ciotola che avevo riempito di popcorn. Adoravo stare in mezzo a Ginevra e Jackson. Con loro accanto, mi ero sempre sentita al sicuro.

Per la prima volta dopo settimane mi sembrò di essere in pace. Osservai il volto di Ginevra, illuminato dalla luce dello schermo. Le sue ferite erano guarite e lei stava fingendo che la punizione non fosse mai avvenuta, ma io sapevo che non se ne sarebbe mai dimenticata. Allungai una mano per stringere quella che lei aveva posato sul bracciolo. Senza spostare lo sguardo dal film, Ginevra intrecciò le sue dita alle mie.

Avendo iniziato il film di tardo pomeriggio, scendemmo a cenare più tardi del solito. Trovare la sala da pranzo vuota mi riempì di gioia e io fui contenta di potermi godere altre ore di tranquillità, circondata dalle persone che amavo di più.

Proposi di guardare un altro film dopo cena, ma Ginevra mi disse che era stanca e che voleva mettersi a giocare al suo computer. Spostai il mio sguardo verso Jackson, che sospirando accettò di stare ancora un po' con me.

Accompagnammo Ginevra alla sua stanza. Prima che entrasse, le presi la mano. «Domani sei libera?» le domandai.

Il giorno successivo, nonostante fosse di settimana, non avevo alcun appuntamento a cui presentarmi.

«Cosa vorresti fare?»

«Potremmo andare al cinema a vedere qualcosa» proposi, sperando che lei accettasse.

Ginevra fissò le nostre mani unite e annuì.

«Va bene?» chiesi per confermare.

Ginevra roteò gli occhi. «Ma lo scelgo io.»

«Mi va bene qualunque cosa!» Ginevra sorrise, osservando il mio entusiasmo con espressione sorpresa. Come avrei potuto spiegarle che ero contenta di uscire come una ragazza normale e non una costretta a prepararsi per un matrimonio che non voleva?

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