«Com'è andata con Neels?» fu la prima domanda che ricevetti da Ginevra, dopo che lei si era seduta sul bordo del mio letto.
Mi misi a sedere, facendo cessare la mezz'ora che avevo passato a fare niente. «Be'...»
Ero ancora stupita dall'atteggiamento di Neels.
Eravamo stati insieme tutto il pomeriggio, in una piacevole uscita. Appena ero tornata a casa, non mi ero sentita sfinita come dopo ogni normale uscita sociale. Mi ero stesa nel letto, sorpresa di sentirmi ancora carica. Ginevra si era presentata meno di un'ora dopo, chiedendomi se potesse stare un po' con me. La sua comparsa non mi aveva sorpresa. Come dopo ogni nostro litigio, era Ginevra a tornare per prima sui suoi passi. Mi batteva sempre nel tempo. Quando io mi stavo ancora tormentato con la discussione, cercando di non pensarci, lei era già riuscita a risolvere tutti i suoi pensieri.
«Ehi» mi aveva salutato con sguardo pentito e io l'avevo invitata a entrare. Ginevra aveva camminato con passo deciso fino al mio letto. Seduta lì con le gambe incrociate, mi aveva posto quella domanda.
«Bene?» risposi. «Ma non è per chiedermi di Neels che sei venuta qui, vero?» Parlare di lui mi mise in imbarazzo e a disagio.
Ginevra scosse la testa. Si mise a giocare con la collana che aveva al collo: comprata alcune estati prima, era una catenina argentata con un pendente a forma di spada. Se avesse avuto i serpenti, sarebbe stata un ottimo sunvìa.
«Perché non me lo hai detto?»
La malinconia nella sua voce mi strinse il cuore. Alzò gli occhi lucidi su di me e io ebbi la forza di incontrarli per solo qualche minuto.
Mi avvicinai a lei. «Avevo paura.» Fissai lo sguardo a terra, concentrandomi sul pavimento in legno della mia stanza. «Non sapevo come avresti reagito e ho pensato al peggio.»
«Pensavi che ti avrei giudicata?» chiese con ribrezzo. Annuii. Ginevra si agitò. «Non lo farei mai! Tutta questa situazione non è colpa tua!» La sua espressione mostrò il sincero sgomento che stava provando. «E da quello che ho sentito, stai reagendo fin troppo bene a 'sta storia!»
Mi chiesi con chi ne avesse parlato. Poteva trattarsi solo di Jackson o, più probabilmente, Stephen.
«Non è colpa tua, Bea» ripeté, sancendolo come dato di fatto. «L'unica persona da incolparle, accusare e giudicare sai benissimo chi è.» Si alzò in piedi, sempre più arrabbiata e coinvolta da ciò che stava dicendo. «Non ti meriti niente di quello che sta succedendo.»
«Lo so...» ma era un tentativo debole e fragile. Era evidente che non ci credessi.
«Tu sei la vittima in questa situazione» disse, avvicinandosi a me. «Il colpevole è quel mostro che sta costringendo i suoi stessi figli a fare questa cosa malata. Bea. Malata!» Si fermò per riprendere fiato, poi indicò se stessa. «E io non potrei mai giudicarti o incolparti per un crimine che non stai commettendo tu!»
Si inginocchiò davanti a me, cogliendomi di sorpresa. Con occhi spalancati, la guardai mentre prendeva il mio volto nelle sue mani.
«Farò qualunque cosa tu mi chieda per aiutarti» promise.
La sua serietà mi spaventò. Ginevra era sincera. Se io glielo avessi chiesto, avrebbe fatto di tutto. Sarebbe persino stata pronta a iniziare una guerra.
Qualcosa, però, che io non ero ancora in grado di fare.
«Grazie» le dissi con un filo di voce.
Mi stupii che non mi stesse venendo da piangere. Al contrario, mi sentii più leggera e felice. Sapere che Ginevra era ancora dalla mia parte era un sollievo.
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Ocean of Lies
ChickLitIN REVISIONE (la storia è completata, ma sto riscrivendo i capitoli e ogni settimana ne rendo visibile uno nuovo!) Libro primo. Arrivata a diciotto anni l'ultima cosa che Beatrice vorrebbe è avere a che fare con i fratelli Nobili. Affascinanti, car...