Capitolo 42: 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉é 𝒉𝒂𝒊 𝒍𝒂 𝒎𝒊𝒂 𝒄𝒉𝒊𝒂𝒗𝒆?

173 36 106
                                    

Mi resi conto che ormai stavo passando più tempo in auto che in altri luoghi. Ero in continuo viaggio, sempre con un Nobili accanto. Era una fortuna che non soffrissi di mal d'auto.

La sera restammo più tempo in auto rispetto a quanto accaduto nel pomeriggio. La guida di Cameron era calma e silenziosa, e il suo sguardo restò concentrato sulla strada per tutto il tempo. La mano lasciata fuori dal finestrino aperto permise all'aria fresca della sera di infilarsi all'interno dell'auto. Alla radio stavano passando canzoni attuali e io avevo alzato il volume.

Per distrarmi dalla noia, mi misi a giocare al telefono, ma presto non bastò nemmeno quello. «Vuoi fare un gioco, Cam?» Tenni lo sguardo puntato fuori dal finestrino, sul paesaggio oscurato dalla notte.

«Quale?» Colsi la curiosità mista a sospetto nella sua voce. Sapevo che avrei dovuto calcolare bene le mie parole successive.

«Farò qualcosa per te o risponderò a una tua domanda» spiegai, voltandomi verso di lui. «In cambio, io ti farò una domanda a cui non puoi rifiutarti di rispondere né mentire.» Mi fermai per prendere fiato. «Nessun giochetto.»

Cameron incontrò il mio sguardo e io notai che era diventato teso. Si prese un minuto per decidere.

«Va bene» rispose infine. Vidi il suo pomo d'Adamo ondeggiare, mentre deglutiva per il nervosismo.

«Inizio io.» Dovevo restare in controllo della situazione e di me stessa. «Perché hai una copia della chiave della mia stanza?»

Avevo a lungo ragionato su quale fosse la domanda migliore da porre.

Chiedergli cosa era successo quel pomeriggio sarebbe stato un po' inutile, sebbene fosse un tema fresco nella mia mente e enorme fonte di curiosità. Pensavo ancora che parlarne con Jackson mi avrebbe aiutato ad avere le idee più chiare. Poi, non mi sembrò il caso di chiedergli cosa fosse successo dettagliatamente quel maledetto mercoledì sera in cui lui e i suoi fratelli avevano fatto una riunione con Flavio il Magnifico. Primo, perché avrei potuto chiederlo a chiunque altro, facendo magari lo stesso "gioco"; secondo, ormai avevo un'idea abbastanza chiara di quello che era successo. La mia ricostruzione migliore era che Flavio il Magnifico avesse parlato del matrimonio, dell'eredità e che avesse detto loro che se nessuno dei suoi figli mi avesse sposata, allora sarebbe stato scelto qualcuno da lui o sarebbe successo il «peggio» citato da Neels. Successivamente, i ragazzi erano rimasti da soli e ne avevano parlato tra di loro. Lucky mi aveva insultata o comunque aveva detto qualcosa di poco carino, infastidendo così Cameron e Jackson che con l'appoggio di Neels avevano iniziato a litigare con la scimmia. Fine.

La domanda migliore da fare in quel momento, a cui potesse rispondere solo Cameron, era una.

Mi lanciò uno sguardo sorpreso. «È questo che vuoi sapere?»

«Preferisci che ti chieda altro?», domandai, un po' stizzita.

«No, è solo che... Non te lo ricordi?»

«Cosa?»

«Me l'hai data tu!» gridò, ancora sorpreso.

Lo fissai, incredula.

Non c'erano indizi sul suo volto che stesse mentendo.

«Che cazzo?» dissi.

«Te lo giuro, Beatrice!», continuò a difendersi. «Avevi sei anni, più o meno. Papà ti aveva assegnato una delle ultime camere ristrutturate e aveva fatto alcune copie in più della tua chiave, per sicurezza. Una l'ha tenuta lui, una ce l'ha tua madre e un'altra hai deciso di darla a me

Le sue parole mi colsero di sorpresa. Non avevo alcun ricordo di quell'evento. Sapevo che fino ai sei anni avevo dormito con mia madre, ma non ricordavo bene il periodo di trasferimento alla mia attuale stanza.

Ocean of LiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora