Fissai la porta della mia stanza con sollievo, convinta di essere riuscita ad evitare incontri molesti. Finalmente potevo rilassarmi e non pensare alle vere intenzioni dei ragazzi.
La mia felicità scomparve appena mi resi conto che la porta non era chiusa a chiave. Mi feci prendere dal panico. Ero sicura di averla chiusa, come facevo ogni volta che uscivo.
Qualcuno era entrato.
Pensai di voltarmi e scappare, ma non c'era alcun luogo in cui potermi rifugiare.
Afferrai la maniglia con cautela, abbassandola ed entrando nella stanza.
Un ragazzo mi stava dando le spalle, fermo davanti alla mia scrivania.
Feci un passo avanti, sperando di non attirare la sua attenzione.
Cameron era in silenzio, probabilmente sovrappensiero, e con la mano stava sfiorando la piccola cornice di foto che avevo appeso al muro sopra la scrivania. Mi accorsi che stava osservando la foto di me da piccola che giocavo con la sabbia.
Mi chiusi la porta alle spalle e il rumore finalmente attirò la sua attenzione.
«Che stai facendo?» domandai, aggressiva.
Lo squadrai con attenzione, per assicurarmi che non avesse niente di strano in mano. Scoprii solamente che aveva appoggiato un pacchetto di pandora sopra il mio portatile.
«Niente. Ti stavo aspettando.»
Mi sorrise, come se fosse felice di vedermi.
Cameron non apparteneva alla lista delle scimmie, ma in quella delle persone decenti, che mi salutavano ancora. Eppure, ero certa che non facesse parte della lista di persone che potevano presentarsi nella mia stanza senza il mio permesso.
Avanzai lentamente, tenendolo d'occhio, e continuai il mio interrogatorio. «Come hai fatto a entrare?»
Era ragionevole supporre che esistessero altre copie della mia chiave. Certamente mia madre e il capofamiglia ne avevano una.
Ma Cameron?
«La porta era aperta» mentì senza vergogna.
Riconoscendo la mia diffidenza nei suoi confronti, Cameron si fece avanti e io indietreggiai. Attaccai la schiena contro il muro, sperando che lui non avanzasse.
«Ti ho preso un regalo» disse, porgendomi il pacchetto.
Si fermò a qualche centimetro da me e mi pregò con lo sguardo di accettare il regalo. Lo presi, ancora sospettosa.
«Aprilo.»
Stava cercando di nascondere la sua agitazione dietro un tono autoritario, fallendo. Gli lanciai un'occhiata interrogativa e aprii il pacchetto. Dentro una piccola scatolina bianca, trovai un anello a forma di corona. Era di oro rosa.
Ed era un modello che desideravo da tempo.
«Ti piace?» mi domandò con trepidazione.
«Perché?» riuscii a chiedergli solo questo.
Mi sembrò colto alla sprovvista. «Perché... cosa? Non capisco, non ti piace?»
«Perché mi stai dando questo anello?» mi spiegai meglio.
Distolse lo sguardo, irrequieto. Non doveva ancora aver deciso quale scusa inventarsi.
«Io...» si fermò per riflettere. «In questi giorni ero un po' nostalgico e ho ripensato a noi e... Come posso dirlo?» Rise nervosamente. «Mi sono reso conto di essermi comportato come un vero stronzo ultimamente.»
STAI LEGGENDO
Ocean of Lies
ChickLitIN REVISIONE (la storia è completata, ma sto riscrivendo i capitoli e ogni settimana ne rendo visibile uno nuovo!) Libro primo. Arrivata a diciotto anni l'ultima cosa che Beatrice vorrebbe è avere a che fare con i fratelli Nobili. Affascinanti, car...