Capitolo 10: 𝒃𝒆𝒔𝒕 𝒃𝒊𝒓𝒕𝒉𝒅𝒂𝒚 𝒆𝒗𝒆𝒓!

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La serata proseguì lentamente e fu noiosa proprio come mi ero aspettata. Le persone intorno a me furono troppo concentrate nei loro discorsi per degnarmi di alcuna attenzione, e io mi godetti l'isolamento. Parlai qualche volta con Jackson e ad un certo punto Neels cercò di fare conversazione, ma il suo tentativo morì subito. Presto finii per stare al telefono, nascosto sul mio grembo.

«Siamo troppo noiosi per te, Morroi?»

In quel tavolo, c'era solo una persona che si rivolgeva a me usando il cognome di mia madre: Mariano.

Alzai lo sguardo sul figlio maggiore, seduto accanto al padre. Mi sottrasse alla chat con la mia amica Chiara a cui stavo riferendo quanto poco interessante fosse la mia serata. Lo osservai svogliatamente. La somiglianza con suo padre era evidente, nonostante avesse i capelli e gli occhi castani. I tratti erano gli stessi, duri e socialmente accettati come belli. Si era fatto la barba, che di solito portava lunga come un filosofo greco.

Mariano era più grande di me di molti anni e, per fortuna. se ne era andato via dalla villa quando io ero ancora alle elementari. Era nato quando suo padre non aveva compiuto nemmeno diciotto anni. Avevo sentito che era stato uno scandalo per la famiglia, che si era risolto quando Flavio Aureliano Nobili aveva sposato la sua prima moglie qualche mese prima che partorisse. Durante gli eventi di famiglia, ero purtroppo costretta a vederlo. E anche se ci eravamo conosciuti per poco tempo, era in cima alla lista delle scimmie.

Fui tentata di essere onesta e rispondergli di sì. «No» mentii. «Stavo guardando l'ora.» Non riflettei molto sulla mia bugia, sottovalutando la capacità di Mariano di essere invadente.

«E che ore sono?», mi domandò. Il sorrisetto sulle sue labbra mi fece capire che sapeva di avermi messa all'angolo.

Con la coda dell'occhio notai che Neels aveva allungato il braccio sulla parte di tavolo davanti a me. Riuscii a vedere l'ora segnata sull'orologio al suo polso.

«Sono le otto e dieci» risposi, distogliendo subito lo sguardo dal polso di Neels.

Mariano liberò una risata di scherno e si lasciò andare contro lo schienale della sua sedia. «Non vale se Lewis ti suggerisce.» Lewis era il cognome della madre di Neels.

Riempii il mio bicchiere di acqua, scegliendo di non rispondergli. Sapevo che non gli piaceva essere ignorato, ma sperai che mi lasciasse in pace.

Non capivo esattamente cosa spingesse Mariano a chiamare i suoi fratelli con i cognomi delle loro madri. Gli unici con cui non lo faceva erano Lucky e i gemelli, con cui condivideva entrambi i genitori. Sembrava farlo per sentirsi meglio con se stesso e superiore a tutti gli altri, come se volesse ricordarci che non eravamo davvero dei Nobili. Ma la sua era pura infantilità, visto che per la legge neomida e italiana i suoi fratelli erano Nobili tanto quanto lui. Solo nel mio caso, il suo comportamento sarebbe potuto essere giustificato.

«È ora» annunciò il festeggiato, alzandosi. Annuì a un cameriere che iniziò a passare tra i tavoli per ritirare i piatto, presto fu imitato dai suoi colleghi.

Tutti gli invitati tornarono a guardare il capofamiglia. «La cena è stata servita. Ora, ci sposteremo nella mia dimora. Il mio maggiordomo vi indicherà la strada.»

Mentre stavamo ancora mangiando, alcuni camerieri avevano iniziato a portare all'interno della villa i regali. Inizialmente, li avevo osservati sorpresa dalla novità, ma non ci avevo dato molto peso. Ogni anno, dopo la cena, arrivava il momento in cui i regali venivano aperti, e succedeva sempre che restassimo in giardino. Era la prima volta che entravamo nella villa.

«Da quando invita tutta 'sta gente in casa?», mi bisbigliò Jackson.

«Che ne so» gli risposi, ricambiando la sua confusione.

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