Stavo aspettando Ginevra davanti all'entrata di casa. Fuori faceva troppo caldo per stare sotto al sole.
Ero passata da lei dieci minuti prima per controllare che fosse pronta e come risposta avevo ricevuto uno scorbutico avvertimento di aspettarla giù. Controllai di nuovo di aver spalmato bene la crema solare sulle braccia e tornai a fissare annoiata il telefono. Anche se saremmo state al chiuso, d'estate preferivo sempre proteggermi dal sole cocente. Con una pelle chiara e sensibile come la mia era sempre meglio stare attente.
Sentii l'arrivo dell'ascensore e mi voltai sperando che si trattasse di Ginevra. Fui sorpresa di trovarla in compagnia di Filippo.
Lo osservai scendere le scale con passo infastidito e un'espressione quasi arrabbiata in volto.
«A quanto pare» esordì, senza salutarmi e andando direttamente verso la porta di casa, «sono diventato l'autista personale di questa famiglia.»
Cercai di non fargli vedere che stavo trattenendo un sorriso divertito.
«Non avevi chiesto a Stephen di accompagnarci?» domandai a Ginevra.
Ginevra alzò le spalle. «All'ultimo mi ha detto che non poteva più.»
«Tipico» mormorai a voce tanto bassa che non fui sentita da nessuno.
Mentre uscivamo da casa, scrutai Ginevra da dietro. Si era legata i capelli in due trecce che partivano dall'alto. Ogni volta che intrecciava i suoi capelli scuri in quel modo, il suo volto sembrava ancora più giovane e delicato. Se non fosse stato per il suo sguardo duro, probabilmente sarebbe passata per una dodicenne e non una ragazza di quindici anni.
Filippo fece un commento sarcastico che mi dimenticai di ascoltare. Dall'espressione forzata di Ginevra immaginai che si fosse trattato di un insulto verso Stephen.
«Se proprio ti dà fastidio accompagnarci, possiamo andare con il bus» replicò Ginevra, mettendo le mani nelle tasche posteriori dei suoi jeans corti.
Lo sguardo di Filippo corse al mio. «No, ormai sono uscito» disse, riportando la sua attenzione sull'auto che stava aprendo. «Vi porto io.»
Non sapendo del matrimonio, Ginevra non sapeva nemmeno che a me era stato vietato di spostarmi da casa senza un accompagnatore.
Ginevra si volle sedere davanti e io fui felice di occupare i sedili posteriori. Mi assicurai almeno tre volte che la mia cintura e quella di Ginevra fossero ben inserite, e pregai chiunque fosse in ascolto di non farmi ammazzare dalla guida frenetica di Filippo. Ginevra si aggrappò alla maniglia della portiera e fissò la strada davanti a noi con sguardo attento, ricordandomi che non ero l'unica a temere per la mia vita ogni volta che Filippo Nobili era al volante.
Filippo, dal canto suo, guidò senza rendersi conto delle nostre reazioni e cercò persino di fare conversazione. Chiese a Ginevra se avesse già ricevuto la pagella e poi mi porse la stessa domanda. Fui presa in giro per i miei voti alti e l'atmosfera tra noi sembrò tranquillizzarsi. Stranamente, forse perché Ginevra era con me, trovai la forza di porre una domanda a Filippo, chiedendogli invece quando lui avesse gli esami universitari. Per sentire meglio le loro voci oltre il rumore della musica, mi avvicinai al centro dell'auto, posando la guancia sul sedile di Ginevra.
In quel momento, sembrammo dei normali cugini o fratelli e mi fu permesso di dimenticarmi un attimo di tutti i miei problemi.
Filippo ci lasciò davanti all'entrata del cinema e io presi Ginevra a braccetto. «Scrivetemi se vi serve un passaggio per il ritorno» ci disse prima di sparire.
Il cinema che avevamo scelto si amalgamava completamente con gli edifici limitrofi, confondendosi nella fauna milanese. Anche se forse non era il multisala più fornito e pulito in cui ero stata, era comodo per la sua vicinanza a casa.
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Ocean of Lies
ChickLitIN REVISIONE (la storia è completata, ma sto riscrivendo i capitoli e ogni settimana ne rendo visibile uno nuovo!) Libro primo. Arrivata a diciotto anni l'ultima cosa che Beatrice vorrebbe è avere a che fare con i fratelli Nobili. Affascinanti, car...