Capitolo 7: 𝒍𝒂 𝑺𝒂𝒍𝒂 𝒅'𝑶𝒓𝒐.

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Solamente i neomida erano stati invitati alla festa. Persone di cui ricordavo a mala pena il nome vagavano per il giardino e il parcheggio, gli sguardi rivolti con ammirazione alla villa. Dalle finestre che costeggiavano le scale riuscivo a intravedere i volti di alcuni conoscenti.

Era un evento che da bambina adoravo. Tutta la villa, giardino compreso, veniva illuminata e allestita con dedizione. Sembrava uno di quei matrimoni che si trovano su Pinterest. Una ventina, forse più, di tavoli veniva posizionata intorno ad un tavolo rotondo, il più grande di tutti e sempre al centro. Era riservato al festeggiato e ai suoi figli. Io purtroppo ero compresa. Gli altri invitati, invece, sedevano in base al loro rapporto con il festeggiato. Nei tavoli più vicini la sua famiglia o le persone con cui aveva relazioni più strette. Mia madre, le volte che era presente, sedeva con le concubine nel tavolo più prossimo.

«Ci avete messo poco a prepararvi.»

La voce di Jackson mi riportò con lo sguardo sui gradini che stavo scendendo. Ci stava aspettando ai piedi della scala, appoggiato al muro, in volto un'espressione già annoiata.

«È strano che tu sia già pronto» gli rispose Ginevra, squadrandolo dalla testa ai piedi.

Restando in silenzio, feci altrettanto.

Jackson curava sempre il suo aspetto, ma era solo in occasioni speciali come quella che davvero si impegnava. Aveva indossato dei vestiti eleganti e scuri, ma abbastanza leggeri per permettergli di sopravvivere alle temperature crescenti.

I suoi capelli erano in ordine e tenuti all'indietro dal gel. Sul volto le poche imperfezioni nascoste da un filo di correttore.

Anche se i tratti asiatici ereditati dalla madre prevalevano, in quel momento nessuno avrebbe potuto negare che Jackson fosse un Nobili.

Jackson alzò lo sguardo verso di noi. I suoi occhi scuri incontrarono i miei e in essi riconobbi una tristezza che non compresi.

Subito distolse lo sguardo, allontanandosi con impaccio dal muro. «Siete... decenti.» Compresi che era il suo tentativo di farci un complimento.

«Decenti?» gli fece il verso Ginevra. «Siamo le più fighe della serata!»

«Ok, Miss Modestia» dissi, ridacchiando.

Sceso l'ultimo gradino, feci per andare verso la porta della villa, intenzionata a raggiungere il resto degli invitati in giardino. Jackson si mise davanti a me, bloccandomi la strada.

«Aspettate» disse. «Dobbiamo farci una foto insieme!»

«Sì!» si aggiunse Ginevra. «Ne abbiamo poche di decenti

Jackson le lanciò uno sguardo torvo e al contempo divertito. Ginevra gli rivolse il suo sorriso migliore e tra i due si creò un'intesa.

Cercai di allontanarmi da loro. «No, grazie.» Scattarmi foto non era tra i miei hobby. Detestavo dover guardare il mio volto orripilante sullo schermo.

«Dai!» Ginevra mi strattonò. «Lo avevi promesso!»

«Quando?», le domandai poco convinta.

«Mi avevi promesso che ne avremmo fatta almeno una per il mio compleanno, ma poi ti sei approfittata del fatto che me ne sono dimenticata e quindi non l'abbiamo fatta!»

Scioccai la lingua, delusa che lei si ricordasse di quel momento.

Jackson e Ginevra si avvicinarono a me, i loro sguardi che mi fissavano con insistenza.

Mi arresi. «Va bene, ma ne facciamo solo una!»

Ginevra batté il pugno a Jackson, che stava sorridendo goliardo. Si voltò e fece per raggiungere la Sala d'Oro, ma notando che non lo stavamo seguendo si fermò. «Venite?»

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