Se mi avesse rivolto quel tipo di sguardo una sera diversa da quella, avrei reagito diversamente. Probabilmente lo avrei guardato con disgusto o gli avrei rivolto parole poco gentili. Quella sera, invece, in quel preciso momento, successe qualcosa di straordinario. Rimasi in silenzio a ricambiare il suo sguardo.
Cosa vedevano i suoi occhi?
Mi era ancora impossibile credere che Cameron provasse qualcosa per me, ma quello sguardo insinuò il dubbio che fosse vero.
Com'era possibile? Come potevo piacere io a quel ragazzo attraente e socievole? Avrebbe potuto avere chiunque, ma lui aveva scelto di interessarsi a me. Non avevo niente di speciale e i miei difetti erano ben evidenti, abbastanza da allontanare tutti. Come poteva ignorare tutto quando nemmeno io ne ero capace?
Un attimo di follia mi spinse a porre queste domande direttamente a lui. Per fortuna, il mio corpo si rifiutò di dare ascolto a quel pensiero ed esse restarono rinchiuse nella mia mente.
Alla fine, distolsi lo sguardo per prima. Feci in tempo a riposarlo sul panorama che Cameron mi sorprese con una domanda. «A che cosa stai pensando?»
Lui era rimasto a osservarmi.
Mi aveva appena consegnato la possibilità di parlare e io scelsi di non coglierla. Dando voce ai miei dubbi non avrei mai ottenuto una risposta esaustiva e avrei finito per trovarne altri. Odiavo quando la mia mente si riempiva di domande, quindi pensai che fosse meglio mentire. «A niente» risposi. «E tu?»
«A te.»
Sapevo che ridere non fosse corretto. Trattenersi fu, però, impossibile.
Era una risposta da copione, finta e forzatamente romantica.
Cameron sorrise, contagiato dalla mia risata.
Gli lanciai un'occhiata divertita. Non credevo che stesse mentendo. Cameron stava pensando a me. Ma a cosa esattamente stesse pensando non mi fu rivelato. Sperai che non stesse rivivendo nella mente momenti in cui mi ero messa in imbarazzo.
Partì una canzone diversa, accompagnata da un cambio di tono, più allegro e calzante. Influenzata dall'atmosfera, la mia mente fece partire una raffica di ricordi che avrei potuto definire "Bea e le sue figuracce". Mi strinsi nelle spalle, rabbrividendo per i miei errori. Ma dietro quell'umiliazione, che mi stava causando una reazione fisica, percepii la nascita del divertimento. Come potevo non ridere nel ripensare a quella volta in cui mi ero arrampicata fino alla cima di un albero, rendendomi conto solo alla fine che non ero capace di scendere? O quando mi ero aperta il ginocchio perché ero caduta mentre giovano a basket con alcuni dei fratelli Nobili.
Il mio sorriso si espanse. Continuai a sentire gli occhi di Cameron su di me e sperai che lui non capisse che stavo ridendo da sola. Mi avrebbe dato della pazza.
Abbassai lo sguardo, attirata dal suono di una notifica. Mia madre mi aveva scritto per chiedermi dove fossi e se stessi bene. Negli ultimi anni avevo smesso di avvisarla dei miei spostamenti, spesso nemmeno si rendeva conto di quando io uscivo. Pensai che fosse passata dalla mia stanza e che l'avesse trovata vuota. Trovai velocemente una risposta da scriverle e il mio sguardo si spostò sull'ora. Erano già le ventitré.
«È tardi,» dissi. «Dovremmo tornare a casa.»
Alzai lo sguardo su Cameron, scoprendo che non mi stava più guardando. Quando aveva smesso?
Cameron annuì e i suoi occhi restarono fissi sul panorama.
Senza aspettarlo, iniziai a raccogliere quello che avevamo tirato fuori dal bagagliaio. Alla fine, non avevamo mangiato né bevuto granché, quindi non impiegammo molto per mettere tutto via. Prima di entrare in auto, cercai la coppia di ragazzi che avevo adocchiato all'inizio. Erano ancora lì, nascosti dietro la loro jeep. Invidiosa di ciò che avevano, distolsi lo sguardo e salì in auto.
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Ocean of Lies
ChickLitIN REVISIONE (la storia è completata, ma sto riscrivendo i capitoli e ogni settimana ne rendo visibile uno nuovo!) Libro primo. Arrivata a diciotto anni l'ultima cosa che Beatrice vorrebbe è avere a che fare con i fratelli Nobili. Affascinanti, car...