Capitolo 27: 𝒖𝒏𝒂 𝒔𝒆𝒕𝒕𝒂 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒖𝒏'𝒂𝒍𝒕𝒓𝒂.

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La guardai stupita. Martina mi conosceva appena da qualche minuto e già era riuscita a tirarmi su il morale. In pochissimo tempo, mi aveva fatta sentire a mio agio e io mi pentii di non averla conosciuta prima.

«Comunque, vorrei avere qualche dettaglio in più su questa setta di cui fate parte» disse, facendomi rabbrividire e scacciando il pensiero che avevo appena fatto.

«Non credo sia una buona idea.»

«Jackson è stato molto vago a riguardo.» Capii che niente avrebbe fatto sparire la curiosità di Martina. «È una setta tipo Scientology?»

Stavamo andando in territori pericolosi.

Rivelare a un non-neomida della nostra comunità era un crimine frequente e chiunque lo commettesse era severamente punito.

Sospirai, insultando nella mia testa Jackson per avergliene parlato e lei per essere curiosa. «Qualcosa del genere.» Mi guardai intorno per vedere se fossimo osservati e mi avvicinai a lei. «Non devi parlarne con nessuno, va bene? Nessuno. O potresti mettere nei guai Jackson, me e te stessa.»

Le persone a cui era concesso parlare della nostra comunità con esterni erano limitate e Jackson non era tra loro.

«Certo» disse con sdegno, offesa che io stessi anche solo pensando che lei avrebbe potuto parlarne con altri.

«E non puoi indagare su di loro» insistetti.

Iniziai a farmi prendere dal panico. I sentimenti che Jackson provava per Martina erano tanto forti da infrangere quella legge? Mi sembrò fuori di testa. Nessuno della famiglia Nobili doveva venirlo a sapere. Ero sicura che non avrebbero esitato a tradire Jackson.

Mi immaginai il peggio. Jackson scacciato dalla comunità o portato in qualche prigione isolata e dimenticata da tutti.

«Lo giuro.» La voce di Martina mi riportò su quella panchina. «Non lo dirò a nessuno e non indagherò.» Mi rivolse uno sguardo preoccupato, come se avesse percepito la mia ansia crescente.

Ricambiai il suo sguardo, chiedendomi in che modo mi sarei dovuta comportare con lei. Era la prima volta che parlavo con una persona che sapeva dei neomida senza farne parte. Non volevo che si facesse l'idea sbagliata su di me o Jackson.

Deglutii, sperando che Jackson avesse scelto di fidarsi della persona giusta.

«Cosa ti ha detto di preciso?» volli sapere.

Martina spostò la testa nella direzione in cui Jackson era scomparso, forse chiedendosi come mai ci stesse mettendo tanto a tornare.

«Mi ha detto solo che c'è un consiglio di vecchi che fa le leggi.» Unì le mani sul tavolo e tornò a osservarmi. «Ma soprattutto mi ha parlato del matrimonio. Mi ha detto che i tuoi fratelli credono che chi sceglierai sostituirà suo padre in questo consiglio.»

Si fermò, forse per esaminare la mia reazione.

Senza dire niente, continuai a guardarla, attendendo che mi dicesse tutto ciò che sapeva.

«Se hanno ragione» continuò. «Non credi che sarebbe una vendetta perfetta scegliere Jackson al posto loro? Riflettici un attimo: per tutta la vita, Jackson si è sentito escluso dalla sua stessa famiglia. Diventarne il prossimo capo sarebbe una rivincita tanto dolce per voi quanto crudele per tutti gli altri.»

Sarebbe stato molto ironico vedere Jackson a capo della famiglia Nobili. Riuscii a immaginare le reazioni dei suoi fratelli e delle concubine. Mi soffermai a immaginare la faccia che Mariano avrebbe fatto.

«Potrebbe permettervi di superare tutto ciò che avete subito.» Si girò di nuovo per controllare se Jackson stesse arrivando. «Eccolo.» Sorrise, fissando la piccola figura che stava tornando da noi. «Non dirgli di cosa abbiamo parlato» mi avvisò, lanciandomi un'occhiata seria. «Lascia fare tutto a me. Entro la fine del mese, ma anche prima, lo avrò convinto.»

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