35

18 2 0
                                    

L'agitazione mi copre come un lenzuolo. I nervi sfrigolano come se non ci fosse un domani, mentre le iridi guizzano ovunque, osservando troppe cose troppo velocemente. Se anche Thomas si sente così, non lo dà a vedere. I muscoli sono tesi, ma è tranquillo. Guarda attento la strada, controllando qualche volta il navigatore dell'auto. Non li so leggere quegli aggeggi, quindi non riesco neanche a capire se siamo vicini o no.

Cosa mi potrei aspettare? Cosa potrei ricordare?

Vortici di quesiti ricominciamo a formarsi nella mente, aumentando l'agitazione. Il cielo nuvoloso, grigio, sembra dipingere alla perfezione il mio stato d'animo e credo anche quello di Thomas. Poche macchine popolano le strade, ma mai del tutto assenti. Piccoli stormi neri creano onde sopra i tetti delle case, prima di sparpagliarsi in tutte le direzioni.

D'un tratto, dopo lunghi minuti sull'autostrada, giriamo a sinistra, imboccando una piccola rotatoria. È un semplice prato rotondo messo al centro della strada, con infilzato un cartello con il nome del paese. O della via. Non ne sono sicura, ho dato solo una veloce occhiata. Quando Thomas si sporge di poco per vedere cosa c'è nella strada a sinistra, gira subito il volante in quella direzione. E i miei occhi si impuntano su una casa precisa. In fondo. Il cuore galoppa, nervoso, spaventato. Le mani sudano, rendendo scivolosi e umidi i movimenti frenetici che compio. Le intreccio, le tiro, le stendo. Le asciugo sui pantaloni, sperando che si asciughi anche l'ansia. Ma non accade.

Thomas parcheggia davanti alla prima casa della fila. Con movimenti decisi e veloci, spegne l'auto. I suoi occhi si concentrano su di me, per un breve istante, ma la mia attenzione è riservata al vuoto totale. Il rumore della porta che si apre e dei passi di Thomas sembrano attenuati mentre la mia mente si svuota completamente, lasciandomi in uno strano limbo. Poi, una folata gelata paralizza il corpo, cosa che mi risveglia. Lancio uno sguardo contrariato al ragazzo e ricevo soltanto un ghigno divertito, mentre tiene aperta la portiera. La sua maglia bianca è in pendant con il cielo. Contro voglia e con respiri profondi e lenti, esco dall'auto. Alcune ciocche rosse nuotano nell'aria invernale, mentre le guance vengono punzecchiata dal freddo. Lo sguardo si ferma istantaneamente sul tetto nero della casa che andremo a visitare. Così monotona. Così normale. Arieggia una sensazione mistica, nervosa. Paranormale. Non mi piace. Guardando le altre dimore, sembrano avere vita propria rispetto a quella casa precisa. Le ante delle finestre sono chiuse, dando l'aspetto di vedere tanti occhi neri rettangolari, che ti fissano. Che ti aspettano. Poi, la porta, marrone, sembra una bocca che ti sussurra di avvicinarti. Ma la struttura è circondata da un qualcosa di strano, di sospettoso. Non saprei neanche come spiegarlo. So solo che mi fa rabbrividire, mentre vedo Thomas fare i primi passi.

- Non mi piace. –

Si gira di scatto a guardarmi, confuso. – Non lo senti anche tu? –

Ma la sua fronte corrugata è già una risposta. Dà un'ultima occhiata alle pareti di quella casa, come per cercare di capire qualcosa. O di vedere qualcosa. Invano. Mi avvicino, con occhi fissi su quelle pareti bianco sporco.

- Si respira un'aria pesante e sembra essere circondata da una barriera... -, mi fermo, controllando meglio. Vista con gli occhi del ragazzo, sembra una casa normale. Cosa che molto probabilmente è. Forse sono solo io che mi faccio tutte queste paranoie. L'ansia gioca brutti scherzi e questo è uno di quelli. Dovrei solo calmarmi, fare dei bei respiri profondi e vedere le cose in modo più rilassato. – No, nulla. Forse è solo una mia impressione. – borbotto, costringendo il corpo a fare due passi. Ma solo due. Più mi avvicino, più sento qualcosa comprimermi lo stomaco. Me lo schiaccia, come se stessi andando contro una parete. Mi stringe il cuore e mi neutralizza. Il respiro si fa pesante e la calma scivola via dalle mani come fumo. Qui c'è davvero qualcosa che non va. E ha effetti su di me, ma non su Thomas. Non ne comprendo il motivo. Una seconda folata di vento, improvvisa, scompiglia ancor di più i capelli, facendoli fluttuare in tutte le direzioni. Inaspettatamente, una mano stringe la mia, cosa che mi fa finalmente cambiare visuale.

| Darkness in the Light | (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora