Il capitolo della mia vita che aspettavo da anni ormai si è realizzato. Non saprei neanche dire come. Ma l'ho scritto. Lo sto scrivendo. Abbiamo passato minuti abbondanti abbracciati, avvinghiati uno all'altro. Il tempo non esisteva più. Si era fermato. Ho potuto godermi questo istante il più possibile, almeno finché non iniziavano a stringermi troppo.
Doloranti, ci separiamo, ma resta sempre un contatto tra i nostri corpi.
Gli occhi lucidi di mia madre mi fanno sorridere, mentre lei mi afferra il viso. Le sue mani calde e lisce mi rilassano. Mi appoggio ad esse, lasciandomi cullare.
- Sei diventata proprio una bella ragazza, lo sai? – sorride, leccandosi le labbra bagnate dalle lacrime. La sua gioia nel potermi guardare di nuovo la si può respirare. Anche se prova a mantenere le labbra tirate in un sorriso, la tristezza lo rende davvero difficile, creandole rughe dolorose ai lati della bocca. – Quanto mi sei mancata, piccola mia. -. Questa volta neanche sorride più: si lascia trasportare dalla disperazione e da un ricordo lontano, l'ultimo che ha di me. – Quanto. – alcune lacrime riescono ad entrare nella bocca, il che rende difficile parlare. Poi, la mano di mio padre mi accarezza il capo, smuovendomi i capelli. Quando sposto lo sguardo su di lui, rivedo tutto ciò che prova la mamma.
- Perché non mi avete cercata? – singhiozzo, dando finalmente voce all'unica domanda che veramente mi tormentava. Sin dal giorno in cui ho scoperto tutto quanto su di loro, non faceva altro che illuminarsi in ogni dannato minuto. Sempre un promemoria allucinante, a cui provavo dare risposta. Tuttavia, più lo facevo, più il dolore alla testa aumentava e tra le risposte, ce n'erano anche di negative che speravo con tutta me stessa non fossero quelle vere. Ora, finalmente, posso trovare la vera risposta, la verità.
Per otto anni. Otto anni e nessuna visita. Otto anni e nessun cambiamento.
Otto lunghi e monotoni anni.
Dove erano in tutto quel tempo?
- Ti dobbiamo dire tante di quelle cose, cara. Davvero troppe. -, le sue dita accarezzano i lati degli occhi e la vedo osservarli intensamente, come se li volesse stampare bene nella memoria e non dimenticarli più.
- Ci dispiace. -, la fronte di mio padre si scontra su una mia tempia, mentre quella di mamma direttamente sulla mia. – Per tutto quanto. –
Con la loro pelle a contatto, riesco a percepire le rughe di rammarico che hanno.
- Lo so. –
Con uno scatto, ci allontaniamo tutti e tre, riprendendo il controllo delle nostre emozioni. Ma mia madre non mi lascia andare: sposta la mano verso la mia, stringendola come un'ancora. Come quando io stringo quella di Thomas. Ricordandomi del ragazzo, rimasto muto e immobile, alzo gli occhi su di lui, già attento su di me. Le mani dietro alla schiena e la sua postura dritta e rigida lo fanno sembrare un vero soldato.
- Mamma, papà. Lui è Thomas. Thomas: loro sono i miei genitori. – quando i due adulti spostano la concentrazione su di lui, Thomas pare agitarsi. Spero che gli sguardi dei miei genitori non siano micidiali. Ma il ragazzo non si smuove di tanto: solo uno spasmo della mandibola, niente di più. Gli faccio segno di avvicinarsi, vedendolo troppo lontano. Immagino non voglia rovinare il momento, ma di certo non è lui a farlo. Mi chiedo solo se i miei genitori lo avranno riconosciuto. Thomas, almeno di nome, li conosceva: dopotutto lavoravano nella stessa Confraternita dei Cacciatori. Tuttavia, le mia domande vengono bloccate da un suono che sento spesso. Anche mio padre, che si stava muovendo verso Thomas, si ferma.
- Guarda, guarda. –
Il suono dei passi.
Mentre Thomas, con due falcate, è già al mio fianco, mia madre mi lascia subito la mano e si posiziona davanti a me. Mio padre fa la stessa cosa alle mie spalle.
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| Darkness in the Light | (Completa)
FantasyCrystal non sa cosa vuol dire essere libera. In passato, l'aveva vissuta, ma era troppo piccola per comprenderla. Tuttavia, ora brama la libertà, come un pirata brama la ricchezza. La desidera. La sogna. Ma vivere dentro a quella che lei chiama "pri...