Sotto la mia testa qualcosa si muove, è dura, ma non è plastica. Ha l'odore di pulito e lo strato superiore è morbido. Mi lamento, corrugo la fronte e posiziono più comodamente il capo. Sento qualcosa che si appoggia sopra di essa, percepisco solo che è rotondo e piccolo ma che poi si toglie subito, come se si fosse scottato. La mia guancia è schiacciata, creando così sul viso una smorfia. Sopra di me, i capelli vengono leggermente scompigliati da dei soffi d'aria calda. Un tonfo mi fa saltare dal sedile e se non fosse per qualcosa che mi blocca, all'altezza del bacino, avrei sbattuto la fronte con lo schienale di fronte. Apro le palpebre, vedendo all'inizio solo il bianco dei sedili davanti a me, poi abbasso lo sguardo e vedo delle gambe fasciare da jeans neri e delle Adidas. L'espressione si fa pensierosa, gli occhi continuano ad andare su, vedendo poi il suo viso. E i suoi occhi puntati nei miei, trapassandomeli con quel suo marrone illuminato dal sole. Sono stata colta sul fatto, stavo dormendo sulla sua spalla! Ma, stranamente, non sembra arrabbiato o infastidito, tutt'altro. E io ovviamente sono ancora appoggiata lì. Mi sposto subito, sistemandomi i capelli, sperando che le guance non siano rosse. Ho dormito appoggiata lui! Santo Cielo...Tanto per cambiare le sue pupille non mi lasciano neanche per cinque secondi. Inchiodate a me.
- Ehm, scusami...non...- fingo un attacco di tosse, non riesco neanche a parlare.
La voce metallica della donna mi salva, dicendoci di essere arrivati e di togliersi le cinture di sicurezza. Mi libero e lo seguo, prendendo il mio zaino. Scendiamo le scale del veicolo, girandomi per guardarmi intorno. Il panorama possiamo dire che non è uno dei migliori e il tempo neanche. Pensavo di vedere il mare o che in alto il sole illuminasse questo tratto di terreno. Ritorno alla vita reale e riprendo il cammino. Merda, Thomas non c'è. Cavolo mi sono separata. Roteo gli occhi e comincio a camminare verso l'aeroporto, lasciando la pista d'atterraggio. In realtà sto solo seguendo la massa di gente che si dirige nello stesso luogo, quindi suppongo che anche lui sia andato lì. L'interno è più piccolo di quello di Vancouver ed è perennemente grigio. Non vi è molta gente, l'unica massa è quella che ho seguito e che ora si sta sparpagliando, lasciandomi sola. Alzo la testa e vedo dei grandi tabelloni dove sono segnati i nomi delle città o delle regioni, tra cui Manhattan. Bisongna andarci con un traghetto e, lì, vengono elencati alcuni di essi. Devo scoprire quale tra quelli è il più conveniente, in modo da non spendere troppo. Dovrei chiedere a quelle persone vestite di blu dietro ad una cabina di vetro. Mi metto in fila e aspetto il mio turno, battendo il piede a terra più volte, come se seguissi un ritmo, anche se non c'è nessuna musica. Guardandomi in giro vedo due uomini dietro ad un'anziana, troppo vicini alla sua borsetta. Una fa da palo, controllandogli le spalle, mentre quello davanti infila professionalmente la mano all'interno e afferra il portafoglio, portandoselo nelle tasche interne del giubbotto. Povera signora. Lascio la coda, senza pensare, e li seguo, decisa, anche se sono il triplo di me. Che idiota, lo ha passato al compagno che lo mette nella tasca dei jeans, nascondendolo poi con la lunga felpa. Prendo la cartina e la guardo, sembrando una turista sperduta che cerca il bar. Cammino più velocemente e ad un tratto vado a sbattere contro il diretto interessato, sempre con gli occhi sulla cartina.
- Oh, scusami, scusami tanto. -, mi ditemi i capelli, imbarazzata. - Ehm, scusami ancora, ma colgo questa opportunità. È da un po' che giro intorno, mi potreste dire dove si trova il bar? - domando. Loro sorridono, gentili.
- Tranquilla, non è successo niente - dice colui che ha rubato.
- Il bar si trova proprio sopra di noi, deve prendere quelle scale e se lo trova proprio davanti - mi dirige l'altro.
- Grazie tante, davvero - e mi allontano, mettendo nella tasca enorme della mia felpa il portafoglio della signora. Sorrido, felice di avere un futuro da ladruncola. Mi metto davanti alla vittima, infilandoglielo nella borsa. Ritorno alla fila accanto, diminuita.
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| Darkness in the Light | (Completa)
FantasyCrystal non sa cosa vuol dire essere libera. In passato, l'aveva vissuta, ma era troppo piccola per comprenderla. Tuttavia, ora brama la libertà, come un pirata brama la ricchezza. La desidera. La sogna. Ma vivere dentro a quella che lei chiama "pri...