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Non pensavo di ritrovarla così, come dieci anni fa. E, per giunta, non credevo che fosse ancora della mia famiglia, che qualcuno non l'avesse già comprata. L'ho sistemata e ho cercato di non piangere. Noah e Abigail mi hanno accolta felicemente.

Tre giorni. Tre notti su un vero letto, con vere coperte e con del vero cibo. Mi devo trovare solo un lavoro, e subito se voglio mantenere mia la casa. Il mio secondo obbiettivo è stato concluso con successo. Ma, sento e vedo che c'è un'aria strana. La voce del mio ritorno si è sparsa, almeno nel quartiere. Il ritorno della bambina cresciuta nel manicomio più specializzato del paese è tornata. Non sono ancora sicuri di venirmi a salutare. Al contrario degli anziani, invece, che bussavano alla porta uno dopo l'altro, portandomi dei dolci e dei pensierini. Ma, quando ero piccola, c'erano molti miei coetanei, compreso Noah, di questo ne sono sicura.
Ci sentiamo sempre, io e il ragazzo: ho saputo delle sue mille note per il suo carattere ribelle. Una cosa che abbiamo in comune. Se io sarei andata a scuola, avrei avuto anche io delle annotazioni essendo testarda. Mi viene da sorridere a questo pensiero. Al manicomio c'erano professori severi, scommetterei una mazzetta dei miei soldi che quelli della scuola fossero più gentili e più presenti se c'era qualche problema.
Se qualcuno non capiva un argomento erano cazzi suoi, veramente. Alcuni argomenti me li facevo spiegare da Cami per non avere una sgridata da parte del professore. Ero la più brava della classe, o almeno quella che ci capiva di più. E questo era una delle tante cause delle mille occhiate che mi dovevo portare dietro.
Ieri, mentre camminavo, ho beccato una ragazza guardarmi in modo disgustato. Me lo aspettavo, dopotutto sono una matta, no? Ma quegli otto anni dietro quelle mura mi sono serviti a qualcosa: imparare a sopravvivere da sola, a pensare per se stessi, a non dare tanto peso a quello che gli altri dicono. Devo ancora perfezionare il mio menefreghismo, però. Facile a dirsi che a farsi, vero?
Non so come sia ora il mondo, se sia cambiato o meno, ma ho letto e visto abbastanza da farmi capire che anche qui fuori le cose non cambiano. Non per tutti almeno.

Mi è stato consigliato da Abigail un bar dove ci sono degli ottimi muffin e dei buonissimi cappuccini. Nella mia testa ci sono le sue indicazioni, mentre le mie gambe si muovono verso quella meta. Bè, i clienti non mancano. Un disegno verde che rappresenta una specie di sirena circondata da una scritta mi fa capire di essere arrivata. Starbucks. No, non mi è familiare. Per la quantità di persone al suo interno deduco che dovrei farmi una vita vera. Cammino più velocemente: la vista di quelle ciambelle mi ha fatto venire fame. Prendo un bel cappuccino e un delizioso muffin al cioccolato. Nel bicchiere c'è il loro logo: mi piace. La mia idea era di passare inosservata ma anche qui la fortuna è andata a quel paese. Gli occhi iniziano a posarsi sul mio corpo, sui miei capelli, semplicemente ovunque. Mi hanno sempre infastidito le persone che mi fissano, alcune mi mettono soggezione, altre mi fanno salire il nervoso. Cerco di finire il prima possibile, ma proprio quando provo ad alzarmi, un corpo finisce sul mio tavolino, facendo cadere tutto.

- Cazzo, Noah! - urla una ragazza, ma poi il colore rosso dipinge le sue guance, per poi sussurrare un "scusa".

- Crystal! - urla il ragazzo. Ora tutte le teste si girano verso di me. Grazie Noah, davvero. Lo guardo male e lui lo vede, iniziando a grattarsi la testa, imbarazzato.
Non ho mai visto questa ragazza prima d'ora, non mi ricorda niente, neanche qualche caratteristica di come poteva essere da bambina. Stessa cosa per lei, che mi guarda confusa, sorridendomi subito dopo.

- Cloe, ti presento Crystal. Crystal, ti presento Cloe. - poi inizia a guardarsi intorno, spaesato. Le sorrido porgendosi le mani a vicenda.

- Non ti ho mai vista da queste parti. E credimi, conosco persino gli animali che stanno qui, a volte gli do persino dei nomi. I loro padroni mi guardano sempre in modo strano, anche perché non so...-, lo sguardo di Noah la ferma.

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