37.

23 4 0
                                    

Gocciolavo ancora quando Thomas riuscì a spostarmi, interrompendo il contatto visivo con lo schermo del computer. Le iridi sparano al cervello l'evento che cambiò la mia vita in ogni angolazione: dall'alto, dal basso, da dietro ad una porta, dal punto in cui stava mio padre e così via. Un film velocissimo. Vedevo solo quelle scene e non il viso del ragazzo che cercava di riportarmi alla realtà. Sì, col corpo ero lì, davanti a lui, seduta sul letto, ma con la mente ero da tutt'altra parte.

Ero ancora in quel vicolo, prima felice, poi piangente e infine disperata.

Correvo con le braccia aperte, mi dimenavo tra le braccia dell'aggressore, correvo verso mio padre e osservavo a rallentatore la lama di un pugnale inserirsi nella gola di lui, schizzando gocce di sangue anche sulla mia faccia. Quel particolare l'avevo messo in secondo piano a dirla tutta. Poi, gli occhi si spostavano su mia sorella, sulla sua schiena, in realtà, davanti a me, inginocchiata. La punta del pugnale ha oltrepassato il fianco. Poi, il sangue che macchiava le mie piccole mani che cercavano di tenere l'arma che lei mi aveva in seguito dato e che provavano a tirarla su o a trascinarla via. Ricordo le lacrime che si mischiavano agli schizzi rossi e il cuore martellare ad una velocità assurda. Temevo mi avrebbe uccisa e invece mi ha lasciata, regalandomi qualcosa di totalmente peggiore della morte.

Il dolore.

- Crys. –

Una mano accarezza la mia guancia e il passato sembra sbiadire. Poi, con un soffio, scompare. Gli occhi riprendono vita e si incollano sulla distesa di terra che mi fissa. Il palmo resta in quel punto e lui pare controllare ogni centimetro del mio viso, cercando qualcosa.

- Stai bene? – chiede, ritornando a guardarmi. Ancora un po' stordita, annuisco. Dal suo cipiglio capisco che non è completamente convinto, ma non va oltre. La mano lascia libera la pelle per andare verso la cintura dell'accappatoio. Me lo allaccia meglio, assicurandosi che mantenga. – Che cosa hai visto? -. Prima di rispondergli, mi inumidisco le labbra.

- Un ricordo del mio decimo compleanno. – inizio. – Eravamo andati a cena in un ristorante, quella sera. Eravamo tutti quanti. -, Thomas si sposta e si siede accanto a me, nel letto. – Siamo usciti e per andare al parcheggio dovevamo attraversare un piccolo e brevissimo vicolo. A metà, vidi un uomo seduto, nascosto nell'ombra. Non lo vedevo in viso. -, le mani iniziano a torturarsi da sole, mosse da un meccanismo familiare. – Ricordo di averlo salutato e poi lui... Lui si è alzato e ha lanciato un pugnale alla gola di mia madre. Ha compiuto la stessa azione con mio padre e lo stava facendo anche con me, almeno fin quando mia sorella non mi si è messa davanti, prendendo lei il colpo. L'assassino scomparve e io rimasi sola con tre cadaveri. Erano tutti morti, Thomas. Tutti. Morti. –, l'aria è pesante e la testa inizia a sudare, oltre che girare. – Non dovrebbero essere vivi. –.

Ormai, neanche una lacrima solca una sola guancia. Come se si fossero stancate di essere prodotte sempre per questo motivo, ogni volta.

Thomas si alza di scatto, facendo traballare il materasso. Cammina spedito verso la finestra e lo osservo piegarsi e spostare una scheggia del battiscopa. Uno scatto repentino alle mie spalle mi fa girare. Una mattonella si è aperta, come un cassetto. Quando Thomas gli si trova davanti, prende delicatamente l'oggetto che vi è all'interno. Come se fosse una reliquia. Come se fosse l'oggetto più delicato esistente, in grado di causare distruzione. La familiare forma del pugnale, la sua lama, la lunghezza, le decorazione argentee e sfumate accendono una fiamma in me. Quando mi concentro sul ragazzo, noto quasi immediatamente il cambiamento. Se lo si vede solo la prima volta, non te ne accorgi per quanta la differenza sia più sottile di un capello. Ma l'occhiata che assume è abbastanza. Anche lui ne ha uno, dunque.

- È la seconda volta che sei in accappatoio -, fa girare il manico come un batterista con la sua bacchetta, - quando mi trasformo. –

Il tono più profondo del solito fa vibrare le ossa. Anche se il momento non mi sembra uno dei più opportuni, ha ragione a riguardo. Neanche farci a posta.

| Darkness in the Light | (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora