Gocce di sudore iniziano a formarsi nel corpo, per l'ansia. Non mi sono mai capitate queste cose, come diavolo dovrei agire? Stringo forte il bicchiere, rischiando di bucarlo. Ora sono due, le macchine nere. Spero che non sia una mia paranoia. Continuo a fare l'indifferente e a camminare, senza pensare ad altre alternative. Mi avranno vista? Oh, spero vivamente di no. Mi uccideranno o mi tortureranno o non lo so. Non devo assolutamente pensare così e arrivare sana e salva a casa. Forse sto aumentando troppo il passo, non vorrei catturare ancora di più i loro occhi. Entro in un negozio abbastanza grande, ha due piani, giusto per vedere se davvero mi pedinano.
Parcheggiano. Ma lontani. E solo in una escono delle persone.
Corro subito al piano superiore e vado alla ricerca di qualche nascondiglio. Salgono anche loro.
Presa dal panico, mi abbasso e corro con la gobba, nascondendomi dietro ai diversi abbigliamenti. Da lontano vedo lo stanzino "solo per gli addetti". Aspetto il momento giusto. Si girano tutti nella stessa direzione e subito agisco: mi raddrizzo e corro verso la porta. La apro, buttando letteralmente al suo interno. Mi appiattisco dietro la porta, provando a capire se sono ancora qui davanti. Non ho corso neanche un po', ma continuo ad avere affanni uno dopo l'altro, e non so se siano per la paura o per l'adrenalina. Controllo in giro: scope, stracci e una valigetta degli attrezzi. Perfetto. Mi inginocchio e la apro, mescolando il tutto alla ricerca di un cacciavite. Trovato: abbastanza lungo, appuntito. Ringrazio il mio cervello per non essersi bloccato. Vado alla ricerca di altri due dove nascondo ai lati dei pantaloni, nello stesso posto dove loro hanno le pistole. Mi viene un déjà-vu che mi paralizza: anche loro hanno usate il pugnale pur avendo le pistole. Ma perché? Perché la portano se non la usano?
Sento dei passi. Mi riprendo e sistemo tutto il casino fatto, chiudo la valigetta e ritorno dietro alla porta, con la mia arma stretta in pugno. Regolo i respiri, non devo impazzire.Resisti, Crys, resisti.
Che vogliono da me?
Non ho niente che a loro importi o che possa servire. Ho aspettato otto anni per poter essere finalmente libera, per poter respirare dell'aria vera, aria priva di odori farmaceutici o di odori di persone già viste centinaia di volte. Non mi priveranno dell'unico desiderio che ho, non glielo permetterò.Ma ci riuscirò da sola? Sarò abbastanza forte da finire la mia partita? O il gioco ha bisogno di un altro giocatore?
Non sento più niente. Se ne saranno andati? Lo spero.
Guardo nella serratura della porta e davanti ad essa scopro felicemente che non c'è l'oscurità. Non c'è nessuno quindi. Non sono sicura di uscire, potrebbero comunque essere nascosti intorno, in modo che io non potessi vederli. Ma se rimango qui, credo che impazzirò. Sbuffo, ritornando dietro alla porta. Appoggiata alla parete inizio a scendere giù, fino a sedermi, torturandomi i capelli, frustrata e in difficoltà. Lascio i capelli, iniziando a torturare altro: le labbra, la pelle, tutto. Se esco potrei essere scoperta e loro mi potrebbero seguire fino a casa o agirebbero all'istante, ma potrei anche essere fortunata e non trovarli e non vedere neanche le macchine. Le nocche sono ormai bianche per la forza con cui stringo quel pezzo di ferro che potrebbe aiutarmi, oltre che aggiustare oggetti. Mi rialzo, fissando l'uscita. Apro la porta, ma lascio uscire solo una particella di luce. Veloci, i miei occhi percorrono i lati, dietro, sotto, in mezzo ai possibili nascondigli, ma la finestra è lontana per poter capire se la loro macchine c'è o non c'è. Aumento lo spiraglio. Non vedo nessuno e non percepisco niente di strano. L'idea di vederli spuntare da un momento all'altro mi terrorizza e mi urla di tornare dentro. Ma non posso stare tutto il giorno lì. Sicura, la spalanco, accogliendomi solo lo schiamazzo delle voci dei clienti e delle commesse, seguito dalle forti luci appese al soffitto. Nessun uomo strano o misterioso o vestito di nero. Mi fiondo verso i manichini, correndo nascosta verso la grande finestra che si affaccia al palazzo di fronte. Guardo in basso e cerco di individuare il punto dove ho visto i mezzi scuri.
Le macchine sono ancora lì, immobili.
Spalanco gli occhi e corro il più lontano possibile, cercando un altro nascondiglio. Faccio per girarmi, piena di adrenalina.
Uno sparo.
Tante urla.
Sono loro?
Vengono dal piano di sotto e alcune persone salgono su. Ma dico, ce l'hanno un cavolo di cervello? Sono finite in trappola da sole. Mi guardo intorno, ma di un'uscita di emergenza non vi è anima viva, ancora. Un secondo sparo, ma lo sento più vicino. È salito. Cazzo. È...è solo una persona...
Ma chi è?
I suoi pantaloni sono macchiati, sporchi, sembra marrone, ma non sono sicura che lo sia davvero. Si guarda intorno, come se cercasse qualcosa. Qualcuno. Non è un ladro, non è venuto qui per i soldi, non ha neanche un borsone. Non porgo molta attenzione a lui, voglio uscire da qui. Mi giro e continuo la mia ricerca. Un passo, due, tre, quattro ma niente. Questo negozio fa schifo. Rimane un'unica via di fuga: le scale che dirigono al piano terra. L'unico problema è che quella persone si trova proprio davanti a esse.
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| Darkness in the Light | (Completa)
FantasyCrystal non sa cosa vuol dire essere libera. In passato, l'aveva vissuta, ma era troppo piccola per comprenderla. Tuttavia, ora brama la libertà, come un pirata brama la ricchezza. La desidera. La sogna. Ma vivere dentro a quella che lei chiama "pri...