Capitolo 27

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BELLE

Unsteady - X Ambassadors

Niente è peccato se lo si fa con amore.
HAROLD ROBBINS

Mi stupisco quando Dylan coglie le mie suppliche mute al balzo e si siede al mio posto. Si sistema meglio sul posto, battendo una mano sulle sue gambe per farmi capire che vuole che mi sieda sopra di lui.

Ed eccola che ritorna impetuosa la mia timidezza che mi tradisce attraverso le guance rosse.

Guardo per un secondo Grace e Jonathan che si scambiano un'occhiata complice. Oltre a Elizabeth, sembrano solo loro due contrari alla nostra possibile "relazione", poiché tutto il resto del gruppo mi sorride incitandomi a sedermi su Dylan.

Non so quale sia il problema delle persone che dovrebbero essere le prime a sostenermi, però sono stanca di passare la vita a preoccuparmi dell'opinione degli altri.

Mi sono sempre svegliata alla mattina pronta a sorridere per rendere contenti gli altri anche se stavo morendo dentro.

Tuttavia adesso ho la possibilità di ascoltare il mio cuore, che ho sempre voluto proteggere spaventata, ho la possibilità di rendermi felice e non sprecherò quest'opportunità così preziosa.

Per me Dylan è la mia ultima opportunità preziosa.

Mi siedo sulle sue gambe, accertandomi di non stargli facendo male e quando ne sono sicura mi rilasso, spostando i miei capelli ondulati dalla parte opposta del viso di Dylan. Lui allaccia una mano attorno alla mia vita e io passo il braccio dietro al suo collo, accarezzandogli i capelli conscia di quanto gli piaccia quando lo faccio.

"Anche se sono consapevole che non confesserai mai che sei gelosa, mi piace questo tuo lato"

Mi posa le labbra sul collo nudo, facendomi venire dei brividi lungo la schiena. Socchiudo gli occhi e sospiro sovrastata dal piacere che mi provoca la sua bocca a contatto con la mia pelle accaldata.

"An...anche tu hai qualche problema a confessarmi che sei un po' geloso" cerco di mantenere un tono di voce piatto, per non fargli capire che sta toccando un punto sensibile del corpo.

Eppure sembra che se ne sia accorto poiché non sposta la bocca neanche di un centimetro.

"No io non ho alcun problema ad ammettere che mi verrebbe da picchiare chiunque ti guardi. Per esempio c'è Austen che non smette di osservarti da quando siamo arrivati" controbatte sul mio collo, facendomi rimanere stupita delle sue parole.

Passa la lingua sul punto che ha deciso di torturare e, quando inizia a succhiare, presa alla sprovvista, mi aggrappo alle sue braccia forti e scoperte, siccome indossa solo una canotta verde che a momenti non gli copre neanche i pettorali.

"Dylan non siamo soli, ti prego fermati" sussurro scossa da degli ansimi pesanti.

Il suo profumo mascolino e il suo tocco mi annebbiano la vista, la contrazione piacevole alla pancia ritorna e il cuore inizia a battermi con frequenza.

Cristo mi sta solo toccando il collo, dovrei darmi un contegno.

"Stanno tutti parlando tra di loro e se hanno qualcosa da dire che se ne vadano a fanculo" ribadisce staccandosi per un secondo, ma non vuole sentire obbiezioni, riprende a succhiare e a mordermi, e forse è la punizione che mi merito per averlo provocato al parcheggio.

Mi lascerà un segno talmente grande che non si leverà per settimane.

"Oh, che sbadata!" esclama Elizabeth interrompendo tutti.

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