Capitolo 6

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DYLAN

Acquainted- The Weeknd

È difficile tener nella mente l'immagine del male. Si fa di tutto per cancellarla.
RAYMOND QUENEAU

A volte penso che se le cose accadono c'è sempre un motivo.

Forse è la sorte? Non lo so.

Ogni tanto ci penso; per quale motivo dobbiamo sempre trovare una via d'uscita, al posto di accettare i nostri errori?

Alcuni dicono che decide il destino e se il fato vuole così allora l'errore è giustificato. Altri danno la colpa dei propri errori al diavolo. Da piccolo mi dicevano sempre che se commettiamo dei peccati è perché lui ci parla all'orecchio.

Quante stronzate.

Non ci credo, sono io il responsabile delle mie scelte come lo siamo tutti. Preferisco credere che il destino sia vero, ma solo per metterci nel sentiero di una persona.
Io il mio sentiero l'ho perso molto tempo fa.

Eccolo uno scherzo del destino.

Oggi sarà una giornata impegnativa per me. Gli allenamenti di basket sono sempre più frequenti e le qualificazioni, per essere il capitano della squadra, sono sempre più vicine.

Ho lavorato duramente per costruirmi l'immagine da buon atleta, mi sono allenato con costanza per avere anche un corpo adatto allo sport. Il basket è una delle poche cose che mi permette di essere me stesso al cento per cento. Fare parte della squadra del college per me è già un onore. Ma non è abbastanza, voglio mostrare che posso fare più di questo.

Chiudo l'armadietto dello spogliatoio, prendo la mia roba e me ne vado dalla palestra dopo aver salutato tutti, declinando la proposta di passare al bar per mangiare qualcosa.

Di solito ci andiamo dopo ogni allenamento, ma oggi sono davvero indaffarato e ho promesso che mi sarei impegnato con il mio nuovo lavoro. Non posso rovinare tutto, hanno riposto fiducia in me.

Percorro il corridoio del campus ed esco all'aria aperta. Molti studenti sono seduti sulle panchine, mentre altri sono distesi sull'erba con un asciugamano sotto di loro.

Il campus è davvero grande e chiunque potrebbe perdersi.
Ricordo che al primo anno qui mi persi un paio di volte, dopo un po' di tempo mi ambientai, ma il trucco sta nel prendere come punto di riferimento la fontana davanti all'edificio, dove ci sono gli uffici del rettore e delle segretarie.

Da lontano scorgo una chioma color caramello e un visetto delicato che si guarda attorno.

Belle Howard.

Porta una mano sulla fronte e se la strofina innervosita, mentre l'altra, precisamente quella con il dito fasciato, è appoggiata sul fianco magro.

Oggi indossa un vestito bianco con dei fiorellini neri, le arriva fino al ginocchio e risalta maggiormente le sue gambe magre e femminili.

Avanzo verso di lei che sembra assorta nei suoi pensieri, mentre parla da sola. Neanche quando sono a pochi centimetri dal suo corpo esile, si accorge della mia presenza.

Anche ieri in corridoio era con la testa tra le nuvole, non mi aveva visto e al posto di preoccuparsi della sua ferita aveva paura di sporcarmi.

Mi ha fatto tenerezza. 
Cazzo, gli allenamenti mi stanno dando alla testa.

"Ehi moribonda" le dico, per attirare la sua attenzione.

Lei sussulta per lo spavento e per poco non cade.

Noi Sott'acqua 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora