Capitolo 39

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BELLE

1 step forward, 3 steps back - Olivia Rodrigo

La prima volta che udii pronunciare il primo ti amo mi sentii in capo al mondo. Avrei voluto cantare per giorni e urlare per notti intere. Ci sentivamo così cuore a cuore, pelle a pelle, occhi a occhi. Messi a nudo da un sentimento che reputavamo distruttore, eppure ci ha aiutato a maturare giorno dopo giorno. Bensì a me ha aiutato ad amare, non solo Lui, ma anche me stessa. Nonostante le menzogne, ho amato tanto e non mi pentirò mai di averlo fatto.
AURORA BELLINASO

Il dolore deve essere presente nella nostra vita, se vogliamo assaporare la vera essenza della felicità.

La felicità non avrebbe senso senza la rabbia, la tristezza e il vuoto. Come sarebbe dipendere solo da un'emozione se poi non assaporiamo tutte le altre? Come facciamo a dire di essere felici se non abbiamo mai provato la voglia di piangere e urlare di notte? Beh, è strettamente impossibile affermare qualcosa, se prima non si sperimentano le varie opzioni.

Io ho sperimentato gran parte delle emozioni e sono sicura al cento per cento di essere felice, ora, mentre sono appoggiata sulle gambe di Dylan.

Dopo quello che si è lasciato sfuggire, mi ha detto che non avrebbe fatto nulla con me oggi. Per fare il prossimo passo ha affermato che vuole che io sia in forma e senza fratture ai polsi. Inoltre mi ha promesso che la mia prima volta sarà memorabile. Mi sono morsa la lingua per trattenere una frase del tipo: "se ci sei tu tutto è memorabile".

Alla fine ci siamo rivestiti, malgrado il desiderio fosse ancora palpabile nell'aria, e ci siamo messi nella posizione in cui ci troviamo ora.

"Allora, dimmi" esordisco, giocando con l'orlo della sua maglietta, incuriosita. "Con chi è stata la tua prima volta?"

"Passo" risponde serio.

Ahia! Tasto dolente.

"Perché? Non ti avranno mica..." non finisco la frase, a causa di un nodo che mi si è fermato in gola.

"No. Solo che è una storia lunga e dolorosa. Non voglio rovinare il momento" mi fissa con il suo verde cristallo, facendomi impazzire.

"L'amavi?" mi maledico mentalmente, per non saper tenere a freno la curiosità.

"Pensavo di sì. Però ora capisco che non era amore, ma affetto" confessa, accarezzandomi i lunghi capelli ondulati.

Capisco perfettamente a cosa si riferisce. All'età di dieci anni, e forse anche qualche anno prima, pensavo di essere innamorata di Jonathan, ma crescendo ho capito che i miei sentimenti non erano affatto reali. Era una semplice cotta passeggera.

"Ora è il mio turno" mi avvisa Dylan, mentre passa un dito sul succhiotto che mi ha lasciato alla festa. Sono sicura che il fondotinta se ne sia andato. "A che età hai dato il primo bacio?"

"A sette anni" rispondo semplicemente, arrossendo leggermente al ricordo di quel momento così innocente.

"Questa storia la voglio sentire" dice lui, prendendomi in giro.

"Credimi se ti dico che non lo vuoi sapere" ribatto determinata, sperando non insista.

"Oh, avanti! Cosa potrà mai essere?" domanda ironico, punzecchiandomi un fianco.

Lo fulmino con lo sguardo arresa. Quando si tratta di conoscermi, la curiosità di Dylan non lo abbandona mai.

"Okay! Lo hai voluto tu" lo avverto. Lui fa spallucce e a me non resta che parlare. "Ero proprio dietro a questo divano, stavo giocando con James e Jonathan a nascondino. Io e Jonathan decidemmo di nasconderci qui dietro e lui mi chiese se poteva baciarmi. Io gli feci un cenno d'assenso ed ecco come diedi il mio primo bacio"

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