Capitolo 37

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BELLE

Cake By The Ocean - DNCE

Al mondo ci sono tre tipi di persone: gli uomini coglioni, le donne puttane e chi sa scrivere...il problema è che io non sono un coglione, non sono una puttana e non so scrivere, però so amare e quella non è una categoria ma un dono.
CHARLES BUKOWSKI

Guardo la punta delle mie scarpe, mentre cammino al fianco di Dylan, che se ne sta in silenzio dentro la sua bolla d'orgoglio. Sembra che entrambi non sappiamo come rompere il ghiaccio, eppure allo stesso tempo vorremmo urlarci contro.

Neanche con mio papà mi sono mai sentita così in imbarazzo. Sì, insomma sono due situazioni completamente diverse, ma comunque possono essere messe a paragone. Con mio padre mi sta bene stare in silenzio, anche se questo comporta ad imbarazzo puro; ma con Dylan il silenzio non mi piace e l'imbarazzo è mixato alla tensione, la quale mi fa impazzire.

Oh sì, mi fa impazzire come il suo maledetto profumo al vetiver, che in questo momento mi sta prendendo a schiaffi.

"Ti accompagno a casa" esordisce, finalmente, Dylan, lasciandomi di stucco.

"Come scusa?" mi giro verso di lui, guardandolo preoccupata.

Lui invece, tiene gli occhi inchiodati davanti a sé, con un'espressione indecifrabile stampata in volto. La mascella è leggermente contratta, le sopracciglia sono aggrottate e il suo labbro inferiore è torturato dai denti.

"Pensavo dovessimo passare il pomeriggio insieme!" sbotto offesa, fermandomi sui miei passi.

Effettivamente sono quasi arrivata a casa, mi manca solo svoltare verso il vicolo a destra.

"Cazzo, fai sul serio? Prima non mi sembravi molto propensa a passare del tempo con me" ribatte, calciando un sassolino.

Okay si sta arrabbiando.

Dylan arrabbiato significa due cose: pericolo in vista, ma allo stesso tempo vista da Dio greco sexy.

Va bene la smetto.

"Sì perché, pensavo..." dico senza saper in realtà come terminare.

Cosa dovrei dirgli? Che pensavo che non volesse più parlarmi perché gli ho praticamente detto che lo amo?
Beh allora è meglio che sto zitta, perché parlare fa schifo.

Quando ti sembra di aver raggiungo l'apice massimo della felicità, ci sarà sempre qualcosa che ti farà ricadere nel tuo abisso di delusione.

"Senti, Isabelle, se vuoi che ci sia qualcosa tra noi, devi ascoltare la mia versione e non passare a conclusioni affrettate. Ti fai condizionare troppo dall'opinione altrui e per questo non so che cosa pensi davvero di me" mi rimprovera, guardandomi dopo un'eternità.

Beh, almeno questo è un buon segno.

"Io non mi faccio condizionare dall'opinione altrui" ribatto indispettita, incrociando le braccia al petto. Lui, invece, aggrotta un sopracciglio e mi guarda, penetrante, con quegli occhi da capogiro. "Okay, va bene lo ammetto. Alle volte mi faccio condizionare dagli altri, ma non lo faccio di proposito" confesso sbuffando e questa volta sono io a distogliere lo sguardo.

"E mi stai dicendo che nessuno non ti ha mai detto qualcosa su di me? Che non ti hanno mai detto che dovresti starmi alla larga perché ti nascondo troppe cose?"

Si posiziona davanti a me e mi prende il mento tra le mani, in modo tale da poterlo guardare negli occhi. Gli fisso le iridi verdi e mi sento troppo in soggezione per mantenere il contatto visivo.

Noi Sott'acqua 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora